Gli Usa potrebbero attaccare già entro la fine della settimana. Rafael Grossi (Aiea) precisa: "L'Iran non ha l'atomica"
Trump non ha ancora deciso (ma i piani d'attacco sono già pronti): "Teheran a un passo dal possedere una bomba nucleare: la userebbe". Mobilitati gli aerei con ordigni anti-bunker e una terza portaerei

Gli Stati Uniti potrebbero lanciare un attacco militare contro l’Iran già entro questo fine settimana. Lo riferisce l’agenzia Bloomberg, citando fonti dell’amministrazione americana secondo le quali la situazione è “in rapida evoluzione” e “le cose potrebbero ancora cambiare”. Ma i preparativi militari – incluse le mobilitazioni aeree, le esercitazioni congiunte con Israele e lo spostamento di una terza portaerei nel Golfo – lasciano pochi dubbi sull’intenzione di Washington di agire contro Teheran.
Trump attendista, ma i piani sono pronti
Nel mirino ci sarebbe il sito nucleare di Fordow, un impianto strategico nascosto sotto una montagna a 30 km da Qom. Secondo fonti di intelligence citate da ABC News e dal Wall Street Journal, l’obiettivo degli Usa non è un semplice raid, ma una serie di attacchi mirati per distruggere completamente l’impianto. Per questo si prevede l’utilizzo di ordigni GBU-57 anti-bunker, capaci di penetrare le strutture sotterranee che nemmeno l’esercito israeliano è riuscito a colpire efficacemente con l’operazione “Rising Lion”.
Donald Trump, secondo quanto trapela, avrebbe già approvato i piani di attacco, ma non ha ancora dato il via libera definitivo.
In pubblico, mantiene una linea ambivalente: “Non voglio essere coinvolto in un'altra guerra”, ha detto nello Studio Ovale. “Ma l’Iran non può avere un’arma nucleare. Credo che la userebbe. Altri non lo farebbero, ma l’Iran sì”.

Il presidente è consapevole dei rischi di un conflitto esteso, ma al tempo stesso teme che il programma nucleare iraniano stia raggiungendo una soglia critica. “Erano a poche settimane dall’obiettivo”, ha dichiarato riferendosi al momento in cui Israele ha iniziato l’offensiva.
Secondo la CNN, all’interno dell’amministrazione è in corso un intenso dibattito: come colpire duramente Teheran senza rimanere invischiati in una guerra più ampia in Medio Oriente. Ma per ora la parola d’ordine resta “pressione massima”, in attesa che l’Iran rinunci in modo verificabile all’arricchimento dell’uranio oltre i limiti previsti.
Un’eventuale azione militare americana richiederebbe inoltre l’approvazione del Congresso, secondo quanto previsto dalla Costituzione. Come sottolinea il New York Times, “un attacco americano non provocato sull’Iran non sarebbe un’operazione militare speciale. Sarebbe una guerra”. E la decisione spetta al popolo americano e ai suoi rappresentanti, non solo al presidente.
Grossi (Aiea): "Non stanno costruendo una bomba"
A fare da contrappeso alle accuse americane è l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Rafael Grossi, direttore generale dell’Aiea, ha dichiarato a Sky News che “non ci sono prove che l’Iran stia costruendo un’arma nucleare”.
“È vero che stanno arricchendo uranio fino al 60% – l’unico Paese al mondo a farlo – e questo è un elemento di preoccupazione”, ha ammesso. “Ma dire che stanno costruendo un’arma… questo non lo abbiamo detto”.
Grossi ha ribadito che, al momento, l’Agenzia non è in grado di confermare un “programma sistematico” per dotarsi della bomba.
By now, the whole world should know that:
(1) Iran solely acts in self-defense. Even in the face of the most outrageous aggression against our people, Iran has so far only retaliated against the Israeli regime and not those who are aiding and abetting it. Just like Netanyahu… pic.twitter.com/cEUCaLHpAL
— Seyed Abbas Araghchi (@araghchi) June 18, 2025
Anche da parte iraniana arrivano smentite. Il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha ricordato su X che “l’Iran ha sempre rispettato il suo impegno a non cercare armi nucleari”. Anche di fronte all’offensiva israeliana, “non abbiamo colpito coloro che lo sostengono, ma solo il regime di Tel Aviv”.
Il capo dell’Agenzia nucleare iraniana, Mohammad Eslami, ha accusato Grossi di aver agito in modo “distruttivo”, permettendo a Israele di strumentalizzare il dossier atomico a fini militari. “Non cederemo a nessuna pressione o coercizione”, ha detto.