Un attacco israeliano su un veicolo civile nel quartiere Zeitoun, a Gaza City, ha provocato la morte di undici membri della famiglia Abu Shaaban, tra cui sette bambini e tre donne. L’episodio, avvenuto nella serata di venerdì 17 ottobre 2025, rappresenta la più grave violazione del cessate il fuoco in vigore da otto giorni.
Il raid israeliano sul minibus
Secondo Al Jazeera, il carro armato israeliano ha colpito il minibus della famiglia mentre cercava di raggiungere la propria abitazione. Le forze israeliane hanno giustificato l’azione affermando che il veicolo aveva attraversato la cosiddetta “linea gialla”, che delimita le aree sotto controllo dell’esercito israeliano.
Mahmoud Basal, portavoce della Protezione Civile di Gaza, ha denunciato che “avrebbero potuto essere avvertiti o affrontati in modo diverso” e che “quanto accaduto conferma che l’occupazione è ancora assetata di sangue e insiste nel commettere crimini contro civili innocenti”.
Hamas ha condannato il raid definendolo un “massacro” e ha chiesto al presidente statunitense Donald Trump e ai mediatori internazionali di fare pressione su Israele affinché rispetti l’accordo di cessate il fuoco. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha annunciato che le “linee gialle” saranno presto chiaramente segnalate per evitare nuovi incidenti.
Hamas restituisce il corpo di Eliyahu Margalit
Nella notte di sabato 18 ottobre intanto, Hamas ha restituito a Israele il corpo di un ostaggio, identificato come Eliyahu “Churchill” Margalit, 75 anni, ucciso durante l’attacco del 7 ottobre 2023 al kibbutz di Nir Oz. Il corpo è stato consegnato dalla Croce Rossa alle forze israeliane a Khan Younis.
Margalit, noto nella comunità per la sua passione per i cavalli, era stato rapito insieme alla figlia Nili, poi liberata il 30 novembre 2023. Il Forum delle Famiglie degli Ostaggi ha confermato la restituzione, mentre l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Israele “non risparmierà alcuno sforzo fino al ritorno di tutti gli ostaggi deceduti, fino all’ultimo”.

Le Forze di Difesa israeliane (IDF) hanno ispezionato la bara, poi drappeggiata con la bandiera israeliana, durante una breve cerimonia militare. I resti sono stati trasferiti all’Istituto forense Abu Kabir di Tel Aviv per l’identificazione ufficiale. Attualmente, diciotto corpi di ostaggi israeliani restano ancora nella Striscia di Gaza.
Secondo Hamas, il recupero delle salme è reso difficile dalla distruzione dei tunnel e delle aree residenziali durante le operazioni israeliane. L’organizzazione ha comunicato di aver localizzato anche il corpo di un altro ostaggio, che sarà consegnato alle autorità israeliane nelle prossime ore.
Hamas: “No al disarmo, a noi la gestione di Gaza nella fase transitoria”
Sul piano politico, il dirigente di Hamas Mohammed Nazzal ha dichiarato in un’intervista a Reuters che il movimento “intende mantenere il controllo della sicurezza a Gaza per un periodo ad interim” e che “non può per ora impegnarsi a disarmarsi”.
Nazzal ha spiegato che la presenza di Hamas è necessaria per “proteggere gli aiuti umanitari da ladri e bande armate”, proponendo una tregua di tre-cinque anni per la ricostruzione della Striscia, da gestire con un’amministrazione tecnocratica seguita da elezioni.
Hamas intends to maintain security control in Gaza during an interim period, Senior Hamas official Mohammed Nazzal told Reuters, adding he could not commit to the group disarming https://t.co/48glWzmy44 pic.twitter.com/AjUvXRKHds
— Reuters (@Reuters) October 18, 2025
Secondo Reuters, queste posizioni “riflettono le difficoltà che gli Stati Uniti devono affrontare per porre fine alla guerra” e mostrano “i principali nodi che ostacolano gli sforzi per consolidare una pace definitiva”.
In risposta, l’Ufficio del primo ministro israeliano ha affermato che “Hamas sarà disarmato, senza se e senza ma”. In una nota ufficiale si legge che il gruppo palestinese “deve attenersi al piano in 20 punti di Trump” e che “il disarmo resta una condizione non negoziabile per qualsiasi futuro accordo su Gaza”.
Witkoff: “Ci siamo sentiti traditi da Israele”
Il clima tra Washington e Gerusalemme resta dunque molto teso. L’inviato speciale statunitense Steve Witkoff ha dichiarato alla CBS che “ci siamo sentiti un po’ traditi” dopo l’attacco israeliano contro i leader di Hamas a Doha, ordinato da Netanyahu, che avrebbe “compromesso gravemente i negoziati in corso”.
Secondo Witkoff, l’operazione “ha avuto un effetto metastatico, perché i qatarioti erano fondamentali per la mediazione, così come egiziani e turchi. Abbiamo perso la fiducia dei qatarioti e Hamas è scomparso dalla scena, rendendo impossibile qualsiasi contatto”.

Anche Jared Kushner, genero e consigliere di Trump, ha criticato la mossa israeliana, rivelando che il presidente degli Stati Uniti ha iniziato a pensare che “gli israeliani stessero un po’ andando fuori controllo”.
Witkoff tornerà in Medio Oriente domenica 19 ottobre 2025 per seguire l’attuazione del piano Trump sulla fine della guerra e la creazione di una Forza internazionale di stabilizzazione (ISF) che dovrebbe presidiare alcune zone di Gaza, consentendo un ritiro graduale delle forze israeliane.