Volodymyr Zelensky ha preso la parola alla seconda giornata dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, lanciando un appello durissimo alla comunità internazionale.
“Il diritto internazionale è al collasso, le istituzioni sono deboli, e oggi non ci sono garanzie di sicurezza se non amici e armi”, ha scandito il presidente ucraino, invitando i Paesi presenti a non restare in silenzio davanti all’aggressione russa.
Today, no one but ourselves can guarantee security. Only strong alliances. Only strong partners, only our own weapons. The 21st century isn’t much different from the past. If a nation wants peace, it still has to work on weapons. It’s sick but real. Weapons decide who survives. pic.twitter.com/a3doc7Xyv8
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) September 24, 2025
Secondo Zelensky, fermare Putin ora è non solo un imperativo morale, ma anche un calcolo di convenienza:
“Bloccare questa guerra oggi è più economico che costruire bunker sotterranei domani, più conveniente che difendere porti e infrastrutture da droni navali o, peggio, chiedersi chi sarà il primo a montare una testata nucleare su un semplice drone”.
Zelensky: “La guerra non è solo in Ucraina”
Dal palco del Palazzo di Vetro, il leader di Kiev ha ribadito che il conflitto non riguarda più soltanto il suo Paese.
“L’Ucraina è solo la prima, i droni russi stanno già sorvolando l’Europa, le operazioni si stanno diffondendo oltre i nostri confini. Putin vuole espandere questa guerra e nessuno può sentirsi al sicuro”.

Un avvertimento diretto all’Europa, che secondo Zelensky non può limitarsi a sanzioni parziali o a una diplomazia esitante.
“Dipende da voi – ha incalzato –. Se i prigionieri torneranno a casa, se i bambini rapiti verranno liberati, se gli ostaggi saranno salvati, dipende da quanto deciderete di sostenere l’Ucraina e di colpire la Russia anche sul fronte commerciale”.
L’asse con Trump e il pressing sull’Europa
Le parole di Zelensky sono arrivate dopo il rinnovato sostegno degli Stati Uniti, con Donald Trump che ha parlato di una vittoria ucraina possibile e del ritorno ai confini precedenti all’invasione. Un annuncio che, come ammesso dallo stesso presidente ucraino, lo ha “un po’ sorpreso” ma anche rafforzato.
Zelensky, in un’intervista a Fox News, ha sottolineato che “il presidente Trump ha capito che serve maggiore pressione sulla Russia. Quella dell’Europa non è sufficiente. Bisogna colpire il sistema energetico, finanziario e bancario della Federazione russa”.
Un invito all’azione che potrebbe però comportare conseguenze pesanti anche per l’Europa, chiamata a schierarsi su dazi e misure dure che rischiano di colpire partner commerciali come India e Cina, grandi importatori di petrolio russo.
La corsa agli armamenti e la minaccia dei droni
Nel suo discorso, Zelensky ha denunciato la “corsa agli armamenti più distruttiva della storia”, resa ancora più pericolosa dall’impiego di intelligenza artificiale nelle armi e dai droni capaci di colpire a migliaia di chilometri di distanza.
“In passato solo i Paesi più potenti potevano permetterseli, oggi chiunque può usarli. È solo questione di tempo prima che droni combattano contro altri droni e colpiscano persone in completa autonomia”.

Un fenomeno che, secondo il presidente ucraino, ridisegna i confini della sicurezza globale:
“Il 21° secolo non è diverso dal passato: senza armi e senza alleati potenti, nessuna legge internazionale funziona”.
Davanti ai leader riuniti, Zelensky ha concluso con un monito:
“Non restate in silenzio mentre la Russia continua a trascinarci in guerra. Unitevi a noi nella difesa del diritto internazionale. Perché, alla fine, la pace dipende da tutti noi”.
Il fronte diplomatico: Lavrov incontra Rubio
Mentre Zelensky parlava all’Assemblea, a margine del vertice si è svolto un incontro delicato tra il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il segretario di Stato americano Marco Rubio.
Secondo Washington, Rubio ha ribadito l’appello del presidente Trump a “fermare le uccisioni” e ha chiesto a Mosca “passi significativi verso una pace duratura”.

Dal canto suo, Lavrov ha accusato Kiev e alcune capitali europee di voler prolungare il conflitto, ma ha confermato l’interesse di Mosca a “trovare una soluzione pacifica”, citando le intese raggiunte nel vertice russo-americano di Anchorage.
Un incontro durato circa cinquanta minuti, definito dalle due parti “un’occasione per riaffermare la volontà di cooperare” ma che non sembra avere sciolto i nodi fondamentali del conflitto.
