repressione interna

Hamas ha torturato e ucciso un 22enne palestinese "reo" d'aver partecipato alle proteste

L'omicidio di Al Rabay ha scatenato un'ondata di indignazione tra i palestinesi, già esasperati dalla repressione degli estremisti che controllano il territorio

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Torturato e ucciso 22enne palestinese per aver protestato contro Hamas
Oday Nasser Al Rabay

Palestinesi contro Hamas, israeliani in piazza contro Benjamin Netanyahu. La drammatica morte dell'attivista 22enne Oday Nasser Al Rabay, torturato e ucciso dai miliziani, contro i quali aveva mostrato il proprio dissenso, impone, nella narrazione classica Israele contro Palestina, di guardare ai chiaroscuri. Le voci dei cittadini di questi due popoli che osteggiano non più il nemico, bensì i loro leader, che li trascinano in un massacro nel quale, è sempre più evidente dai numeri di chi protesta, non si riconoscono.

Torturato e ucciso 22enne palestinese per aver protestato contro Hamas
Oday Nasser Al Rabay

L'attentato del 7 ottobre 2023 ha causato 1400 vittime, la reazione israeliana ha superato ormai le 50mila.

La Corte Penale Internazionale ha ratificato lo scorso novembre i mandati di arresto contro il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e contro il suo ex Ministro della Difesa per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, ma anche contro Mohammed Deif, capo militare di Hamas.

Giovane palestinese ucciso da Hamas

Un giovane palestinese di 22 anni, Oday Nasser Al Rabay, è stato rapito, torturato e ucciso dai miliziani di Hamas. Il suo corpo è stato abbandonato davanti alla casa della sua famiglia nel fine settimana, lasciando sgomento e rabbia tra la popolazione locale.

La sua "colpa"? Aver partecipato alle recenti proteste contro il gruppo armato che governa la Striscia di Gaza.

L'omicidio di Al Rabay ha scatenato un'ondata di indignazione tra i palestinesi, già esasperati dalla repressione di Hamas. Durante il corteo funebre, a cui hanno partecipato decine di persone, si sono levati forti slogan contro il gruppo, con manifestanti che gridavano "Hamas fuori!". Questo episodio segna un'escalation preoccupante, in quanto è la prima volta che una persona viene uccisa come diretta conseguenza delle proteste.

Le manifestazioni contro Hamas si erano protratte per tre giorni consecutivi la scorsa settimana, esprimendo il malcontento di una popolazione sempre più oppressa dalla violenza e dalle minacce del gruppo armato. Tuttavia, nel fine settimana le proteste si sono interrotte, forse proprio per il timore di ritorsioni come quella subita da Al Rabay.

La repressione interna

L'omicidio del giovane accende i riflettori sulla repressione interna di Hamas, gruppo che non tollera alcun dissenso e che non esita a eliminare chiunque venga considerato una minaccia al suo dominio. Fonti locali riferiscono che molti palestinesi sono stati minacciati per aver partecipato alle proteste, ma l'esecuzione di Al Rabay segna un punto di non ritorno nella brutale gestione del potere da parte dell'organizzazione. La morte di Al Rabay diventa il simbolo di una resistenza soffocata nel sangue, un monito per chiunque osi alzare la voce contro un regime che non ammette opposizione.

Le proteste contro Hamas

Migliaia di palestinesi, nei giorni scorsi, hanno preso parte alle proteste nella Striscia di Gaza, nella parte settentrionale. Stremati contro la guerra, chiedevano la fine di 17 mesi di combattimenti mortali con Israele che hanno reso la vita insopportabile. Ma i manifestanti hanno anche puntato il dito contro Hamas che governa ancora il territorio.

Video e foto condivisi sui social media mostravano centinaia di persone che cantavano “Fuori Hamas” e “Terroristi di Hamas” a Beit Lahiya, dove la folla si era radunata una settimana dopo che l'esercito israeliano aveva ripreso i suoi intensi bombardamenti su Gaza dopo quasi due mesi di tregua.

“I nostri figli sono stati uccisi. Le nostre case sono state distrutte”, racconta ad AP Abed Radwan che spiega di aver partecipato alla protesta a Beit Lahiya “contro la guerra, contro Hamas e le fazioni (politiche palestinesi), contro Israele e contro il silenzio del mondo”.

E ancora:

“La gente è arrabbiata con il mondo intero”, compresi gli Stati Uniti, Israele e Hamas, ha detto un giovane palestinese di 19 anni che ha chiesto di rimanere anonimo per paura di ritorsioni. “Vogliamo che Hamas risolva questa situazione, restituisca gli ostaggi e metta fine a tutta questa faccenda".

I gruppi per i diritti umani affermano che sia l'Autorità Palestinese che Hamas reprimono violentemente il dissenso, sopprimendo le proteste nelle aree da loro controllate e imprigionando e torturando i critici.

Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, che aveva provocato la morte di 1.218 persone, gli attacchi incessanti di Israele sulla Striscia hanno portato alla morte di oltre 50mila gazawi, secondo i dati diffusi dal ministero della Salute di Gaza.

Proteste di massa contro Netanyahu

Dissentono i cittadini palestinesi nella Striscia, ma dissentono anche i cittadini israeliani. L'ultima, soltanto in ordine di tempo, ha visto diecimila manifestanti in protesta, nella serata del 26 marzo 2025 a Gerusalemme, contro il provvedimento legislativo altamente controverso che aumenterebbe notevolmente il controllo politico sul processo di nomina dei giudici.

Torturato e ucciso 22enne palestinese per aver protestato contro Hamas
Israele, proteste di massa

I manifestanti si sono radunati elencando richieste che includono la restituzione degli ostaggi rimasti a Gaza, un'inchiesta sugli eventi degli attacchi del 7 ottobre e “elezioni immediate”. “Sappiamo tutti che per la maggioranza degli israeliani questo governo non è più legittimo”, ha detto una manifestante, Naomi Ploch Fortis, che ha detto di partecipare regolarmente alla manifestazione nonostante viva lontano. Fra i manifestanti anche l'ex ministro Gantz.

Nel frattempo, il contesto geopolitico rimane teso. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si appresta a incontrare Viktor Orban per discutere il possibile sostegno ungherese al piano per Gaza elaborato da Donald Trump, che prevede il trasferimento della popolazione all'estero e la ricostruzione della Striscia con il supporto statunitense. Dall'altra parte, il presidente francese Emmanuel Macron ha esortato Israele a porre fine agli attacchi su Gaza e a rispettare il cessate il fuoco in Libano.

Tensione alle stelle

Nel frattempo, le tensioni continuano a mietere vittime. Un attacco aereo israeliano ha colpito una casa e una tenda di sfollati a Khan Yunis, uccidendo almeno otto persone, tra cui cinque bambini, proprio nel giorno di Eid al-Fitr. Anche la Mezzaluna Rossa ha denunciato l'uccisione di 14 soccorritori dopo un attacco israeliano contro le ambulanze.

In questo scenario di violenza e sofferenza, la morte di Oday Nasser Al Rabay rimane un segnale allarmante del clima di paura che si vive a Gaza, dove non solo il conflitto con Israele, ma anche la repressione interna di Hamas, sta schiacciando ogni speranza di libertà e giustizia per il popolo palestinese.

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