GUERRA UCRAINA

Dopo la provocazione di Putin all’Europa, anche Trump ammette: “Questa situazione è un disastro”

Al termine del colloquio del presidente russo con gli emissari americani, il consigliere Ushakov parla solo di "generici progressi" e definisce "distruttivi" i tentativi diplomatici di Bruxelles

Dopo la provocazione di Putin all’Europa, anche Trump ammette: “Questa situazione è un disastro”

I colloqui per la pace in Ucraina restano in bilico. L’incontro fiume di oltre cinque ore al Cremlino tra Vladimir Putin e gli emissari statunitensi Steve Witkoff e Jared Kushner si è chiuso senza una vera svolta, lasciando emergere un quadro diplomatico sempre più fragile, segnato da tensioni crescenti con l’Europa e da un inedito pessimismo dello stesso Donald Trump.

Il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov, al termine del confronto, ha parlato di discussione “utile, costruttiva e sostanziale”, ma ha ammesso che “non esiste alcuna versione di compromesso del piano per l’Ucraina”. Alcune proposte americane “appaiono accettabili”, altre “suscitano critiche” e rendono necessario ancora “molto lavoro”. È il massimo riconoscimento dei risultati ottenuti: una formula vaga, che conferma la distanza tra le posizioni.

Le minacce di Putin all’Europa: “Se vogliono la guerra, siamo pronti”

Alla vigilia dell’incontro, Putin aveva inaugurato una nuova fase nella sua retorica: un attacco frontale all’Europa, accusata di voler “ostacolare i negoziati” e di sabotare gli sforzi diplomatici americani.

Vladimir Putin

Se l’Europa vuole scatenare una guerra, noi siamo pronti, anche subito”, ha scandito il presidente russo, aggiungendo che le proposte europee per modificare il piano di Trump sono “inaccettabili” e mirano unicamente a “bloccare l’intero processo di pace”.

Non solo: Putin ha persino negato che l’invasione dell’Ucraina sia una guerra “nel senso letterale, definendo l’azione militare russa “chirurgica”. Un’affermazione che stride con i quasi quattro anni di conflitto – undici, contando l’annessione della Crimea – e con la minaccia di nuove ritorsioni contro le navi straniere dirette ai porti ucraini.

La diplomazia americana in affanno

In parallelo, dagli Stati Uniti sono arrivati segnali di crescente frustrazione. Trump, che da settimane mostrava ottimismo sul possibile accordo, ha cambiato tono durante la riunione del suo gabinetto:

La guerra in Ucraina è un disastro. La nostra gente è in Russia per risolvere la situazione, ma non è affatto facile”, ha dichiarato, lasciando trasparire la complessità della trattativa.

Il segretario di Stato Marco Rubio

Il segretario di Stato Marco Rubio ha confermato solo “alcuni progressi”, evitando di sbilanciarsi. Washington ha inviato in Russia ben quattro documenti aggiornati sul piano di pace, ma la sostanza non cambia: il nodo territoriale resta irrisolto.

Mosca pretende il riconoscimento del proprio controllo sul Donbass e punta alla creazione di una “zona cuscinetto” nel nord dell’Ucraina. Kiev considera queste richieste inaccettabili e gli alleati europei si oppongono a qualsiasi concessione unilaterale.

Zelensky teme di essere abbandonato: “Qualcuno è stanco”

Intanto, il presidente ucraino Zelensky è tornato a lanciare l’allarme: alcuni Paesi “sono stanchi, e la preoccupazione è che gli Stati Uniti possano allentare la pressione diplomatica.

Zelensky avverte l'Europa: "La Russia prepara una grande guerra entro il 2030"
Volodymyr Zelensky

Gli inviati di Trump dovrebbero incontrare nelle prossime ore il leader ucraino in un Paese europeo non divulgato. Zelensky, parlando al Parlamento irlandese, ha chiesto una “pace senza umiliazioni” e ha ribadito che Mosca dovrà rispondere della sua aggressione.

Dialogo Mosca-Washington: passi avanti minimi, tensioni in aumento

Nonostante il gelo sui punti cruciali, Ushakov assicura che i contatti proseguiranno e che non è escluso – ma neppure previsto – un eventuale incontro diretto tra Putin e Trump, condizionato al “lavoro di staff e dei ministeri degli Esteri”.

Ma la percezione generale è di uno stallo, aggravato da un clima retorico sempre più incendiario. La Russia accusa l’Europa di “essere dalla parte della guerra”, mentre Bruxelles vede nelle parole di Putin l’ennesimo tentativo di dividere l’Occidente.

A oggi, la distanza tra le parti appare intatta: Washington tenta di mediare, Mosca alza i toni, Kiev resiste ma teme l’isolamento, l’Europa rifiuta compromessi territoriali. E mentre la diplomazia si arena, la guerra continua a scorrere ai margini dei tavoli negoziali. In questo quadro, l’unico spiraglio è la conferma che il dialogo non si è interrotto. Ma è una speranza fragile, sospesa tra minacce, diffidenze e un equilibrio geopolitico più instabile che mai.