i casi Usa e Italia

Il centrodestra francese è il primo al mondo a inserire il diritto all'aborto nella Costituzione

Critiche dal Vaticano e movimenti pro-vita. Soddisfazione di Macron: sulla Tour Eiffel troneggia il messaggio progressista

Il centrodestra francese è il primo al mondo a inserire il diritto all'aborto nella Costituzione
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La Francia diventa il primo Paese al mondo ad iscrivere esplicitamente il diritto all'Interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) in Costituzione, una modifica della carta fondamentale approvata dalla schiacciante maggioranza dei membri del parlamento eccezionalmente riuniti in congresso a Versailles, la reggia del Re Sole alle porte di Parigi.

Sulla place du Trocadéro a Parigi, dove erano riunite migliaia di persone davanti a un maxischermo collegato in diretta con Versailles, è esplosa la gioia. Di fronte, la Tour Eiffel ha cominciato a scintillare per celebrare l'evento, mentre si illuminava la scritta sulla torre 'Mon corps, mon choix', 'Mio il corpo, mia la scelta'.

Ma cosa significa, nei fatti, questa mossa?

Francia: l'aborto entra in Costituzione, è il primo Paese al mondo

La Francia è il primo Paese che decide di garantire una tutela rafforzata in Costituzione all'interruzione volontaria di gravidanza. L’aborto sarà trattata come diritto conquistato e irremovibile, da cui non è possibile tornare indietro. Non è invece diritto costituzionale quello all'obiezione di coscienza che pure resta nella legge ordinaria per cui l'aborto è legale entro le 14 settimane dal concepimento.

Cosa significa, nei fatti? L'obiettivo dal Presidente francese Macron è quello di rendere irreversibile l'esercizio di questa libertà. L'inserimento in Costituzione di questo diritto lo rende più difficile da abrogare, non basterebbe una legge ordinaria, servirebbe una riforma costituzionale che ha un iter più lungo e complesso.

Contro le derive reazionarie: il caso esemplare degli Usa

Esattamente in controtendenza con alcune derive, sul tema, che si stanno consumando in molti Paesi. Esemplare il caso degli Usa dove una sentenza della Corte Suprema ha affossato la precedente sentenza che permetteva il diritto all'aborto.

Il problema statunitense è quello di non aver fatto, dagli anni Settanta in poi, una legge federale per il diritto all'aborto e i singoli Stati stanno legiferando in modo autonomo, alcuni, quelli a guida repubblicana in particolare, con forme sempre più restrittive. Come il clamoroso caso del Texas, in cui è proibito l'aborto dopo sei settimane di gravidanza anche in caso di stupro o incesto. Nulla ha potuto nemmeno l'ira del presidente Joe Biden. 

Ma facciamo un esempio che fa meno rumore, e che riguarda "casa nostra". In Italia, dove il diritto all'aborto è garantito, 7 ginecologi su 10 si rifiutano di praticare l'aborto. E si susseguono le segnalazioni di ospedali con il 100% di ginecologi obiettori. Sulla carta è garantito: ma la praticabilità, soprattutto in specifiche aree geografiche, è assai complicata.

Al momento le condizioni per l'accesso all'aborto cambiano molto tra Stati europei, alcuni lo hanno inasprito mentre altri lo hanno esteso. Si passa dal divieto quasi totale in Polonia o Malta, alla Spagna dove è prevista la possibilità per le 16enni di abortire senza bisogno del consenso dei genitori.

Presidente francese Emmanuel Macron

E' in questo quadro, dunque, che si inscrive la mossa di Macron, che strizza l'occhio all'elettorato progressista e va a "sigillare" in qualche modo un diritto che, molto spesso, viene strumentalizzato o rischia di essere limitato per finalità politiche e di consenso.

"Fierezza francese, messaggio universale", ha scritto il presidente Emmanuel Macron su X dopo lo storico via libera, dando appuntamento ai cittadini l'8 marzo (Festa internazionale dei diritti della donna) alle ore dodici in Place Vendome a Parigi per celebrare "insieme l'ingresso di una nuova libertà garantita nella costituzione con la prima cerimonia di sigillatura aperta al pubblico", dinanzi al ministero della Giustizia.

Il voto francese

Sul totale dei 925 parlamentari aventi diritto, ad esprimersi per la revisione costituzionale sono stati 852: i voti a favore sono stati 780, i contrari 72. La maggioranza necessaria per modificare la Costituzione, quella dei tre quinti del Parlamento, è stata ampiamente raggiunta. All'annuncio, un applauso lunghissimo - iniziato dalla presidente del Congresso riunito, la presidente dell'Assemblée Nationale Yael Braun-Pivet - è risuonato nella Salone dell'Aile du Midi del castello di Luigi XIV.

Il diritto all'aborto è sempre "in pericolo", alla "mercé di coloro che decidono" se riconoscerlo o meno, aveva avvertito il premier Gabriel Attal, secondo cui il voto riscatta "un debito morale" nei confronti di tutte le donne che "hanno sofferto sulla loro pelle". Con questa modifica costituzionale, ha proseguito il premier nell'intervento prima del voto, la Francia sarà "pioniera, fedele alla sua eredità di Paese faro dell'umanità" e "patria dei diritti dell'uomo e anche e soprattutto dei diritti della donna".

"Continueremo per quelle che resistono a Trump, Bolsonaro, Orban, Milei, Putin, Giorgia Meloni, senza dimenticare i mullah e i dittatori teocratici", gli ha fatto eco la senatrice socialista, Laurence Rossignol, suscitando le standing ovation del congresso a Versailles.

Le critiche

Non sono mancate le critiche, a cominciare da quelle del Vaticano e della conferenza episcopale di Francia (Cef). La Pontificia Accademia per la Vita ha avvertito che "proprio nell'epoca dei diritti umani universali, non può esserci un diritto a sopprimere una vita umana".

Mentre i vescovi francesi hanno lanciato un appello al digiuno e alla preghiera.

Anche diverse centinaia di manifestanti anti-abortisti si sono riuniti nei pressi della reggia, su iniziativa dell'associazione 'Marche pour la Vie', per protestare contro la riforma che, secondo sondaggi, avrebbe l'appoggio dell'80% dei francesi.

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