Costringe l'amico pedofilo che avrebbe molestato sua figlia a scavarsi la fossa e lo porta al suicidio
Vyacheslav (Slava) Matrosov, 35 anni, è tornato da moglie e figlie dopo sei mesi: ha raccontato di aver agito dopo aver scoperto che Oleg Sviridov avrebbe molestato la figlia di 6 anni.
Ha costretto il suo migliore amico a scavare una fossa per il suo stesso corpo, obbligandolo poi a suicidarsi. Dopo pochi mesi di carcere è già libero e, nel suo Paese - la Russia - gode dell'appoggio dell'opinione pubblica. Il motivo? Si tratta di un padre che ha scoperto che il suo amico avrebbe abusato sessualmente della sua bambina, di soli sei anni.
Giustizialismo, disperazione e un'evidente peso dell'opinione pubblica in questo drammatico fatto di cronaca.
Uccide l'amico pedofilo, fuori dopo 18 mesi
E' ovviamente una storia che fa discutere quella di Vyacheslav (Slava) Matrosov, 35 anni, riammesso a casa con un anno di anticipo. C'è stata un'ondata di simpatia in Russia per il padre che ha costretto il presunto pedofilo - e suo migliore amico - Oleg Sviridov, 32 anni, a scavare la propria tomba in una foresta.
Matrosov sostiene di aver scoperto le prove dei presunti crimini del suo amico mentre stavano bevendo insieme. Secondo la versione riportata dal padre 35enne, la sua bimba di 6 anni era fra e vittime dell'ex amico. Stando al racconto del padre di famiglia, la stretta amicizia si è interrotta quando il padre avrebbe trovato filmati inequivocabili sul cellulare del suo amico, che mostravano Sviridov che costringeva sua figlia a compiere un atto sessuale su di lui.
Gli investigatori hanno concluso che Sviridov si è tolto la vita dopo una rissa con l'amico, nella foresta.
Il corpo di Oleg Sviridov, 32 anni, è stato trovato vicino al villaggio di Vintai in una tomba che i pubblici ministeri ritengono sia stato costretto a scavare da solo.
Il sostegno e la petizione
Matrosov è stato inizialmente trattenuto con l'accusa di omicidio, ma ciò ha innescato una protesta pubblica in Russia. Nell'aprile 2022 è stato condannato per "incitamento" al suicidio del suo amico dal tribunale Krasnoglinsky di Samara e condannato a 18 mesi in una colonia penale russa a regime severo, ma ora è già a casa.
Il 35enne, ex operaio di una fabbrica di motori a razzo, avrebbe potuto essere incarcerato per 15 anni se fosse stato accusato di omicidio. C'è stata un'ondata di sostegno pubblico nella regione di Samara dopo che la vicenda è balzata alle cronache internazionali. La gente del posto nel villaggio di Pribrezhnoye ha raccolto fondi per le sue spese legali iniziali. Una petizione firmata da 2.500 persone chiedeva che fosse completamente assolto.
L'uomo, tornato a casa, ha postato una foto con la moglie Natalya Matrosova - sua coetanea - e le loro due figlie, con le parole: 'Casa. Amo molto.' Il grande accusato della vicenda non può più fornire la sua versione dei fatti.