Le Borse europee aprono in cauto rialzo, in un contesto di crescente incertezza geopolitica e commerciale. Gli investitori osservano con attenzione l’effetto delle nuove sanzioni statunitensi contro la Russia, che hanno immediatamente spinto al rialzo i prezzi del petrolio e alimentato la volatilità sui mercati energetici.
Vola il petrolio dopo le nuove sanzioni USA contro la Russia
Nelle contrattazioni di giovedì 23 ottobre 2025, il Brent è salito fino a 65,23 dollari al barile (+4,2%) e il WTI ha superato quota 60,90 dollari (+4,3%), recuperando terreno dopo i minimi toccati nei giorni precedenti. L’aumento è legato direttamente all’annuncio della Casa Bianca di un nuovo pacchetto di misure economiche contro Mosca, mirate in particolare al settore energetico.
🚨 “These are tremendous sanctions. These are very big against their two big oil companies — and we hope that they won’t be on for long. We hope that the war will be settled.” – President Trump https://t.co/ggbrfEk33q
— The White House (@WhiteHouse) October 22, 2025
Il cambio di rotta di Trump
Il presidente Donald Trump ha ordinato al Dipartimento del Tesoro di imporre sanzioni contro Lukoil e Rosneft, i due principali colossi petroliferi russi, accusati di finanziare “la macchina da guerra del Cremlino”. Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti a intensificare ulteriormente la pressione su Mosca se non vi sarà “un cessate il fuoco immediato” in Ucraina.
L’annuncio segna una svolta significativa nella linea politica americana: fino a questo momento, l’amministrazione Trump aveva evitato misure dirette contro il comparto energetico russo nel suo secondo mandato. Nei mesi scorsi Washington aveva cercato di scoraggiare indirettamente l’export di petrolio russo, imponendo dazi aggiuntivi su India e Cina, i principali acquirenti, nel tentativo di ridurre la dipendenza energetica da Mosca.
Rischio per le forniture globali e reazione dei mercati
Le sanzioni rischiano ora di interrompere una parte delle forniture globali di greggio, alimentando nuove tensioni sui mercati delle materie prime. Gli analisti avvertono che eventuali restrizioni sul petrolio russo — uno dei maggiori esportatori mondiali — potrebbero ridurre l’offerta e sostenere i prezzi nel medio periodo.
Contestualmente, l’Unione Europea ha annunciato ulteriori misure contro la Russia, colpendo la cosiddetta “flotta ombra” di petroliere che Mosca utilizzerebbe per eludere i divieti, e vietando l’importazione di gas naturale liquefatto (GNL) di origine russa.
Secondo fonti diplomatiche, anche l’India starebbe valutando una riduzione graduale dei propri acquisti di petrolio russo, cercando alternative in Medio Oriente.
Il contesto macroeconomico: scorte USA e timori globali
Oltre alle tensioni geopolitiche, il mercato del petrolio ha trovato sostegno nei dati positivi sulle scorte statunitensi. L’EIA (Energy Information Administration) ha comunicato una diminuzione di 0,96 milioni di barili nella settimana chiusa il 17 ottobre, contro aspettative di un aumento di oltre 2 milioni.
Anche le scorte di benzina e distillati sono calate, segnalando un miglioramento della domanda interna negli Stati Uniti, il maggiore consumatore mondiale di carburanti.
Questi dati hanno contribuito a rafforzare il recupero del greggio dopo i minimi di cinque mesi toccati all’inizio della settimana. Gli operatori restano però cauti, in attesa dei prossimi dati macroeconomici — in particolare l’inflazione al consumo di settembre — e dell’asta dei Treasury a 20 anni da 13 miliardi di dollari, che potrebbe fornire ulteriori indicazioni sulla solidità dell’economia americana.
Borse asiatiche in calo e nuove tensioni con la Cina
Sul fronte asiatico, le Borse chiudono in territorio negativo dopo le indiscrezioni di Reuters su una possibile stretta statunitense all’export di software avanzati verso la Cina, in risposta alle recenti limitazioni di Pechino sulla vendita di terre rare.
Tokyo ha perso l’1,35%, mentre Shanghai (-0,2%), Shenzhen (-0,26%) e Seul (-0,98%) hanno chiuso in calo. In controtendenza Hong Kong (+0,36%).
Lo yen giapponese continua a deprezzarsi, attestandosi a 152,58 sul dollaro e 176,89 sull’euro, segnale di una persistente debolezza della valuta nipponica.
Prospettive
Gli analisti prevedono che, se le sanzioni americane dovessero essere pienamente attuate, il mercato del petrolio resterà sotto pressione per diversi mesi, con rischi di volatilità acuta. L’impatto reale sulle forniture dipenderà dalla capacità della Russia di dirottare le esportazioni verso paesi non allineati alle sanzioni, e dalla risposta di India, Cina e paesi OPEC.