Guerra a Gaza, 22 palestinesi morti in raid israeliani. Scontri a fuoco a Rafah
Almeno 42 palestinesi sarebbero stati uccisi complessivamente a Gaza nelle ultime 24 ore di attacchi israeliani

Nelle prime ore di oggi - sabato 7 giugno 2025 - almeno ventidue palestinesi sono rimasti uccisi in una serie di raid aerei e scontri a fuoco con le forze israeliane in diverse aree della Striscia di Gaza, secondo quanto riferito dall'agenzia palestinese Wafa. Le operazioni militari, che si sono intensificate proprio all’inizio della Festa del Sacrificio, hanno avuto un impatto devastante sulle aree già densamente popolate da sfollati.
Raid in diverse zone di Gaza
In particolare, dodici persone, tra cui quattro membri della stessa famiglia (padre, madre e due figli), sono state uccise e oltre 40 ferite in un bombardamento che ha colpito un campo di tende per sfollati a ovest di Khan Yunis, nel sud della Striscia.
Altri sette civili sono morti in un attacco aereo che ha colpito un’abitazione dove erano rifugiate famiglie sfollate, nella zona occidentale della città di Gaza. Cinque persone sono invece state uccise in scontri a fuoco con l’esercito israeliano nei pressi di un centro di soccorso ad al Akhawah, a ovest di Rafah, secondo quanto riportato anche da al Jazeera.
Secondo fonti giornalistiche e umanitarie, almeno 42 palestinesi sarebbero stati uccisi complessivamente a Gaza nelle ultime 24 ore di attacchi israeliani, mentre la Gaza Humanitarian Foundation ha sospeso la distribuzione degli aiuti, invitando la popolazione a non recarsi presso i centri di raccolta per motivi di sicurezza.
Israele conferma: sostenuto e armato un clan palestinese contro Hamas
In un ulteriore sviluppo controverso, le autorità israeliane hanno ammesso di aver armato e sostenuto un clan palestinese ostile ad Hamas, con l'obiettivo dichiarato di raggiungere gli “obiettivi di guerra” e proteggere i propri soldati impegnati nell’offensiva. La conferma è arrivata in conferenza stampa dal generale di brigata Effie Defrin, portavoce dell’IDF (Israel Defense Forces), che ha dichiarato: “Sì, lo stiamo facendo. Stiamo agendo in vari modi contro il governo di Hamas”.

L’ammissione ha fatto seguito alle rivelazioni dell’ex ministro della Difesa Avigdor Lieberman, secondo cui il governo israeliano starebbe fornendo armi a gruppi armati locali, definiti da lui stesso come “criminali e malfattori”. Tra questi, secondo fonti israeliane e palestinesi, figurerebbero membri della tribù beduina guidata da Yasser Abu Shabab, accusata anche di saccheggi ai danni di convogli umanitari.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato quanto detto da Lieberman, difendendo la scelta in un video pubblicato sui social: “Cosa c’è di male? Questo salva la vita dei nostri soldati”.
Recuperato il corpo dell’ostaggio thailandese Natthapong Pinta
Nel frattempo, l’esercito israeliano e lo Shin Bet (servizi di sicurezza interni) hanno annunciato di aver recuperato nella Striscia di Gaza il corpo dell’ostaggio thailandese Natthapong Pinta, rapito il 7 ottobre 2023 da Hamas durante l'attacco al kibbutz Nir Oz.
Secondo quanto riferito dall’ufficio del primo ministro israeliano e riportato dal Times of Israel, Pinta è stato assassinato mentre era prigioniero delle Brigate Mujahideen, un gruppo armato minore operante nella Striscia e responsabile anche della morte degli israeliani Shiri Bibas e dei suoi figli Ariel e Kfir, oltre che della coppia israelo-statunitense Judy Weinstein-Haggai e Gadi Haggai, i cui resti sono stati recuperati nei giorni scorsi.