Tregua a Gaza

Hamas: “Lunedì liberazione degli ostaggi”. Israele: “Dopo distruggeremo i tunnel”

Domani il vertice a Sharm, ma la tregua cammina sempre su un filo sottile. L'Iran: "Non ci fidiamo di Israele"

Hamas: “Lunedì liberazione degli ostaggi”. Israele: “Dopo distruggeremo i tunnel”

È ufficialmente entrata in vigore la tregua nella Striscia di Gaza, 737 giorni dopo l’inizio del conflitto tra Israele e Hamas. Secondo fonti ufficiali di Hamas, il rilascio dei 48 ostaggi israeliani inizierà lunedì mattina, 13 ottobre 2025, segnando il primo passo concreto verso la possibile fine delle ostilità in Medio Oriente.

Gaza, domani la liberazione degli ostaggi. Israele: “Distruggeremo i tunnel di Hamas”

Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha confermato che, una volta completato il ritorno degli ostaggi, Israele procederà con la distruzione dei tunnel sotterranei di Hamas, considerati infrastrutture strategiche per l’organizzazione militante.

“La grande sfida per Israele dopo la restituzione degli ostaggi sarà la distruzione di tutti i tunnel del terrore a Gaza, direttamente da parte delle Forze di Difesa israeliane (IDF) e attraverso un meccanismo internazionale sotto la guida degli Stati Uniti”, ha dichiarato Katz in un messaggio su X (ex Twitter).

Secondo il ministro, questa operazione rientra nell’attuazione del principio di smilitarizzazione della Striscia di Gaza e nella neutralizzazione di Hamas dal suo armamento. Le IDF sono già state incaricate di prepararsi alla missione.

Hamas: “Inaccettabile l’idea di lasciare Gaza”

In risposta alle proposte contenute nel piano di pace di Donald Trump, che prevede l’uscita dei leader di Hamas dalla Striscia di Gaza, l’organizzazione ha definito la proposta “assurda e priva di senso”.

Hossam Badran, membro dell’ufficio politico di Hamas, ha dichiarato che “nessun palestinese accetterà di abbandonare la propria terra” e ha avvertito che il movimento risponderà “a qualsiasi aggressione israeliana” qualora la guerra dovesse riprendere.

Hamas ha inoltre ribadito la propria contrarietà al disarmo totale e ha espresso l’intenzione di integrare i propri miliziani all’interno di una futura struttura militare palestinese unificata. Insieme ad altri gruppi armati, l’organizzazione ha anche respinto qualsiasi forma di tutela straniera sulla Gaza del dopoguerra.

Ritorno degli sfollati e arrivo degli aiuti umanitari

Dall’inizio della tregua, circa 500.000 sfollati palestinesi hanno iniziato a fare ritorno a Gaza City, segno di un lento ma significativo processo di stabilizzazione.

L’agenzia israeliana COGAT, che coordina il trasferimento degli aiuti umanitari, ha confermato che diversi camion carichi di beni di prima necessità e forniture mediche sono entrati nella Striscia.

L’Iran resta diffidente: “Israele non rispetterà la tregua”

Nonostante la tregua, il clima di fiducia resta fragile. Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha dichiarato che Teheran “non si fida del fatto che Israele rispetti i termini del cessate il fuoco”, accusando il governo israeliano di aver violato in passato precedenti accordi di tregua, anche in Libano.

“Mettiamo in guardia contro i trucchi e i tradimenti del regime sionista”, ha aggiunto Araghchi.

Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno invitato l’Iran ai negoziati di pace internazionali che si terranno a Sharm El-Sheikh, nel tentativo di avviare un dialogo regionale più ampio e duraturo.

Tregua fragile ma passo storico verso la pace in Medio Oriente

La tregua a Gaza rappresenta una svolta storica nel lungo conflitto israelo-palestinese, ma le tensioni politiche e militari restano elevate. Mentre Israele prepara la fase di smilitarizzazione di Hamas e gli sfollati fanno ritorno alle proprie case, il successo del cessate il fuoco dipenderà dalla cooperazione internazionale e dalla volontà delle parti di rispettare gli accordi.