FRATTURA INTERNA

Hamas divisa sul piano Trump: i vertici a Doha trattano, l’ala militare a Gaza respinge l’accordo

Il fronte internazionale intanto si è ormai compattato attorno al piano Trump e pressa il movimento palestinese perché accetti

Hamas divisa sul piano Trump: i vertici a Doha trattano, l’ala militare a Gaza respinge l’accordo

A poche ore dalla scadenza dell’ultimatum fissato dal presidente statunitense Donald Trump, Hamas appare spaccata in due sul piano di pace da 20 punti per la fine della guerra a Gaza, sostenuto dal premier israeliano Benjamin Netanyahu e accolto con favore da gran parte della comunità internazionale.

La frattura interna al movimento non è mai stata così evidente. Da un lato i vertici politici all’estero, interessati alla sopravvivenza personale e pronti a trattare. Dall’altro i combattenti assediati a Gaza, decisi a rifiutare un’intesa che giudicano “troppo favorevole a Israele”.

I vertici favorevoli (con modifiche)

L’ala politica di Hamas, rifugiata a Doha, si mostra propensa ad accettare l’accordo pur chiedendo chiarimenti e alcune modifiche. I dirigenti in Qatar valutano con interesse soprattutto le garanzie di amnistia e sicurezza personale previste in caso di esilio, oltre al graduale ritiro delle forze israeliane dalla Striscia.

Sarebbero disposti a dire sì, pur sollevando questioni sul disarmo, sulle tempistiche di rilascio degli ostaggi e sulle modalità del ritiro dell’Idf. Secondo fonti diplomatiche, il Qatar, insieme a Egitto e Turchia, ha già trasmesso a Washington le osservazioni preliminari di Hamas.

I militari dicono “no”

Ben diversa la posizione dell’ala militare rimasta nella Striscia, guidata dal comandante Izz al-Din al-Haddad. Secondo la Bbc, il capo militare ritiene che il piano sia stato concepito per “annientare Hamas, indipendentemente dal fatto che lo accetti o meno” e sarebbe determinato a continuare a combattere.

Izz al-Din al-Haddad

I miliziani sul campo, che controllano gli ostaggi e si considerano in posizione di forza, non intendono concedere nulla: il rilascio dei prigionieri, sostengono, dovrebbe essere legato in modo vincolante al ritiro israeliano. Hamas, inoltre, fa sapere di non essere in grado di consegnare i rapiti nelle 72 ore previste dal documento a causa della difficoltà di rintracciare i carcerieri sotto i bombardamenti.

Pressioni internazionali

Il fronte internazionale intanto si è ormai compattato attorno al piano Trump. Paesi arabi e musulmani, inclusi Qatar, Egitto e Turchia, hanno intensificato le pressioni sul movimento palestinese affinché accetti la proposta. Erdogan ha inviato a Doha il capo dei servizi segreti per sostenere i negoziati, mentre Il Cairo ha annunciato una collaborazione stretta con Ankara e l’emirato.  Anche l’Europa – e l’Italia – si è schierata perché Hamas accolga il piano.

Donald Trump e Ursula Von der Leyen

Dalla Casa Bianca, la portavoce Karoline Leavitt ha ribadito che “il presidente traccerà una linea rossa per la risposta dell’organizzazione terroristica”. Secondo fonti libanesi, questa scadenza sarebbe fissata per domenica 5 ottobre, un giorno in più rispetto ai “tre-quattro giorni” annunciati dallo stesso Trump. La sostanza, però, è chiara: non ci sono margini di modifica, solo la possibilità di chiarimenti.