La prima casa dovrebbe essere esclusa dall’Isee. Una promessa fatta nelle scorse settimane dal Governo e che è effettivamente contenuta nel Documento programmatico di bilancio inviato al Parlamento e alla Commissione europea.
Un altro provvedimento che impatterà sull’Isee è l’ipotizzata riduzione della scala di equivalenza, il parametro che incide sul valore finale dell’indicatore.
Ma, dunque, cosa cambia per i cittadini?
Cos’è l’Isee e a cosa serve
L’Isee è uno strumento che misura la situazione economica complessiva di un nucleo familiare, tenendo conto di redditi, patrimoni (mobiliari e immobiliari) e numero dei componenti.
Il suo valore determina l’accesso a numerose agevolazioni pubbliche, tra cui:
- assegno unico per i figli;
- bonus bollette di luce, gas e acqua;
- sconti su mensa scolastica, trasporto e asilo nido;
- contributi per affitto o università.
Un Isee più basso permette di ottenere sconti o bonus più consistenti, per questo ogni modifica ai criteri di calcolo può avere effetti concreti su milioni di famiglie italiane.
Le novità della riforma Isee: focus su famiglie e prima casa
Due i provvedimenti contenuti nel Documento presentato dal Governo.
1. Maggiorazioni per famiglie con più figli
Secondo quanto anticipato dal Governo, la scala di equivalenza — cioè il coefficiente che tiene conto della composizione familiare — verrà rivista per favorire i nuclei con due o più figli.
L’obiettivo è sostenere la natalità e contrastare il cosiddetto “inverno demografico”, premiando le famiglie numerose con agevolazioni più accessibili.
2. Esclusione parziale della prima casa
La seconda misura riguarda la prima abitazione.
Il Governo intende escludere dal calcolo dell’Isee la casa di proprietà fino a un valore catastale di 100.000 euro, come confermato anche dal vicepremier Matteo Salvini.
Quando impatta la prima casa sull’Isee
Attualmente, il valore della casa incide parzialmente sull’indicatore:
- vengono detratti 52.500 euro dal valore dell’immobile (soglia che cresce di 2.500 euro per ogni figlio residente);
- della cifra restante, si conteggiano solo i due terzi.
Per fare un esempio, per una casa con valore Imu di 80.000 euro, l’effetto sull’Isee reale è di circa 18.000 euro. Dunque, la prima casa non impatta in maniera particolarmente considerevole sull’indicatore. Anche se appare evidente che togliendola dal calcolo comunque in molti ne avrebbero vantaggio.
Nella tabella sottostante qualche esempio.
Valore catastale: cosa significa davvero
È importante ricordare che il valore catastale è diverso da quello commerciale.
Si tratta di un parametro fiscale utilizzato per il calcolo delle imposte e di norma è inferiore al prezzo di mercato.
Pertanto, l’esclusione fino a 100.000 euro non equivale a dire che tutte le abitazioni di quel valore reale saranno escluse, ma solo quelle con rendite catastali contenute.
Titoli di Stato già esclusi dal calcolo Isee
Un altro intervento, già in vigore dal 2024, ha previsto l’esclusione dal patrimonio mobiliare dei titoli di Stato e dei prodotti di risparmio garantiti dallo Stato (come BTP, BOT, buoni fruttiferi postali e libretti di risparmio postale), fino a 50.000 euro per nucleo familiare.
Questa misura è stata pensata per incentivare gli investimenti sicuri e sostenere le famiglie che scelgono strumenti di risparmio stabili.
Quando entreranno in vigore le nuove regole
Le modifiche alla scala di equivalenza e all’esclusione della prima casa dovrebbero essere inserite nella Legge di Bilancio 2026 e diventare operative dal 1° gennaio 2026, dopo l’approvazione definitiva in Parlamento.
Cosa cambia per i cittadini
Se le novità saranno confermate, l’impatto potrà essere significativo:
- famiglie con più figli avranno un Isee più basso, e quindi maggiori possibilità di accesso ai bonus;
- proprietari della prima casa con valore catastale fino a 100.000 euro beneficeranno di un alleggerimento nel calcolo dell’indicatore;
- nuclei familiari con investimenti in titoli di Stato potranno mantenere un Isee più favorevole senza penalizzazioni.