Dopo il fermo

Cosa succede ora agli italiani fermati in Israele sulla Flotilla

I parlamentari sono già stati rilasciati. Gli scenari per gli altri 42 nostri connazionali

Cosa succede ora agli italiani fermati in Israele sulla Flotilla

L’esercito israeliano ha bloccato i membri della Global Sumud Flotilla diretta a Gaza. Per molti dei detenuti, però, la prigionia potrebbe concludersi rapidamente. Tra i 46 italiani fermati, l’iter dopo lo stop in mare è già avviato: le procedure possono terminare rapidamente per chi accetta l’espulsione volontaria dal paese.

Secondo quanto comunicato dal Servizio penitenziario israeliano (IPS), oltre 200 attivisti della Flotilla sono stati trasferiti al carcere di Ktzi’ot, nel deserto del Negev, dove saranno sottoposti a procedimenti legali gestiti dall’Autorità per la Popolazione e l’Immigrazione.

Liberati i parlamentari italiani

I primi a essere rilasciati dalle autorità israeliane sono stati quattro parlamentari italiani:

  • Marco Croatti (M5S, senatore)
  • Annalisa Corrado (eurodeputata, AVS)
  • Arturo Scotto (deputato, PD)
  • Benedetta Scuderi (eurodeputata, AVS).

I parlamentari erano a bordo della Flotilla e sono stati fermati vicino alla costa di Gaza. Su richiesta del ministro degli Esteri Antonio Tajani, in contatto con il collega israeliano Gideon Saar, è stata ottenuta la liberazione immediata. I parlamentari sono stati trasferiti all’aeroporto di Tel Aviv e partiranno per Roma con il volo di linea IZ 335, assistiti dal personale dell’ambasciata.

L’ambasciata italiana a Tel Aviv ha inoltre predisposto personale del consolato al porto di Ashdod per visite consolari e per sollecitare la liberazione di tutti gli altri italiani detenuti.

Tra i fermati anche giornalisti italiani

Tra gli italiani ancora in custodia ci sono anche giornalisti:

  • Lorenzo D’Agostino (Il Manifesto)
  • Saverio Tommasi (Fanpage)
  • Barbara Schiavulli (Radio Bullets)
  • Alessandro Mantovani (Il Fatto Quotidiano).

Dal carcere all’espulsione: iter e procedure

Dopo gli abbordaggi della Marina israeliana, le operazioni di trasbordo e sbarco dei membri della Flotilla si sono concluse in poche ore. Secondo la Farnesina, dei 450 membri della spedizione, 42 italiani sono ancora in custodia (su un totale di 46).

I detenuti vengono trasferiti al centro detentivo di Ketziot, vicino a Be’er Sheva, senza interrogatori o procedure giudiziarie complesse. Viene chiesto loro se accettano l’espulsione volontaria entro 24-48 ore. Chi rifiuta sarà sottoposto a un breve procedimento giudiziario, dopo il quale un giudice può decretare l’espulsione coatta, normalmente entro 72 ore.

Rientro in Italia: voli charter e coordinamento diplomatico

Le autorità consolari italiane a Tel Aviv visiteranno i connazionali detenuti per verificare le condizioni e facilitare i contatti con i familiari. Per il rimpatrio, Israele sta valutando l’organizzazione di voli charter verso due capitali europee.

Il ministro Tajani ha confermato che già oggi potrebbero partire i primi italiani, soprattutto coloro che accetteranno l’espulsione volontaria. Chi rifiuta, dovrà attendere il provvedimento giudiziario israeliano, previsto entro 48-72 ore.

Tajani ha inoltre discusso con il collega israeliano la condizione legale dei parlamentari italiani, confermando la loro immunità e chiedendo di accelerare le procedure per la liberazione di tutti i cittadini italiani fermati.