Hamas accetta la proposta USA per negoziare la tregua a Gaza
Benjamin Netanyahu e il presidente Trump potrebbero annunciare insieme l’accordo durante l’incontro previsto lunedì alla Casa Bianca

Dopo settimane di attesa e intensi scambi diplomatici, Hamas ha annunciato ufficialmente di aver risposto positivamente alla proposta di cessate il fuoco avanzata dagli Stati Uniti. La notizia è stata confermata attraverso una dichiarazione pubblicata su X, in cui il movimento islamista si è detto pronto ad avviare immediatamente i negoziati per l’attuazione del piano di tregua nella Striscia di Gaza.
I punti salienti dell’intesa
La proposta, già accettata da Israele secondo quanto affermato dal presidente statunitense Donald Trump nei giorni scorsi, prevede una tregua di 60 giorni durante la quale si dovrebbero svolgere negoziati per mettere fine definitivamente alla guerra. Il piano — definito “migliorato” e promosso dall’inviato USA Steve Witkoff — è stato sottoposto al vaglio di Hamas e delle altre fazioni palestinesi, che dopo lunghe consultazioni hanno dato un via libera condizionato.
Secondo quanto riportato da fonti vicine all’organizzazione a Ynet, Hamas ha chiesto alcune modifiche formali al testo: la riorganizzazione del meccanismo per l’arrivo degli aiuti umanitari, il ritiro graduale delle truppe israeliane secondo le linee già stabilite in accordi precedenti, e la garanzia da parte dei mediatori (USA, Qatar, Egitto) che non vi sarà una ripresa dei combattimenti al termine dei 60 giorni di cessate il fuoco.

Secondo la bozza pubblicata dalla rivista saudita Al-Majalla, l’accordo prevede:
- Rilascio scaglionato degli ostaggi: Hamas si impegna a rilasciare 10 ostaggi israeliani vivi e 18 deceduti in fasi scaglionate. Otto ostaggi vivi saranno liberati il primo giorno di tregua, cinque corpi saranno consegnati il settimo giorno e gli ultimi due ostaggi vivi il cinquantesimo giorno. In parallelo, Israele libererà un numero concordato di detenuti palestinesi.
- Informazioni sui detenuti: Il decimo giorno Hamas dovrà fornire informazioni dettagliate (prove di vita o di morte) su tutti gli ostaggi ancora trattenuti. Israele, da parte sua, dovrà fornire dati sui detenuti arrestati a Gaza dal 7 ottobre e sui civili palestinesi deceduti durante la detenzione.
- Assistenza umanitaria: Gli aiuti cominceranno a fluire immediatamente dopo l’avvio del cessate il fuoco. La distribuzione sarà coordinata da canali concordati, tra cui le Nazioni Unite e la Mezzaluna Rossa, secondo l’intesa del 19 gennaio 2025.
- Ridispiegamento delle truppe israeliane: Il piano prevede un graduale ritiro delle forze dell’IDF, inizialmente dal nord della Striscia e dal corridoio Netzarim, poi dal sud, secondo mappe e modalità concordate. Tuttavia, l’esercito israeliano dovrebbe mantenere la sua presenza all’interno di una zona cuscinetto lungo il confine, estesa fino a 1,4 chilometri all’interno del territorio di Gaza.
- Prosecuzione dei negoziati: I colloqui per una tregua permanente partiranno fin dal primo giorno della tregua temporanea. Hamas ha chiesto garanzie formali affinché le ostilità non riprendano al termine dei 60 giorni se non si sarà ancora raggiunto un accordo definitivo.
Lunedì l'annuncio dell'accordo?
La risposta di Hamas era attesa da ore in tutto il Medio Oriente. Secondo l’emittente egiziana Al-Rad, la leadership dell’organizzazione ritiene che i negoziati dovranno proseguire oltre i due mesi iniziali, finché non si raggiungerà una soluzione finale condivisa.
Israele, per ora, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alla risposta di Hamas. Tuttavia, è prevista una riunione di governo sabato, in via eccezionale anche se coincidente con lo Shabbat. Diverse fonti suggeriscono che il primo ministro Benjamin Netanyahu e il presidente Trump potrebbero annunciare insieme l’accordo durante l’incontro previsto lunedì alla Casa Bianca.

Secondo media israeliani, tra cui Channel 12, il consenso all’accordo sarebbe molto più ampio rispetto al passato: non solo il governo, ma anche lo Shin Bet e lo Stato maggiore dell’esercito si sono espressi a favore dell’intesa, ritenendo prioritario il rilascio degli ostaggi israeliani ancora detenuti.
Tuttavia, all’interno del governo israeliano restano tensioni. I ministri ultranazionalisti Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich si sarebbero scontrati duramente con il capo di stato maggiore Eyal Zamir, che ha espresso perplessità su un piano di evacuazione massiccia della popolazione di Gaza verso sud e sull’ipotesi di una futura amministrazione militare del territorio.