MEDIO ORIENTE

Gaza, altra scuola-rifugio di Hamas bombardata. La Spagna chiede embargo armi e sanzioni per Israele

L'obiettivo di Netanyahu è avere il controllo del 75% della Striscia entro due mesi, popolazione palestinese confinata in tre zone della parte rimanente

Gaza, altra scuola-rifugio di Hamas bombardata. La Spagna chiede embargo armi e sanzioni per Israele
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Un’altra scuola della Striscia di Gaza è stata colpita da un raid israeliano. Il bilancio provvisorio dell’attacco riportato dal ministero della Salute palestinese è di almeno 33 morti e 55 feriti.

Per l'IDF era un centro di comando

La scuola, situata nel quartiere Daraj di Gaza City, era stata adibita a rifugio per sfollati. L'esercito israeliano (IDF) sostiene che la struttura fosse utilizzata come centro di comando da Hamas e dalla Jihad Islamica, e che tra gli obiettivi del raid vi fossero miliziani ritenuti responsabili di attività terroristiche.

Secondo quanto riportato da fonti locali, la scuola è stata colpita tre volte mentre le persone al suo interno dormivano, provocando un incendio che ha reso impossibile la fuga. L’IDF afferma di aver adottato misure preventive per limitare le vittime civili, incluso l’uso di munizioni di precisione e sorveglianza aerea. Un secondo attacco, avvenuto poco dopo a Jabalia, nel nord della Striscia, ha causato la morte di altre 19 persone. Complessivamente, nella sola giornata di ieri, il numero di morti nella Striscia di Gaza è salito ad almeno 52, mentre gli sfollati aumentano e gli aiuti umanitari restano insufficienti.

In diversi video diffusi online si vedono camion con viveri circondati dalla folla disperata, talvolta dispersi a colpi d’arma da fuoco da parte della sicurezza. Un video infine, racconta uno spaccato paradossale con persone nel nord della Striscia in spiaggia tra ombrelloni e un bagno in mare, mentre sullo sfondo avvengono i bombardamenti.

Israele respinge proposta di cessate il fuoco

Nel frattempo, sul fronte diplomatico, Israele ha respinto una nuova proposta di cessate il fuoco avanzata tramite mediatori internazionali. Il piano, sostenuto da Hamas e riportato dal media libanese Al-Mayadeen, prevedeva un cessate il fuoco di 70 giorni e il rilascio di 10 ostaggi (cinque vivi e cinque deceduti) in due fasi.

Tuttavia, un alto funzionario israeliano ha dichiarato al Times of Israel che la proposta era “inaccettabile per qualsiasi governo responsabile”, accusando Hamas di mancanza di volontà nel raggiungere un accordo. Israele resta fedele al cosiddetto “quadro Witkoff”, che prevede un cessate il fuoco più breve e il rilascio solo di ostaggi vivi.

Secondo fonti diplomatiche, l’iniziativa è stata mediata dall’inviato del presidente USA Donald Trump, Steve Witkoff, insieme all’imprenditore palestinese-americano Bishara Bahbah. Gli incontri si sarebbero conclusi all’alba, senza però rivelare luogo o partecipanti.

La strategia israeliana: conquista del 75% della Striscia

Dietro il rifiuto israeliano si cela anche la strategia militare a lungo termine delineata dal governo Netanyahu. L’obiettivo dichiarato è quello di conquistare il 75% della Striscia entro due mesi, rispetto al 40% attualmente controllato. Una volta avviata l’offensiva terrestre totale, Israele non intende ritirarsi, nemmeno in presenza di un eventuale accordo.

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Benjamin Netanyahu

Secondo il Times of Israel, il piano prevede di confinare la popolazione palestinese in tre piccole aree della parte meridionale di Gaza: Mawasi, Deir al-Balah e Nuseirat. Decine di migliaia di soldati israeliani, appartenenti a tutte le brigate di fanteria e corazzate, sarebbero già pronti per la fase finale dell’invasione.

Gli Stati Uniti, tramite canali diplomatici, avrebbero chiesto a Netanyahu una pausa nelle operazioni militari per dare spazio ai negoziati e scongiurare uno scenario di non ritorno. Tuttavia, le pressioni internazionali sembrano finora non avere effetto sulla determinazione del premier israeliano.

La Spagna guida l’iniziativa europea per le sanzioni

Di fronte alla crescente crisi umanitaria, la Spagna ha assunto un ruolo guida in Europa chiedendo apertamente sanzioni contro Israele. Durante il vertice del Gruppo di Madrid, il ministro degli Esteri José Manuel Albares ha proposto misure forti: sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele, embargo sulla vendita di armi e l’estensione delle sanzioni individuali a chi ostacola la creazione di uno Stato palestinese.

"Questa guerra non ha più alcun obiettivo", ha dichiarato Albares a France Info, criticando il controllo israeliano sugli aiuti umanitari: "Non può essere Israele a decidere chi può mangiare e chi no".

La riunione ha visto la partecipazione di 20 paesi, tra cui Germania, Francia, Regno Unito e Italia, rappresentata dalla sottosegretaria Maria Tripodi, in assenza del ministro Tajani. Albares ha annunciato che la Spagna triplicherà gli aiuti umanitari ai palestinesi, manterrà l’embargo sulle armi a Israele e sosterrà il riconoscimento dello Stato di Palestina. Ha inoltre ricordato l’importanza della conferenza internazionale di New York del 20 giugno, dove si attende una nuova ondata di riconoscimenti statali per la Palestina.

Commenti
Beppe

Hamas si fa scudo con i civili, possibile che gli spagnoli non lo sappiano?

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