Dopo tre anni di guerra Zelensky e Putin pronti a parlarsi
"Se questa è l'unica soluzione per portare la pace ai cittadini ucraini lo farò, ma non sarò gentile con lui. Lo considero un nemico"

Prove tecniche di pace. Anche se probabilmente servirà molta più diplomazia dialettica.
Ma intanto un primo segnale è stato lanciato. Perché in queste ore il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky ha messo sul tavolo la sua disponibilità a impegnarsi in colloqui diretti con il presidente russo Vladimir Putin. E da Mosca non chiudono le porte.
L'obiettivo, evidentemente, porre fine a un conflitto iniziato ormai tre anni fa.
Ucraina: possibile svolta, Zelensky tende la mano a Putin
Ecco allora che appunto a tre anni dall'invasione della Russia, da Kiev arriva il primo segnale che potrebbe portare a una svolta.
Anche se probabilmente (conoscendo il carattere fumantino del personaggio) Zelensky dovrà smussare i toni perché nel proporre una prova di dialogo con Putin, il presidente dell'Ucraina in un'intervista alla stampa britannica non ha certo usato parole al miele nei confronti del numero uno del Cremlino:
"Se questa è l'unica soluzione per portare la pace ai cittadini ucraini, ma non sarò gentile con lui. Lo considero un nemico. E a dire il vero, credo che anche lui mi consideri un nemico".
Oltre alle "buone intenzioni", cosa chiede Kiev: il nodo Nato
Ma al di là della proposta di avviare un dialogo con Mosca, Zelensky chiede però evidentemente delle garanzie.
Il nodo principale (che però era stato il motivo che via via aveva indispettito sempre di più Putin fino ad arrivare alla decisione di invadere l'Ucraina) è ancora legato all'ingresso nella Nato che a Kiev ritengono ancora la soluzione ideale per andare avanti sulle trattative diplomatiche.
Tanto che Zelensky ha aggiunto:
"La nato è cruciale. Offre sostegno al nostro popolo e fiducia nel fatto che domani non saremo lasciati soli. Tuttavia, credo che dobbiamo garantire anche la nostra presenza fisica e non ridurre il nostro esercito. Il più grande esercito professionale deve essere in Europa, e l'Ucraina deve averlo".
L'altro nodo, la restituzione delle armi nucleari
Un passaggio, quello dell'ingresso Nato, spigoloso, non così immediato e di certo non senza difficoltà.
Ne è consapevole anche il presidente dell'Ucraina che ha allora messo sul tavolo un'altra questione non di poco conto, la restituzione delle armi nucleari:
"Restituiteci le nostre armi nucleari, forniteci sistemi missilistici, aiutateci a finanziare un esercito, spostate le vostre truppe in quelle parti del nostro Stato dove vogliamo che la situazione sia stabile. In questo modo la popolazione sarà tranquilla. Putin ha invaso l'Ucraina perché temeva che saremmo entrati nella Nato. Bene, l'America dice che l'Ucraina non può essere accolta nella Nato. Per logica, allora, Putin se ne deve andare dal nostro Paese".
Vale la pena ricordare che l'Ucraina aveva rinunciato alle armi nucleari nel 1994, poco dopo il crollo dell'Unione Sovietica.
Una decisione in qualche modo sofferta e allora non condivisa da tutti che era arrivata in cambio delle garanzie di sicurezza (poi in realtà disattese) riportate nel Memorandum di Budapest sottoscritto anche da Stati Uniti e Russia
La situazione dopo tre anni di guerra
In ogni caso, a Kiev è ormai opinione largamente condivisa che di tempo non ce n'è più molto, con una popolazione allo stremo e molte regioni completamente distrutte e in gran parte da ricostruire da zero.

Il punto della situazione, nella sua drammaticità, lo ha fatto lo stesso presidente ucraino:
"Abbiamo perso 45.100 soldati sul campo di battaglia dall'inizio dell'invasione della Russia nel febbraio 2022. In totale sono invece 390.000 i soldati feriti per difendere il nostro Paese".
La risposta del Cremlino
Le parole di Zelensky hanno suscitato l'immediata replica di Mosca. E anche dal Cremlino, pur aprendo all'incontro, non usano parole tenere nei confronti del presidente ucraino:
"Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha grossi problemi in termini di legittimità, ma nonostante questo la parte russa rimane aperta ai negoziati", ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dall'agenzia Tass.
Sulla questione del considerarsi nemici, invece, Peskov ha affermato che "non può e non deve esserci spazio per le emozioni, dovrebbe esserci spazio per l'analisi giuridica e il pragmatismo assoluto".
Dalla Russia, inoltre, fanno sapere che i contatti con gli Stati Uniti si sono intensificati negli ultimi giorni. Un altro passo avanti, dunque.
Il commento di Trump
Intanto, praticamente in contemporanea con le parole di Zelensky, il presidente americano Donald Trump continua a manifestare ottimismo riguardo la fine del conflitto.

Lo ha detto a margine di una conferenza stampa a Washington con il presidente israeliano Netanyahu:
"Gli Stati Uniti stanno avendo discussioni produttive e costruttive» con le autorità di Russia e Ucraina. Questa guerra non sarebbe mai dovuta iniziare, e dobbiamo mettere fine a questo massacro".
invece col presidente "democratico" stavamo andando dritti a schiantarci, speriamo a breve di rimuovere le sanzioni e di far respirare l'economia morta europea