Sette uomini, accusati da Hamas di collaborazionismo con Israele, sono stati giustiziati in una pubblica piazza da miliziani armati. La prossima fase prevede che i terroristi lascino le armi, intanto l’esercito israeliano ha ucciso altri palestinesi. Reggerà la pace?
Hamas fucila presunti “collaborazionisti”
La violenza dei miliziani armati di Hamas torna a esplodere tra le strade di Gaza, lo si evince dal video diffuso che mostra i sette prigionieri inginocchiati, le mani legate dietro la schiena, circondati dalla folla.
Dietro di loro, i guerriglieri del movimento islamista con il volto coperto, le armi puntate e gli spari che si sentono chiaramente, seguiti da urla e qualche applauso.
Secondo l’organizzazione terroristica, gli uomini uccisi hanno fornito informazioni all’intelligence israeliana. Hamas ha definito le esecuzioni una punizione esemplare e ha annunciato che altre condanne simili verranno eseguite nei prossimi giorni.
Nelle ore in cui firmava “l’accordo di pace” a Sharm, Hamas a Gaza ha condotto almeno 33 esecuzioni sommarie di palestinesi che ritiene “traditori”, mentre invitava altri palestinesi a filmare la scena
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— jacopo iacoboni (@jacopo_iacoboni) October 14, 2025
Scontri tra terroristi e clan locali
Fonti locali parlano di scontri sempre più frequenti tra Hamas e alcune potenti famiglie palestinesi che nel caos degli ultimi anni hanno assunto un ruolo di potere alternativo nella Striscia.
Tra i clan più influenti figurano gli al Majaida di Khan Yunis e i Dughmush della città di Gaza, ma anche i nuclei di Hossam al Astal, gli al Baker e i Dommush.
Queste famiglie, forti di una struttura tribale coesa e di un arsenale indipendente, si oppongono da tempo all’egemonia di Hamas, accusandolo di monopolizzare il potere e interferire nei loro affari.
L’accusa di collaborazionismo come pretesto
Molti di questi gruppi, inoltre, avrebbero avuto in passato legami con Fatah, il movimento rivale espulso dalla Striscia nel 2007. Ora, approfittando del vuoto di potere lasciato dai bombardamenti israeliani e dal fragile cessate il fuoco, i clan stanno tentando di riconquistare spazio politico e militare.
Hamas, dal canto suo, accusa i rivali di collaborare con Israele o di aver attaccato i convogli umanitari durante i due tremendi anni di guerra.
L’accusa di collaborazionismo sarebbe però solo un pretesto per eliminare gli oppositori interni e riaffermare il controllo sul territorio.
Trump nomina Hamas polizia temporanea
Nel frattempo, il gruppo islamista ha ottenuto un riconoscimento formale dall’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump come forza di polizia temporanea incaricata di mantenere l’ordine nelle aree evacuate dall’Idf (l’esercito israeliano).
Circa 7mila uomini sarebbero già stati dispiegati per controllare le zone più instabili della Striscia. Ma i video delle esecuzioni e le purghe interne sollevano seri dubbi sulle reali intenzioni del movimento.
Nelle prossime fasi della pace, i guerriglieri saranno chiamati a deporre le armi ma non sembrano di certe intenzionati a farlo.
Israele ha ucciso cinque palestinesi
La tensione resta altissima anche a causa di Israele. Ieri, nel quartiere di Shejaiya, a est di Gaza City, l’esercito israeliano ha aperto il fuoco contro un gruppo di palestinesi, uccidendone almeno cinque.
Tel Aviv ha giustificato l’azione sostenendo che gli uomini si erano avvicinati troppo alle postazioni militari oltre la linea gialla.
Questi nuovi episodi rischiano di far naufragare il già fragile accordo di pace mediato da Washington.