Groenlandia al voto dopo le insistenze di Trump (che potrebbero influenzare l'esito)
Il primo ministro uscente, Mute Egede, ha espresso preoccupazione per "l’imprevedibilità" del tycoon, sostenendo che la sua insistenza sulla questione groenlandese sta influenzando gli scenari geopolitici globali

Mai come in queste settimane, la Groenlandia è al centro dell'attenzione internazionale: con il presidente Donald Trump, che continua a dichiarare di "volersela prendere". Il voto per eleggere il nuovo parlamento nazionale avrà un significato particolare per il Paese e non solo.
(In copertina posizione geografica strategica della Groenlandia)
Il voto in Groenlandia
In Groenlandia si vota per rinnovare il parlamento nazionale, un evento che in passato ha avuto poca risonanza al di fuori della capitale Nuuk e, in parte, a Copenaghen. Tuttavia, le attuali elezioni, assumono un significato particolare, non solo per il futuro dell’isola ma anche per gli equilibri geopolitici internazionali.

Il motivo? Le dichiarazioni di Donald Trump, che ha più volte espresso il desiderio di controllare la Groenlandia, considerandola una risorsa strategica nell’Artico, ricca di materie prime e cruciale dal punto di vista militare.
L’influenza di Trump sul voto groenlandese
Trump ha ribadito con fermezza la sua intenzione di acquisire la Groenlandia, dichiarando che gli Stati Uniti sostengono il diritto del popolo groenlandese all’autodeterminazione e promettendo ingenti investimenti per creare posti di lavoro e ricchezza.
"Siamo pronti a investire miliardi di dollari per il loro benessere e, se lo vorranno, ad accoglierli nella più grande nazione del mondo", ha ribadito poche ore prima dell’apertura delle urne.
L’interesse di Trump per la Groenlandia non è una novità. Già durante il suo primo mandato, nel 2019, aveva presentato un’offerta ufficiale alla Danimarca per acquistare l’isola, provocando una forte reazione da parte di Copenaghen e Nuuk.

L’allora premier danese Mette Frederiksen definì la proposta "assurda", sottolineando che la Groenlandia è una regione autonoma con il diritto di decidere il proprio futuro. Anche il primo ministro groenlandese di allora, Kim Kielsen, respinse fermamente l’idea, riaffermando l’intenzione di perseguire l’autonomia e, un giorno, l’indipendenza dalla Danimarca. Il rifiuto della proposta portò a una crisi diplomatica tra Danimarca e Stati Uniti, con Trump che annullò una visita ufficiale a Copenaghen e criticò Frederiksen per la sua posizione.
La Groenlandia tra indipendenza e legami internazionali
Sei anni dopo, il sentimento tra i groenlandesi sembra essere cambiato poco. Il primo ministro uscente, Mute Egede, ha espresso preoccupazione per "l’imprevedibilità" di Trump, sostenendo che la sua insistenza sulla questione groenlandese sta influenzando gli scenari geopolitici globali. Egede, leader della coalizione di sinistra indipendentista Inuit Ataqatigiit (IA), è il favorito per la riconferma, sebbene i sondaggi segnalino un calo nei consensi.

La sua formazione dovrebbe ottenere circa il 31% dei voti, superando di nove punti il suo alleato di governo, il partito socialdemocratico Siumut. Crescono invece i partiti di opposizione, tra cui Naleraq, una formazione populista centrista favorevole a legami più stretti con Washington. Tra i candidati di Naleraq spicca l’influencer Qupanuk Olsen, nota per il suo canale YouTube "Q's Greenland".
L’indipendenza resta un tema centrale nel dibattito politico groenlandese. Nel 2009, un referendum sancì un forte sostegno all’autogoverno, aprendo la strada a un eventuale distacco dalla Danimarca. Tuttavia, la questione è complessa: attualmente, Copenaghen copre oltre metà del bilancio groenlandese, finanziando servizi essenziali come sanità, istruzione e occupazione. Sebbene molti groenlandesi desiderino affrancarsi dalla Danimarca, resta il nodo delle risorse economiche necessarie per sostenere un’indipendenza completa.
Le ricchezze naturali e il dilemma dello sviluppo
La Groenlandia è un territorio vasto e ricco di risorse naturali, tra cui terre rare e giacimenti petroliferi. Tuttavia, la loro estrazione richiede ingenti investimenti e solleva interrogativi sulla sostenibilità ambientale. L’opinione pubblica groenlandese è divisa: da un lato, ci sono coloro che vedono nello sfruttamento delle risorse una via per l’indipendenza economica; dall’altro, chi teme un impatto ambientale devastante.

L’isola ha recentemente sospeso l’esplorazione petrolifera per concentrarsi sulle energie rinnovabili, in particolare l’idroelettrico. Inoltre, lo scioglimento dei ghiacciai sta rilasciando una farina di roccia ricca di minerali, che potrebbe essere utilizzata come fertilizzante in territori aridi come Africa e Sud America.
Parallelamente, il cambiamento climatico sta aprendo nuove rotte commerciali, aumentando l’interesse internazionale per la Groenlandia. Il turismo è visto come un altro settore strategico per la crescita economica: a novembre, l’aeroporto di Nuuk è stato aperto ai voli a lungo raggio, facilitando l’accesso internazionale all’isola.
Un territorio conteso da secoli
La Groenlandia è abitata dagli Inuit da circa 4.500 anni e fu colonizzata dalla Danimarca oltre tre secoli fa. Nel 1953, divenne parte integrante del Regno di Danimarca, mentre nel 1979 ottenne l’autonomia, ampliata nel 2009 con una legge che permette ai groenlandesi di avviare un processo di indipendenza attraverso un referendum. Tuttavia, la dipendenza economica dalla Danimarca rimane un ostacolo significativo.
L’interesse degli Stati Uniti per la Groenlandia non è recente: già nella Dottrina Monroe del 1823, Washington la considerava parte della sua "sfera di interesse". Durante la Seconda Guerra Mondiale, con la Danimarca occupata dalla Germania, la Groenlandia passò sotto la protezione americana, e ancora oggi gli Stati Uniti mantengono la base militare di Pituffik, nel nord-ovest dell’isola.
Considerando tutti questi elementi, è facile comprendere perché le elezioni in Groenlandia rappresentano molto più di un semplice cambio politico: sono un banco di prova per il futuro dell’isola e il suo ruolo nello scacchiere geopolitico.