AVVERTIMENTO

Gli Usa dicono no al Ponte sullo Stretto nelle spese militari per la Nato

Gli Stati Uniti non approvano "contabilità creative" per centrare l’obiettivo del 5% del Pil

Gli Usa dicono no al Ponte sullo Stretto nelle spese militari per la Nato

Gli Stati Uniti hanno messo in guardia l’Italia e gli alleati europei: niente “contabilità creative” per rispettare l’impegno Nato di portare la spesa militare al 5% del Pil entro il 2035.

Il monito di Washington

L’avvertimento arriva dall’ambasciatore Usa presso l’Alleanza atlantica, Matthew Whitaker, che in un’intervista a Bloomberg ha criticato l’ipotesi di inserire tra i costi militari infrastrutture civili come il ponte sullo Stretto di Messina, un progetto da 13,5 miliardi di euro.

Gli Usa dicono no al Ponte sullo Stretto nelle spese militari per la Nato
Matthew Whitaker

“Ho avuto conversazioni anche oggi con alcuni Paesi che stanno adottando una visione molto ampia della spesa per la difesa”, ha spiegato Whitaker dal Bled Strategic Forum in Slovenia. “È molto importante che l’obiettivo del 5% si riferisca specificamente alla difesa e alle spese correlate e che l’impegno sia assunto con fermezza”.

L’ambasciatore è stato netto:

Non si tratta di ponti, che non hanno alcun valore strategico militare. Non si tratta di scuole che, in qualche immaginario mondo di fantasia, sarebbero utilizzate per qualche scopo militare”.

L’Italia e il target Nato

Al vertice Nato dell’Aja dello scorso giugno, su pressione del presidente Usa Donald Trump, i Paesi membri si sono impegnati ad aumentare progressivamente la spesa militare fino al 5% del Pil. Per l’Italia si tratta di un salto notevole: nel 2023 Roma ha speso circa 35 miliardi di euro, risultando al quinto posto tra i contributori, ma resta distante dal nuovo target.

Per ridurre l’impatto sui conti pubblici, alcuni esponenti del governo hanno ipotizzato di classificare il ponte sullo Stretto come opera strategica a “doppio uso”, utile anche alla mobilità delle forze armate. Un documento governativo di aprile lo definiva infatti “di importanza strategica” per la sicurezza nazionale e internazionale.

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Matteo Salvini

Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che guida il progetto, ha lasciato aperte tutte le opzioni:

“Potrebbe essere un doppio uso, anche per motivi di sicurezza”, ha detto lo scorso agosto.

Ma gli Stati Uniti, osserva Bloomberg, si aspettano spese concrete in armamenti, battaglioni e capacità operative, non “stravaganti opere ingegneristiche“.

La replica del Mit

In serata è arrivata la precisazione del Ministero dei Trasporti:

“Il ponte sullo Stretto è già interamente finanziato con risorse statali e non sono previsti fondi destinati alla Difesa. L’eventuale utilizzo di risorse Nato non è all’ordine del giorno e non è una necessità irrinunciabile. L’opera non è in discussione”.

Un conto che rischia di salire

Gli Usa mantengono alta l’attenzione, ricordando che in passato l’Italia aveva già usato artifici contabili per rispettare i target Nato, includendo spese per pensioni militari, guardia costiera o protezione civile. Whitaker ha chiarito che questa volta l’impegno deve essere “serio e verificabile, sottolineando che l’Alleanza dispone ora di “meccanismi di monitoraggio” più stringenti rispetto al vertice del Galles del 2014.