Cosa significa riconoscere lo stato di Palestina e quali sono i Paesi che lo hanno già fatto
Oltre 140 Paesi su 193 aderenti all'Onu lo hanno già fatto

Non solo uno scenario ultradecennale di guerra, sangue e violenza. Ma un vero e proprio rompicapo geopolitico dove mettere a posto i pezzi del puzzle è stata finora un'impresa mai riuscita completamente nonostante l'impegno negli anni delle diplomazie internazionali.
Il riconoscimento dello Stato di Palestina è una questione politica e diplomatica di enorme rilevanza nel contesto appunto ultradecennale del conflitto israelo-palestinese.
Negli ultimi mesi, al di là della situazione ad altissima tensione e orrore a Gaza, la questione è tornata d'attualità perché alcuni Paesi europei — come Spagna, Irlanda e Norvegia — hanno annunciato ufficialmente il riconoscimento della Palestina come Stato sovrano.
Di fatto, rilanciando un dibattito che coinvolge principi di diritto internazionale, geopolitica e diritti umani.
Cosa significa realmente riconoscere uno Stato, le conseguenze, chi l'ha fatto
Ma soprattutto è interessante capire quali sono le conseguenze sul piano internazionale. E quanti e quali Paesi (gli ultimi appunto Spagna, Irlanda e Norvegia) hanno già fatto questo passo.
Trattati e documenti internazionali alla mano, riconoscere uno Stato significa attestare che una determinata entità territoriale e politica possiede i requisiti fondamentali di statualità.
Nella fattispecie:
- un territorio definito
- una popolazione permanente
- un governo
- la capacità di intrattenere relazioni con altri Stati.
Nelle ultime settimane, il dibattito ad esempio si è focalizzato molto proprio sul terzo punto perché sono in molti tra gli osservatori internazionali a nutrire forti perplessità sulle credenziali di Hamas.
Ad ogni modo, il riconoscimento può essere bilaterale (da parte di un singolo Stato) o collettivo (ad esempio tramite organismi internazionali).
E in ogni caso, si tratta di un atto eminentemente politico, che può avere forti implicazioni diplomatiche.
Il caso della Palestina, che rompicapo geopolitico
La Palestina ha proclamato la propria indipendenza nel 1988, con l’appoggio dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).
Nonostante l'occupazione israeliana, molti Stati hanno riconosciuto la Palestina come Stato.
Tuttavia, altri — come gli Stati Uniti, il Regno Unito e la maggior parte dei Paesi dell’Europa occidentale — hanno evitato un riconoscimento formale, sostenendo che tale passo dovrebbe derivare da un processo negoziale con Israele.
Nel 2012, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha concesso alla Palestina lo status di "Stato osservatore non membro", un riconoscimento simbolico, ma importante visto che in molti lo hanno sempre considerato come un punto di partenza per arrivare a una soluzione del conflitto e a una definizione geopolitica condivisa.
I Paesi che riconoscono la Palestina
Secondo le stime aggiornate, oltre 140 Paesi su 193 membri dell’ONU hanno riconosciuto formalmente lo Stato di Palestina.
Eccoli suddivisi nelle varie zone geografiche del mondo:
- America Latina: Brasile, Argentina, Cile, Messico, Venezuela e la maggior parte dei Paesi dell’area.
- Africa: quasi tutti i Paesi africani, tra cui Sudafrica, Nigeria, Algeria, Egitto.
- Asia: Cina, India, Indonesia, Vietnam, e molti Paesi a maggioranza musulmana.
- Europa: oltre ai recenti riconoscimenti di Spagna, Norvegia e Irlanda (2024), anche Svezia (2014), Cipro, Repubblica Ceca (prima dell’adesione all’UE), Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Bulgaria.
- Medio Oriente: quasi unanimemente favorevole, tranne Israele.
Al contrario, Israele, Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Francia e Italia non hanno ancora riconosciuto la Palestina come Stato sovrano.
Negli ultimi mesi, il Centrosinistra e in particolar modo il segretario nazionale del Partito democratico Elly Schlein sono andati in pressing sulla premier Giorgia Meloni per riconoscere lo Stato di Palestina.
Le implicazioni geopolitiche del riconoscimento
Vale la pena ribadire che il riconoscimento ha un valore soprattutto politico e simbolico.
Può rafforzare la posizione dei palestinesi nei negoziati di pace e aumentare la pressione internazionale su Israele.
Ma senza un effettivo controllo del territorio e senza una soluzione concordata con Israele, il riconoscimento non porta automaticamente alla realizzazione piena della sovranità palestinese.
Allo stesso tempo, per alcuni Paesi, il riconoscimento può deteriorare i rapporti diplomatici con Israele e con alleati come gli Stati Uniti, anche se è opinione largamente condivisa che possa essere un passo nella costruzione di una soluzione a due Stati, ancora oggi lontana ma da sempre auspicata.