GB, stretta sull'immigrazione. Starmer: "Non diventeremo un'isola di stranieri"
Il primo ministro laburista annuncia misure radicali: più restrizioni sui visti, inglese obbligatorio e limiti all’assistenza

Il Regno Unito si prepara a una svolta netta sul fronte dell’immigrazione. Il primo ministro laburista Keir Starmer ha presentato un piano ambizioso e controverso che punta a ridurre drasticamente l’ingresso regolare di stranieri nel Paese.
"Senza restrizioni severe, rischiamo di diventare un’isola di stranieri", ha dichiarato il leader britannico durante una conferenza stampa tenutasi a Downing Street, evocando retorica e slogan già visti all’epoca della Brexit.
Promise made. Promise delivered. pic.twitter.com/uxAgQUFEY6
— Keir Starmer (@Keir_Starmer) May 12, 2025
Gran Bretagna, stretta sull'immigrazione, il (duro) piano di Keir Starmer
Starmer ha promesso di "riprendere finalmente il controllo delle frontiere", segnando una cesura con le politiche precedenti, comprese quelle del suo stesso partito. Il piano, definito "radicale", mira non solo a limitare i numeri, ma anche a modificare i criteri d’ingresso e permanenza nel Paese. Fra i cambiamenti previsti: tempi più lunghi per ottenere la cittadinanza, nuove soglie linguistiche, un giro di vite sui visti di lavoro, studio e ricongiungimento familiare, e una riduzione del periodo di soggiorno per gli studenti stranieri dopo la laurea.
Under the Tories, nearly one million people came to the UK from overseas between 2019 and 2023.
My Labour government is taking back control of our borders. pic.twitter.com/A5Rf4InhNb
— Keir Starmer (@Keir_Starmer) May 12, 2025
Cittadinanza più lontana e più difficile da ottenere
Uno degli aspetti centrali del piano prevede che per richiedere la residenza permanente o la cittadinanza britannica sarà necessario aver vissuto nel Paese per almeno dieci anni. Un’eccezione verrà fatta solo per professionisti altamente qualificati, come medici, infermieri, ingegneri e manager del settore dell’intelligenza artificiale, che potranno fare domanda dopo cinque anni.
Anche la conoscenza della lingua inglese diventerà un requisito più stringente. Il nuovo livello minimo sarà richiesto non solo al titolare del visto, ma anche agli adulti a carico. L’obiettivo dichiarato è favorire l’integrazione e garantire una maggiore autosufficienza economica dei nuovi arrivati.
Tagli ai visti di lavoro e blocco per l’assistenza agli anziani
Nel mirino del governo anche i visti di lavoro, che nel 2024 hanno rappresentato la seconda fonte d’ingresso per i migranti (circa 369.000 persone). Il ministro dell’Interno Yvette Cooper ha stimato che, con le nuove regole, il numero di lavoratori poco qualificati dovrebbe ridursi fino a 50.000 nel corso del prossimo anno.
Starmer ha accusato il sistema vigente di aver incentivato le imprese a reclutare manodopera straniera sottopagata, invece di investire nella formazione della forza lavoro locale. Il nuovo corso imporrà alle aziende l’obbligo di dimostrare l’impegno nella formazione di lavoratori britannici prima di poter assumere dall’estero.
La misura più contestata riguarda però il settore dell’assistenza agli anziani, uno dei più dipendenti dalla manodopera straniera. Le nuove regole vietano il reclutamento di personale dall’estero, provocando dure reazioni da parte degli operatori del settore.
"Il governo ci sta infliggendo un duro colpo quando siamo già a terra", ha commentato Martin Green, amministratore delegato di Care England.
Obiettivo 2029: immigrazione in calo, ma senza numeri ufficiali
Starmer ha assicurato che l’applicazione del piano sarà “più rigorosa che mai” e che entro le elezioni generali del 2029 il numero di immigrati diminuirà "in modo significativo". Tuttavia, il governo non ha fissato obiettivi numerici precisi.
Secondo gli ultimi dati, tra giugno 2023 e giugno 2024 il saldo migratorio netto (la differenza tra ingressi e partenze) si è attestato su 728.000 persone, un leggero calo rispetto al record di 906.000 dell’anno precedente, ma ancora ben al di sopra della media di 200.000 annua registrata nel decennio 2010. La pressione politica, anche dall’opposizione, è forte: il vice di Nigel Farage, Richard Tice, ha affermato che Starmer “ha ascoltato e imparato da Reform UK”, pur esprimendo dubbi sulla reale efficacia del piano.
Un asse con Meloni sulle politiche migratorie
La strategia migratoria di Starmer sembra in sintonia con quella della premier italiana Giorgia Meloni. Al "Border Summit" organizzato proprio dal governo britannico, Meloni aveva rivendicato il cosiddetto "Modello Albania", ovvero l’accordo con Tirana per trasferire parte della gestione dei migranti in centri collocati al di fuori dell’Unione Europea.

Il 31 marzo 2025, la Commissione Europea ha giudicato conforme al diritto europeo la trasformazione dei centri italiani in Albania in strutture permanenti per il rimpatrio, legittimando l’iniziativa. In un videomessaggio al summit, Meloni aveva dichiarato:
“Con Keir siamo d’accordo sul fatto che non bisogna temere soluzioni innovative. Inizialmente criticato, il nostro modello oggi è guardato con interesse anche dall’UE, a dimostrazione che avevamo ragione”.
Durante l’incontro, Starmer aveva chiesto una cooperazione internazionale più stretta per affrontare le cause dell’immigrazione illegale "a ogni passo del percorso", dalle coste nordafricane e mediorientali fino alle strade britanniche. All’incontro avevano partecipato oltre 40 Paesi e organizzazioni, inclusi Stati Uniti, Francia e Vietnam, con l’obiettivo di creare un fronte comune contro i trafficanti di esseri umani e rafforzare il controllo delle frontiere.