Harvard, prorogata l'ordinanza che blocca il provvedimento contro l’iscrizione degli studenti stranieri
La decisione, giunta simbolicamente nel giorno delle lauree, rappresenta una nuova sconfitta legale per la Casa Bianca

Giovedì 29 maggio 2025 la giudice federale di Boston Allison Burroughs ha prorogato l’ordinanza che sospende il provvedimento con cui l’amministrazione del presidente Donald Trump intendeva impedire all’università di Harvard di far iscrivere studenti stranieri.
La decisione, giunta simbolicamente nel giorno delle lauree, rappresenta una nuova sconfitta legale per la Casa Bianca, che da mesi porta avanti una campagna contro l’indipendenza del sistema accademico statunitense, accusando gli atenei di tollerare antisemitismo e disordini in seguito alle proteste per la guerra in corso nella Striscia di Gaza.
30 giorni di tempo per Harvard
L’azione del governo federale aveva avuto il suo culmine con un’ordinanza del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, emessa il giovedì precedente, che revocava la certificazione del programma per studenti e ricercatori stranieri di Harvard. L’università, che ha sede a Cambridge, vicino Boston, aveva reagito immediatamente, presentando ricorso e ottenendo un primo blocco temporaneo. La proroga concessa ora dà ad Harvard 30 giorni di tempo per presentare prove e argomentazioni contro la decisione federale.

Gli studenti internazionali a Harvard rappresentano circa il 27% del corpo studentesco, pari a circa 6.800 iscritti. La loro presenza è fondamentale non solo per la vita accademica dell’ateneo, ma anche per l’economia del Paese: secondo la National Foundation for American Policy, gli studenti stranieri contribuiscono con oltre 44 miliardi di dollari all’economia statunitense e sostengono circa 380.000 posti di lavoro.
La tensione è aumentata ulteriormente quando, poche ore prima dell’inizio della cerimonia di laurea, il segretario di Stato Marco Rubio ha annunciato un nuovo “giro di vite” sugli studenti cinesi, con l’intenzione di colpire in particolare coloro affiliati al Partito Comunista o impegnati in settori ritenuti "critici", come la fisica. La Cina, secondo Paese per numero di iscritti alle università americane, ha immediatamente condannato la misura come "irragionevole" e ha presentato una formale protesta diplomatica.
Piccoli gesti di protesta nel campus
Nel campus di Harvard, la notizia della proroga dell’ordinanza è stata accolta con sollievo e commozione. Molti laureandi hanno indossato un garofano bianco sulla toga, simbolo — come ha spiegato il lituano Matas Koudarauskas, tra i promotori dell’iniziativa — “della nostra innocenza in una situazione in cui siamo trattati come ostaggi”.

Durante la cerimonia, piccoli gesti di protesta hanno accompagnato i festeggiamenti: uno striscione pro-Palestina è stato srotolato dai piani alti della Widener Library - prontamente rimosso dalla polizia del campus - mentre fuori dai cancelli si è svolto un volantinaggio a favore di Gaza organizzato da un gruppo di ex studenti.
Il presidente ad interim dell’università, Alan Garber, è stato accolto da una standing ovation. Paragonato dall’ex campione NBA Kareem Abdul-Jabbar e a Rosa Parks per la sua difesa dei diritti degli studenti, Garber ha salutato la classe del 2025 con parole inclusive: “Venite da tutto il mondo, proprio come deve essere”.
Harvard President Alan Garber was met with a standing ovation at its commencement ceremony as he celebrated the presence of students from "around the world." pic.twitter.com/sjCnyHFKhF
— TIME (@TIME) May 29, 2025
Il discorso di chiusura è stato affidato ad Abraham Verghese, medico, scrittore e immigrato egli stesso.
“Meritereste di ascoltare una star, un premio Nobel o forse, chissà, persino il Papa in persona, ma quando immigrati legali e altri che si trovano in questo Paese in modo regolare — inclusi molti studenti internazionali — temono di essere ingiustamente detenuti o persino deportati, forse è giusto che a parlarvi sia un immigrato come me”, ha detto, tra gli applausi.
Con questa proroga, la giudice Burroughs ha ribadito la volontà di mantenere lo status quo, dando un segnale di tutela non solo a Harvard, ma all’intero sistema accademico americano.