SCONTRI E TENSIONI

300 arresti in Francia dopo le proteste “Blocchiamo tutto”

Manifestazioni in tutto il Paese contro Macron e il nuovo premier Lecornu: 175mila in piazza, oltre 550 assembramenti e più di 260 blocchi

300 arresti in Francia dopo le proteste “Blocchiamo tutto”

Forti tensioni politiche e sociali in Francia, dove decine di migliaia di persone sono scese in strada rispondendo all’appello del movimento “Bloquons Tout” (“Blocchiamo tutto”), nato sui social e rapidamente cresciuto fino a coinvolgere sindacati e partiti della sinistra radicale. Secondo il ministero dell’Interno, i partecipanti sono stati circa 175mila in tutto il Paese, con oltre 550 assembramenti e più di 260 blocchi.

Le manifestazioni hanno coinciso con l’insediamento del nuovo primo ministro Sébastien Lecornu, nominato da Emmanuel Macron dopo la sfiducia al suo predecessore François Bayrou. Per Lecornu, ex ministro della Difesa e considerato fedelissimo del presidente, si è trattato di un vero “battesimo di fuoco”. Nel suo discorso di insediamento ha promesso una “rottura profonda con il passato”, assicurando ai francesi che “ce la faremo” e chiedendo di giudicarlo sui fatti.

Arresti e scontri in diverse città

Il bilancio ufficiale parla di 473 fermi, di cui oltre 200 solo a Parigi, con 339 persone trattenute in custodia cautelare. Tredici agenti sono rimasti feriti. La capitale è stata l’epicentro delle tensioni, con barricate, blocchi di licei, scontri nei pressi di Gare du Nord e l’evacuazione del centro commerciale di Les Halles. Qui un ristorante coreano è andato a fuoco durante gli scontri: secondo le prime indagini, l’incendio sarebbe stato provocato involontariamente da un lancio di lacrimogeni della polizia.

A Lione i manifestanti hanno dato fuoco a cassonetti e affrontato la polizia con lanci di pietre, mentre a Rennes è stato incendiato un autobus. Episodi di violenza anche a Nantes e Marsiglia, con blocchi stradali, scontri e incendi di rifiuti. In totale, secondo il ministero dell’Interno, sono stati registrati 267 roghi su strade e piazze del Paese.

I disagi hanno toccato anche il settore culturale: a Parigi il Musée d’Orsay è rimasto chiuso per l’intera giornata, mentre il Louvre ha limitato l’accesso a diverse sale. Serrata anche al Museo Delacroix e riduzione degli orari alla Biblioteca Nazionale di Francia. Sul fronte dei trasporti, la circolazione dei treni ad alta velocità e della metropolitana parigina è rimasta in gran parte regolare, ma si sono registrati blocchi e interruzioni su alcune linee ferroviarie nell’Ile-de-France e nel Sud-Ovest, anche a causa di incendi ai cavi elettrici.

Un movimento nato online

La giornata di mobilitazione, presentata come il tentativo di “bloccare tutto”, non ha paralizzato il Paese, ma ha mostrato la capacità di radicarsi rapidamente di un movimento nato esclusivamente sul web, senza strutture organizzative né finanziamenti.

A metà giornata i manifestanti erano 29mila, ma col passare delle ore la partecipazione è cresciuta ben oltre le stime iniziali, fino a raggiungere quota 175mila.

Significativa la presenza degli studenti: secondo il principale sindacato giovanile erano circa 80mila, con decine di licei occupati. Meno rilevante invece l’adesione del settore pubblico, ferma al 4,14%.

Prossima tappa: 18 settembre

Nonostante la prova di forza del governo, con 80mila agenti schierati – inclusi droni ed elicotteri per il controllo delle piazze – e la linea dura annunciata dal ministro dell’Interno Bruno Retailleau (“tolleranza zero verso ogni violenza”), la protesta non sembra destinata a spegnersi. Il movimento “Blocchiamo tutto” e i sindacati hanno già fissato una nuova giornata di mobilitazione e sciopero generale per giovedì 18 settembre.

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Per il premier Lecornu, dunque, la strada si preannuncia in salita: la sinistra radicale ha annunciato una mozione di sfiducia, mentre l’opposizione di destra osserva con cautela. La crisi politica francese, segnata da una crescente sfiducia nei confronti di Macron e delle sue politiche di rigore, è tutt’altro che risolta.