Crosetto: "A Gaza negati i valori della nostra civiltà, Netanyahu torni a ragionare"
In un attacco aereo uccisa famiglia di 8 persone. Unicef: a Gaza 12mila bambini gravemente malnutriti

La situazione a Gaza continua a peggiorare drammaticamente. Nelle ultime ore, un attacco aereo israeliano ha provocato la morte di una famiglia di otto persone, tra cui sei bambini, nel quartiere di al-Zeitun, a sud-est di Gaza City.
Nelle stesse ore, cinque giornalisti palestinesi di Al Jazeera sono stati uccisi in un altro bombardamento vicino all’ospedale Al Shifa, nel nord della Striscia.
Questi eventi tragici si inseriscono in un contesto di violenze continue e segnano un ulteriore aumento della crisi umanitaria, suscitando dure reazioni a livello internazionale, tra cui quella del ministro della Difesa italiano Guido Crosetto.
Effettuato primo aviolancio dell'iniziativa umanitaria "Solidarity Path Operation2", missione della Difesa italiana condotta con velivoli militari italiani, carichi di generi di prima necessità destinati alle aree più isolate e difficilmente raggiungibili della Striscia di Gaza.… pic.twitter.com/M690OuhcJj
— Ministero Difesa (@MinisteroDifesa) August 9, 2025
Crosetto: “Non è una guerra, ma una negazione dei diritti”
In un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso una condanna netta e senza mezzi termini sulla gestione del conflitto a Gaza.
“Quel che sta accadendo è inaccettabile. Non siamo di fronte a una operazione militare con danni collaterali, ma alla pura negazione del diritto e dei valori fondanti della nostra civiltà”, ha dichiarato, sottolineando l’impegno dell’Italia sul fronte degli aiuti umanitari. Ma per Crosetto “oltre alla condanna bisogna ora trovare il modo per obbligare Netanyahu a ragionare”.
Il ministro ha distinto tra l’obiettivo legittimo di “liberare Gaza da Hamas” e l’azione che si sta concretizzando, ovvero “cacciare un popolo dalla sua terra”, definendo quest’ultima una scelta “del tutto impropria”.
Proposte come il riconoscimento dello Stato di Palestina, per Crosetto, rischiano però di essere solo “provocazioni politiche”, se non inserite in un percorso più ampio che passi per la storica risoluzione ONU dei “due popoli, due Stati”. Questo approccio, ha spiegato, deve difendere sia il diritto della Palestina ad avere uno Stato sia la sicurezza di Israele, “che significa estirpare il terrorismo di Hamas”.
Crosetto si è detto preoccupato per l’inevitabile catastrofe umanitaria che potrebbe scaturire, affermando che nessun governo europeo ha finora deciso di andare a Gaza come invece è avvenuto per Kiev, perché “troverebbe come interlocutore un governo, quello di Israele, che non è disposto a dialogare, avendo assunto una linea fondamentalista e integralista”.
Secondo il ministro, l’attuale strategia di Israele non è più una difesa legittima, ma “un progetto di conquista di un territorio straniero mettendo in conto una catastrofe umanitaria”.

Sulle eventuali sanzioni, Crosetto ha suggerito che “l’occupazione di Gaza e alcuni atti in Cisgiordania segnano un salto di qualità davanti al quale vanno prese decisioni che obblighino Netanyahu a ragionare. Non sarebbe una mossa contro Israele, ma un modo per salvare quel popolo da un governo che ha perso ragione e umanità”.
Il ministro ha infine sottolineato l’importanza di distinguere sempre tra governi, Stati e popoli, citando in parallelo la situazione anche con la Russia e Vladimir Putin.
Famiglia sterminata e cinque giornalisti uccisi
Oggi, 11 agosto 2025, nel quartiere di al-Zeitun, un raid aereo israeliano ha colpito una famiglia composta da otto persone: madre, padre e sei figli sono stati tutti uccisi, secondo quanto riferito dai corrispondenti dell’agenzia palestinese Wafa, che hanno citato fonti mediche locali.
Parallelamente, nella parte nord della Striscia, un altro bombardamento ha preso di mira un gruppo di giornalisti di Al Jazeera nei pressi dell’ospedale Al Shifa. Cinque reporter hanno perso la vita: Anas al Sharif, Mohammed Qreiqeh, e i fotoreporter Ibrahim Zaher, Moamen Aliwa e Mohammed Noufal. L’esercito israeliano ha confermato l’attacco, affermando che l’obiettivo era Al Sharif, accusato di far parte di Hamas e di guidare una cellula terroristica, accuse sempre negate dal giornalista e dalla sua testata.

Anas al Sharif era uno dei volti più noti del giornalismo palestinese e un testimone prezioso di quanto avveniva nella Striscia, dove dall’inizio della guerra è vietato l’ingresso ai reporter stranieri. Secondo il Committee to Protect Journalists, organizzazione che tutela la sicurezza dei giornalisti nel mondo, Al Sharif era stato oggetto nelle ultime settimane di una campagna diffamatoria dell’esercito israeliano, soprattutto dopo aver documentato la grave crisi alimentare.
Un video molto condiviso mostrava il giornalista in lacrime mentre raccontava gli effetti della privazione di cibo sui palestinesi, e in un messaggio inviato alla redazione confessava di non avere più la forza per continuare il lavoro.