Germania, Merz non ottiene la maggioranza per diventare cancelliere al primo turno
Si apre una frattura nella coalizione tra CDU-CSU e socialdemocratici, ora 14 giorni di tempo per un nuovo scrutinio

Battuta d’arresto per Friedrich Merz: il Bundestag ha negato la fiducia al leader della CDU, candidato alla Cancelleria, nel primo turno di votazione. Il risultato finale ha visto 310 voti a favore, 307 contrari, 3 astensioni e 1 voto nullo. Con la soglia necessaria per l’elezione era fissata a 316 voti, la maggioranza assoluta dell’aula, a mancare sono stati difatti appena sei voti. E secondo i conteggi ufficiali, ben 18 parlamentari della coalizione di governo tra Cdu-Csu e Spd non hanno sostenuto il candidato.
È la prima volta dal 1949 che un cancelliere designato non viene eletto al primo scrutinio. Un episodio che ha immediatamente fatto scattare una crisi politica profonda, in un momento già segnato da fragilità economiche e tensioni istituzionali.
Una maggioranza sulla carta ma non nei fatti
L’esito del voto è stato sorprendente perché la coalizione tra Unione (Cdu-Csu) e socialdemocratici (Spd) disponeva teoricamente di 328 seggi, 12 in più dei 316 necessari. Ma la defezione di 18 parlamentari ha mandato all’aria il piano per l’insediamento del nuovo esecutivo. A nulla è valso il clima di apparente unità: la votazione a scrutinio segreto ha rivelato una frattura profonda nel sostegno politico alla figura di Merz.

Il leader conservatore, forte del 28,5% ottenuto alle elezioni anticipate del 23 febbraio, aveva stretto un accordo con la Spd, uscita con il peggior risultato della sua storia (16,4%), per formare un governo di 17 ministeri. Dieci sarebbero andati alla CDU-CSU, sette ai socialdemocratici, con Lars Klingbeil designato vicecancelliere e ministro delle Finanze. L’intesa prevedeva grandi investimenti pubblici, una svolta nella politica del debito, e priorità a infrastrutture e difesa.
Crisi istituzionale in un momento teso e fragile
La mancata elezione del cancelliere arriva nel momento più difficile per la Germania sul piano economico. Dopo due anni consecutivi di contrazione del PIL, il 2025 si preannuncia come un altro anno di stagnazione. Il modello economico tedesco, fortemente legato all’export, è sotto pressione per via della crisi nei rapporti con la Cina e degli effetti della guerra commerciale lanciata da Donald Trump.
La riforma del freno al debito, approvata prima dello scioglimento del precedente Bundestag, rappresentava un punto di svolta. Il nuovo governo avrebbe potuto contare su una capacità di investimento senza precedenti: 500 miliardi di euro da destinare in 12 anni a infrastrutture e difesa. Ora, però, tutto è congelato.
L’ombra lunga dell’estrema destra
A rendere il quadro ancora più instabile è la costante ascesa di Alternative für Deutschland (AfD), che alle elezioni ha sfiorato il 21% e ora è seconda nei sondaggi solo alla CDU. L’AfD, classificata come estremista e xenofoba dall’Ufficio per la difesa della Costituzione, ha già presentato ricorso contro il monitoraggio dei servizi di intelligence. Dopo la votazione su Merz, ha convocato una riunione straordinaria per decidere la strategia da seguire. I deputati del partito, rimasti in aula tra sorrisi e sguardi soddisfatti, appaiono pronti a capitalizzare la crisi.

Il dibattito sulla possibile messa al bando dell’AfD, mai così avanzato, resta aperto: per un provvedimento simile serve una decisione della Corte costituzionale su richiesta del Bundestag, del Bundesrat o del Governo federale. Alcuni parlamentari starebbero già preparando la mozione.
I prossimi passaggi: cosa dice la Costituzione
L’articolo 63 della Legge Fondamentale tedesca stabilisce che, se un candidato cancelliere non ottiene la maggioranza assoluta al primo scrutinio, il Bundestag ha 14 giorni di tempo per eleggere un cancelliere con almeno 316 voti. Durante questo periodo si possono svolgere ulteriori votazioni, anche con candidati alternativi.
Se dopo 14 giorni nessuno ottiene la maggioranza assoluta, si va a un terzo turno, in cui basta la maggioranza relativa. A quel punto, il Presidente federale può scegliere se nominare il candidato con più voti o sciogliere il Bundestag, aprendo la strada a nuove elezioni.

Friedrich Merz, che aveva promesso una “rottura costruttiva” con il passato e una nuova centralità della Germania in Europa, è ora in bilico. Le sue dichiarazioni post-voto sono state misurate ma ferme,
"Proseguiremo con determinazione. È un momento difficile, ma non rinunciamo al nostro progetto per il Paese".
La cancelliera uscente Angela Merkel, presente in aula, ha osservato in silenzio la scena. Un silenzio che riecheggia il senso di incertezza che ora avvolge Berlino.