L’intervento pubblico che ha caratterizzato la cerimonia non sarebbe stato tollerato dalle forze di sicurezza iraniane.
Secondo le testimonianze dei familiari, Mohammadi sarebbe stata fermata con violenza e percossa prima di essere condotta in arresto.
L’avvocato Khosrow Alikordi, era noto per aver assistito manifestanti incarcerati e familiari delle vittime della repressione seguita alle proteste del 2022, scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini mentre si trovava sotto custodia della polizia morale per una presunta violazione delle regole sull’hijab.
Alikordi, 45 anni, era stato trovato senza vita nel suo ufficio; la versione ufficiale della polizia iraniana aveva parlato di un infarto, ma numerosi colleghi avevano sollecitato un’indagine indipendente.
La mobilitazione sulla morte sospetta dell’avvocato pro diritti umani
Ottantuno avvocati, tra cui la celebre attivista Nasrin Sotoudeh, hanno chiesto chiarimenti alle autorità.
L’organizzazione Iran Human Rights, con sede in Norvegia, ha dichiarato di nutrire forti sospetti addirittura su un possibile coinvolgimento statale nella morte del legale.
In passato il legale, proprio per la sua attività a tutela dei diritti umani, era stato più volte arrestato, condannato alla detenzione, sospeso dall’attività professionale e costretto all’esilio, con l’accusa di “propaganda contro lo Stato”.
La posizione di Mohammadi, l’epilogo della manifestazione
Durante la commemorazione, a una settimana dalla morte dell’avvocato, Mohammadi ha pronunciato il nome di Majidreza Rahnavard, giovane manifestante giustiziato pubblicamente nel dicembre 2022 dopo un processo giudicato irregolare da numerose organizzazioni internazionali.
La folla ha poi iniziato a scandire slogan contro la guida suprema Ali Khamenei, facendo degenerare la situazione.
E’ stato in quel momento che le unità speciali della polizia, intervenute in assetto antisommossa, hanno disperso i presenti e arrestato diversi partecipanti.
Oltre a Mohammadi, sarebbero state fermate almeno altre otto persone, tra cui la giornalista Sepideh Gholian, nota per le sue denunce sulle condizioni carcerarie in Iran, e altre attiviste.
Secondo fonti locali, i detenuti si troverebbero ora in una struttura legata ai servizi di intelligence dei Pasdaran.
La storia tormentata del Premio Nobel per la Pace
Mohammadi, insignita del Nobel per la Pace nel 2023 aveva già denunciato nei mesi scorsi di aver ricevuto minacce di morte.
Nonostante ciò, ha continuato la sua attività pubblica.
Pochi giorni prima dell’arresto, aveva firmato un articolo su Time in cui ripercorreva quarant’anni di proteste soffocate nel sangue, sottolineando come la società iraniana continui a resistere nonostante repressione, carcere e lutti.
Secondo l’attivista, il potere politico-religioso iraniano è ormai in aperto conflitto con la propria popolazione, ma la forza non basterà a fermare la richiesta di libertà, giustizia e di una transizione dall’autoritarismo a un sistema democratico.
Il commento del Comitato Premio Nobel
In queste ore è arrivato il commento alla vicenda da parte del Comitato Premio Nobel:
“Il Comitato Nobel norvegese è profondamente preoccupato per il brutale arresto di Narges Mohammadi insieme ad altri attivisti. Il Comitato invita le autorità iraniane a chiarire immediatamente dove si trova Mohammadi, garantirne sicurezza e integrità e a rilasciarla senza condizioni”.