Parlamento Europeo

Europarlamento boccia utilizzo del termine “veggie burger”: 532 a favore e 78 contrari

Fidanza (FdI): "Carne resti carne: Parlamento Ue ha ristabilito regole universali"

Europarlamento boccia utilizzo del termine “veggie burger”: 532 a favore e 78 contrari

L’Unione Europea si prepara a vietare l’uso di denominazioni come “burger vegetale”, “salsiccia vegana” o “steak plant-based” per i prodotti che non contengono carne.

L’emendamento approvato dal Parlamento europeo introduce un divieto esplicito sull’utilizzo di termini tradizionalmente legati alla carne per descrivere alimenti a base vegetale. La misura rientra nella revisione del regolamento OCM (Organizzazione comune dei mercati agricoli) e, trattandosi di un regolamento europeo, sarà vincolante per tutti gli Stati membri una volta approvata in via definitiva.

Cosa cambia per produttori e consumatori

Finora la normativa europea vietava l’uso di termini come pollo, manzo, prosciutto o bacon per prodotti non di origine animale. Il nuovo emendamento amplia il campo di applicazione: anche nomi ormai consolidati nel linguaggio commerciale e nella grande distribuzione – come burger vegetale o salsiccia vegana – non potranno più essere impiegati.

L’obiettivo dichiarato è quello di tutelare la trasparenza e la chiarezza dell’informazione al consumatore, evitando qualsiasi rischio di confusione tra prodotti vegetali e carne vera e propria. Tuttavia, molte associazioni di categoria e realtà del settore plant-based denunciano il rischio di un ostacolo alla transizione alimentare sostenibile e alla libera concorrenza, sottolineando che i consumatori comprendono perfettamente la differenza tra “burger di carne” e “burger vegetale”.

Il dibattito europeo: tra chiarezza linguistica e libertà di mercato

La questione non è nuova. Già nel 2024 la Corte di giustizia dell’Unione Europea si era espressa sul tema, stabilendo che – in assenza di una definizione legale chiara e condivisa – gli Stati membri non possono vietare termini come “salsiccia” o “burger” per prodotti vegetali, purché le etichette non inducano in errore il consumatore.

Negli ultimi mesi, il tema è tornato al centro del dibattito politico e mediatico:

  • Le lobby agricole e zootecniche chiedono regole più rigide per proteggere il valore delle denominazioni tradizionali.
  • Le associazioni ambientaliste e le aziende del settore plant-based difendono invece il diritto di utilizzare termini ormai entrati nel linguaggio comune, ritenendoli utili per spiegare al consumatore la funzione culinaria del prodotto.
  • Diversi Stati membri si sono mostrati divisi: Francia e Italia favorevoli al divieto, mentre Paesi Bassi e Germania più inclini a una regolamentazione flessibile.

I prossimi passi dell’iter legislativo

Con l’approvazione del Parlamento, l’emendamento passa ora alla fase di trilogo, ovvero ai negoziati tra Parlamento europeo, Commissione e Consiglio. Qui dovrà essere trovata una posizione comune prima dell’adozione definitiva.

Non è escluso, però, che la Corte di giustizia UE venga nuovamente chiamata a pronunciarsi, soprattutto se dovessero emergere conflitti con il principio di libera informazione e con il precedente giurisprudenziale del 2024.

Fidanza (FdI), “Carne resti carne: Parlamento Ue ha ristabilito regole universali”

Soddisfazione è stata espressa dal capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo Carlo Fidanza:

“La carne deve essere carne, come tutte le produzioni che devono mantenere la propria originalità e non devono essere confuse con produzioni legittime, ma differenti”.

Sempre in tema di agricoltura, Fidanza si è espresso anche in merito alla sua iniziativa di portare alla Commissione Ue all’uso di fertilizzanti organici come il digestato “per favorire il lavoro di allevamenti zootecnici.