A Netanyahu non basta: annunciata nuova invasione massiccia di Gaza (ma il 70% degli israeliani è contrario)
Salvini spera in Trump. Mozione di Avs e M5S che attaccano Meloni e parlano di "mani insanguinate" e "silenzio complice". Per Schlein il premier israeliano è un criminale

La miccia è sempre più accesa in Medio Oriente. Netanyahu ha approvato ufficialmente una nuova offensiva militare su larga scala nella Striscia scatenando le proteste degli israeliani.
E in Italia le opposizioni attaccano il silenzio di Meloni mentre la premier e il vice Tajani si affidano al piano di ricostruzione di Gaza dell'Egitto e Salvini prega in un "salvifico" Trump che risolva la situazione.
Netanyahu: "Nuova invasione massiccia di Gaza"
Preoccupano le parole del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, pronunciate nel pomeriggio di lunedì 5 maggio 2025 in un video di pochi minuti.
“Lanceremo un’operazione massiccia a Gaza per sconfiggere Hamas e liberare gli ostaggi. Questa volta resteremo sul territorio”.
È il preludio a quella che Israele chiama "Operazione Carri di Gedeone", ma che per molti analisti e cittadini suona già come l’inizio di una lunga e sanguinosa occupazione.
Dieci giorni di tempo per trattare
Il piano, però, non partirà subito. Si attenderà il rientro del presidente americano Donald Trump dal viaggio nei Paesi del Golfo, previsto tra il 13 e il 16 maggio. Una finestra di dieci giorni per trattare una tregua e la liberazione degli ostaggi.
Altrimenti, la macchina da guerra israeliana si metterà in moto con un primo passo devastante: l’evacuazione forzata della popolazione del nord e del centro di Gaza verso il sud dove verranno allestite strutture temporanee per i civili.
Israele promette poi di distinguere Hamas dalla popolazione e di fornire aiuti attraverso aziende private, probabilmente statunitensi. Nel frattempo, è già iniziata la rappresaglia sul fronte yemenita.
Scontri in piazza a Gerusalemme
Ma la nuova operazione a Gaza, che Netanyahu presenta come l’unica via per “liberare gli ostaggi”, non incontra il favore del Paese. Secondo i sondaggi, ben il 70% degli israeliani è contrario all’invasione. Non solo.

A Gerusalemme sono scoppiate proteste che hanno rapidamente degenerato in scontri, gruppi di ultraortodossi hanno bloccato le strade vicino al complesso governativo Kiryat HaMemshala per opporsi all’arruolamento obbligatorio e decine di giovani sono stati arrestati all’aeroporto mentre tentavano di fuggire all’estero.
Anche le famiglie degli ostaggi, inoltre, accusano Netanyahu di pensare solo a “distruggere Hamas”, dimenticandosi delle vite in gioco.
Le opposizioni attaccano Meloni
E in Italia? Le reazioni non si fanno attendere. L’opposizione insorge e lancia duri attacchi al governo Meloni. Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte usa parole forti.

“Netanyahu è a capo di un governo criminale, responsabile di oltre 50mila morti. Meloni è un’ipocrita che stringe mani insanguinate. Bisogna fermare questa follia con sanzioni, embargo delle armi e il riconoscimento della Palestina”.
Sulla stessa linea, ma in termini più generici e moderati, la segretaria del Pd Elly Schlein.

“Quello che Netanyahu sta portando avanti è un disegno criminale. Il governo italiano deve agire per fermare la deportazione forzata dei palestinesi”.
La leader dem ricorda poi la mozione unitaria per riconoscere la Palestina depositata da Pd, M5S e Alleanza Verdi Sinistra che condivide la posizione dei colleghi e chiede al governo Meloni impegni concreti.
E l'esecutivo da che parte sta?
La premier Giorgia Meloni mantiene invece un profilo istituzionale e insieme al vice e Ministro degli esteri Antonio Tajani guarda al piano arabo approvato al vertice del Cairo.
Si tratta di un progetto da 53 miliardi di dollari, voluto dal presidente egiziano al-Sisi, che prevede la ricostruzione sostenibile della Striscia di Gaza entro il 2030 senza espellere la popolazione.
Il vicepremier leghista Matteo Salvini, invece, ha ribadito giusto ieri sera il suo totale sostegno a Donald Trump, definendolo “la chiave per la pace”. Per Salvini, quello del ritorno del tycoon americano rappresenta “l’anno della svolta”.
