Dazi boomerang, anche Musk avverte Trump: "Non ho più componenti per fabbricare le Tesla"
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Magari per chi la vuole vendere (come la coppia Fratoianni-Piccolotti) potrebbe presentarsi l'affare della vita, ma di certo le novità delle ultime ore riguardo l'universo Tesla sono davvero un paradosso.
E chissà che non vadano a minare ulteriormente i rapporti, fino a poche settimane fa idilliaci, tra Elon Musk e Donald Trump.
E si perché l'allarme lanciato in queste ore dal magnate di origine sudafricana ha quasi dell'incredibile: a causa dei dazi americani Musk non avrebbe infatti più componenti per fabbricare le Tesla.
I dazi Usa e il paradosso nei mercati americani
Come molti analisti avevano preannunciato da tempo, i dazi, uno dei mantra di Donald Trump fin dalla campagna elettorale per la Casa Bianca, rischiano di tramutarsi in un clamoroso boomerang.
Del resto, già nei giorni scorsi numerosi cittadini "comuni" non hanno mancato di esternare le loro perplessità di fronte al primo pericolo per l'economia che era stato paventato coi dazi: l'aumento dell'inflazione e dei prezzi al consumo.
Dai beni di più stretta quotidianità (i supermercati stanno avendo un crollo di vendite e parecchi americani stanno scegliendo i Discount) a quelli più sofisticati come ad esempio elettrodomestici e appunto anche le automobili.
Senza contare appunto in queste ore l'allarme lanciato da Musk in difficoltà nel tenere i ritmi di produzione della Testa.

Mancano i componenti, stabilimenti Tesla in difficoltà
Una situazione particolare, anomala e forse inaspettata per Musk, che in queste ore ha preso carta e penna e ha scritto un'accorata lettera al suo presidente Donald Trump.
A dir la verità, la lettera, con mittente Tesla e destinatario il rappresentante per il commercio americano Jamieson Greer (ma di fatto indirettamente la Casa Bianca), non recava alcuna firma.
Ma il contenuto era chiarissimo: una serie di lamentele contro la politica dei dazi e in generale la politica economica della Casa Bianca pur manifestando nella missiva tutto il favore e l'apprezzamento dell'azienda per il commercio equo.
I punti chiave e la richiesta all'Amministrazione Trump
Nella lettera del colosso elettrico dell'auto sono evidenziati alcuni punti chiave.
Come ad esempio che "anche Tesla è vulnerabile a potenziali mosse di ritorsione da parte di altri Paesi in seguito all’intensificarsi dello scontro commerciale" che si sta concretizzando con la politica dei dazi.
E ancora: "...i dazi potrebbero aumentare i costi di produzione dei veicoli negli Usa e renderli meno competitivi quando vengono esportati all’estero".
Infine, nella missiva è contenuto l'invito a evitare di rendere più costosa l’importazione di minerali che scarseggiano negli Stati Uniti. In primis, litio e cobalto.

Tesla, antenne dritte su mercati e affari
Del resto, non è un mistero che all'interno dell'azienda le preoccupazioni non siano rivolte solo alle politiche sui dazi di Trump, ma anche la stessa discesa in campo del numero uno (Musk) ha portato più di uno scossone che sta preoccupando non poco i responsabili degli uffici vendite.
Da inizio anno il titolo ha infatti perso più del 40%.
Soprattutto in Europa, dove va avanti il boicottaggio per la crescente ostilità verso Musk. Emblematico come accennato all'inizio il caso Piccolotti-Fratoianni in Italia.
A febbraio le vendite in Germania sono diminuite del 76%, in Francia del 45%, in Svezia del 42%.
Infine Cina è stato registrato un crollo del 49%.
Penso che i dazi vanno messi sui prodotti di provenienza da paesi come cina India vietnam ... che sfruttano la manodopera , non vi sono i costi che abbiamo in occidente ... etc etc sono loro che rovinano il mercato .