Il Qatar ha annunciato l’intenzione di intraprendere un’azione legale contro Israele davanti alla Corte penale internazionale (CPI), dopo che un raid delle Forze di difesa israeliane ha colpito obiettivi a Doha, uccidendo membri di Hamas e causando la morte di un cittadino qatariano.
HE Dr. Mohammed bin Abdulaziz bin Saleh Al-Khulaifi @Dr_Al_Khulaifi, Minister of State at the Ministry of Foreign Affairs, will hold a press conference on the sidelines of the signing of a Declaration of Principles between the Government of the Democratic Republic of the Congo… pic.twitter.com/YTG77EwEk6
— Ministry of Foreign Affairs – Qatar (@MofaQatar_EN) July 19, 2025
La decisione, resa nota la sera del 18 settembre 2025, segna una svolta nei rapporti già tesi tra i due Paesi, che non intrattengono relazioni diplomatiche.
Il raid a Doha e le sue conseguenze
Il 9 settembre 2025 Israele ha condotto un bombardamento su un compound nell’area di West Bay Lagoon, uno dei quartieri centrali e più moderni della capitale qatariana. Secondo il governo di Tel Aviv, l’attacco era mirato contro una delegazione di Hamas che si trovava in città per partecipare ai colloqui di mediazione in corso da mesi tra Israele e il movimento palestinese, con l’obiettivo di raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
L’operazione, definita da Israele come parte della sua nuova strategia di colpire i leader di Hamas anche all’estero con “attacchi mirati”, ha provocato la morte di sei membri dell’organizzazione palestinese e di una guardia di sicurezza qatariana. Hamas ha confermato che a essere colpita è stata la sua delegazione presente a Doha per i negoziati, mentre da parte israeliana si è sottolineato che nessuno dei principali dirigenti presi di mira è rimasto ucciso.
Il contesto immediato era stato segnato da un attentato dell’8 settembre a Gerusalemme, rivendicato da Hamas, che aveva fatto temere un’escalation delle operazioni israeliane anche oltre i confini.
La reazione di Israele
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rivendicato pubblicamente l’attacco, giudicandolo “giustificato” alla luce dei rapporti tra il Qatar e Hamas. In una conferenza stampa ha accusato il Paese del Golfo di ospitare, sostenere e finanziare il movimento palestinese, aggiungendo che avrebbe potuto esercitare pressioni decisive sul gruppo ma avrebbe scelto di non farlo. Per queste ragioni, secondo Netanyahu, l’azione militare era legittima e necessaria.

Si è trattato del primo attacco israeliano diretto contro obiettivi in Qatar, un Paese che mantiene storici legami con Hamas ma che è al tempo stesso un importante alleato degli Stati Uniti nella regione.
La risposta del Qatar e la via giudiziaria
La reazione qatariana non si è fatta attendere. Nei giorni immediatamente successivi al raid, Doha ha convocato un vertice straordinario con la Lega Araba e l’Organizzazione per la Cooperazione Islamica, riunendo quasi 60 Paesi per chiedere una risposta politica e diplomatica forte contro Israele.
Parallelamente, il ministro di Stato Mohammed bin Abdulaziz Al-Khulaifi ha reso noto, tramite un messaggio pubblicato sul suo account X, di aver avuto due incontri ufficiali con il viceprocuratore della Corte penale internazionale, Nazhat Khan.
📷 #ICC Deputy Prosecutor Nazhat Shameem Khan and Deputy Prosecutor Mame Mandiaye Niang met with the Minister of State of #Qatar, H.E. Dr. Mohammed bin Abdulaziz Al-Khulaifi, during his official visit at the Court. #BuildingSupport @MofaQatar_EN pic.twitter.com/wHiLgWX729
— Int’l Criminal Court (@IntlCrimCourt) September 17, 2025
Durante questi colloqui, ha sottolineato, il Qatar ha ribadito il proprio impegno a sostenere la giustizia internazionale e a garantire che “coloro che hanno commesso crimini siano ritenuti responsabili e non possano sfuggire alla punizione prevista dal diritto penale internazionale”.
Al-Khulaifi ha definito l’attacco a Doha una vera e propria “aggressione contro lo Stato del Qatar” e ha annunciato l’avvio dell’iter legale per denunciare Israele davanti alla CPI.
Le reazioni internazionali
Il bombardamento israeliano in Qatar ha suscitato immediate reazioni anche a livello internazionale. L’ONU ha espresso forte preoccupazione per un’azione definita senza precedenti, sottolineando i rischi di un ampliamento del conflitto al di fuori dei confini della Striscia di Gaza.
Fra i leader mondiali che hanno condannato l’attacco anche la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, che ha parlato di un atto “gravissimo e inaccettabile” in quanto condotto sul territorio di uno Stato sovrano che non è in guerra con Israele.
Tuttavia, nonostante le condanne verbali e le prese di posizione critiche, non sono stati adottati provvedimenti concreti nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu.
Un equilibrio fragile
Il Qatar, che non riconosce Israele e non intrattiene rapporti diplomatici con Tel Aviv, ha da anni un ruolo di primo piano come mediatore tra lo Stato ebraico e Hamas. Ospita infatti parte della leadership politica del movimento palestinese e ha favorito più volte i negoziati sia per il cessate il fuoco a Gaza sia per il rilascio degli ostaggi israeliani catturati nell’attacco del 7 ottobre 2023, l’evento che ha innescato l’attuale conflitto.
Il raid israeliano del 9 settembre 2025 segna dunque un punto di rottura che rischia di compromettere il delicato equilibrio dei negoziati e di proiettare il conflitto israelo-palestinese ben oltre i confini già devastati di Gaza. L’azione legale annunciata da Doha apre inoltre un nuovo fronte, questa volta sul piano giuridico internazionale, che potrebbe mettere Israele di fronte a pressioni senza precedenti nei tribunali internazionali.