Gaza, 100 Ong denunciano carestia di massa. Il segretario Onu: "Mille morti mentre cercavano cibo"
Israele ha distrutto anche le scorte di medicinali dell'Oms a Deir Al Balah
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La Striscia di Gaza è sull’orlo di una catastrofe umanitaria senza precedenti a causa dei continui attacchi da parte di Israele. Cresce sempre di più l'indignazione a livello mondiale.
Gaza, 100 Ong denunciano carestia di massa
Sono 113 le organizzazioni internazionali (tra cui Medici Senza Frontiere, Save the Children e Amnesty International) che hanno lanciato l'allarme sulla diffusione di una carestia di massa nell’enclave palestinese.
La denuncia arriva mentre le Nazioni Unite confermano con sdegno che più di mille civili palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane mentre cercavano cibo negli ultimi due mesi.
“La cristi è fuori controllo. I nostri colleghi e coloro che assistiamo stanno morendo, mentre l’assedio israeliano affama la popolazione di Gaza, anche gli operatori umanitari sono costretti a mettersi in fila per il cibo, rischiando la vita per nutrire le proprie famiglie”, si legge nel disperato comunicato congiunto delle ONG.
I palestinesi in cerca di cibo
Israele ha distrutto anche le medicine dell'OMS
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha denunciato attacchi diretti da parte dell’esercito israeliano contro le proprie strutture nella zona di Deir al-Balah.
Lunedì 21 luglio, l’aviazione israeliana ha colpito la residenza del personale dell’OMS e il magazzino principale di medicinali, causandone la distruzione. L’attacco ha scatenato incendi e danni gravi, mettendo a rischio la vita di operatori e famiglie.
Senza medicine, distrutti nei nuovi attacchi ordinati da Netanyahu, è tutto più complesso.
33 persone morte di fame in due giorni
Il numero delle vittime per denutrizione e fame, nel frattempo, cresce con velocità allarmante. Almeno 33 persone sono morte di fame in soli due giorni, tra cui 21 bambini, secondo quanto riportato da fonti ospedaliere locali.
Gli aiuti umanitari, pur presenti nei magazzini al confine e perfino all'interno della Striscia, restano bloccati. La situazione non è migliorata nemmeno dal maggio scorso quando la gestione degli aiuti è passata in parte alla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta da Stati Uniti e Israele.
L’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani riferisce che la maggior parte dei civili uccisi nel tentativo di ricevere aiuti si trovava proprio nei pressi dei centri della GHF.
L'ONU: "È inaccettabile"
Le organizzazioni firmatarie chiedono un cessate il fuoco immediato e negoziato, l’apertura di tutti i valichi di frontiera e il ripristino del flusso libero degli aiuti umanitari, sotto la guida delle Nazioni Unite.
Anche l’Unione Europea e il Segretario Generale dell’ONU hanno lanciato appelli in tal senso.
“Abbiamo contato oltre mille morti solo mentre cercavano cibo. Questo è inaccettabile. La fame non può essere una tattica di guerra”, ha dichiarato il segretario generale Guterres.