Unicredit-BPM, Bruxelles chiede chiarimenti all’Italia: nel mirino il decreto sul golden power
Il Governo ha dichiarato che collaborerà con l'UE ma il vicepremier Salvini lancia l'attacco. Piovono critiche dalle opposizioni

Bruxelles mette nel mirino il decreto italiano del 18 aprile 2025 che impone vincoli all’acquisizione di Banco BPM da parte di UniCredit. Secondo la Commissione europea, l’intervento del governo Meloni — adottato tramite il cosiddetto "golden power" — potrebbe violare l’articolo 21 del Regolamento Ue sul mercato interno, limitando la libera circolazione dei capitali e interferendo con la vigilanza prudenziale della BCE.
Il messaggio arriva con una lettera formale inviata a Roma il 14 luglio. Si tratta di una valutazione preliminare, ma già definita nei contenuti e nei toni: Bruxelles contesta sia la forma che la sostanza dell’intervento. L’Italia, secondo la Commissione, avrebbe imposto obblighi a UniCredit senza un’adeguata motivazione, senza notifica preventiva e in contrasto con le competenze comunitarie in materia bancaria (in copertina la foto del crollo dell'insegna di Generali, da cui UniCredit sarebbe in procinto di uscire).
Il cuore della disputa
Il decreto, emanato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, prevede quattro obblighi per UniCredit:
- una quota minima di prestiti proporzionata ai depositi;
- un impegno specifico a finanziare start-up e imprese;
- un’uscita accelerata dalla Russia;
- un livello minimo di acquisti di titoli di Stato italiani tramite Anima, società collegata a BPM.
Il Tar del Lazio ha già bocciato i primi due punti, definendoli illegittimi e sproporzionati, e ha declassato gli altri due a raccomandazioni non vincolanti. Ora, anche la Commissione UE entra in gioco, definendo il decreto “potenzialmente incompatibile con più norme del diritto dell’Unione”, a partire dalle regole sulla concorrenza fino a quelle sulla vigilanza bancaria centralizzata.
La replica del governo: "Collaboreremo"
La risposta di Palazzo Chigi è stata immediata, seppur cauta. In una nota ufficiale, l’esecutivo ha dichiarato che “risponderà ai chiarimenti richiesti con spirito collaborativo e costruttivo, così come già fatto in sede giurisdizionale dinanzi al Tar”.
Ma l’unità di intenti nella maggioranza si è subito incrinata. Il vicepremier Matteo Salvini ha attaccato frontalmente Bruxelles:

“L’Ue ha cose più importanti da fare che rompere le scatole all’Italia su banche, spiagge e motorini”, ha dichiarato durante un evento, difendendo il golden power come strumento sovrano per proteggere “asset strategici”.
Più equilibrata la posizione del vicepremier Antonio Tajani, che ha riconosciuto come la materia sia effettivamente di competenza condivisa tra Italia e Unione europea.
Le opposizioni: "Una figuraccia internazionale"
La vicenda ha subito acceso le critiche dell’opposizione. Per Antonio Misiani (PD), la lettera della Commissione e la sentenza del Tar rappresentano “una bocciatura inequivocabile dell’azione del governo”. Mario Turco (M5S) ha parlato di “approccio scriteriato” che avrebbe favorito l’ingresso di capitali francesi nel capitale di BPM, in particolare di Crédit Agricole.
Dura anche la posizione di +Europa:
“Meloni e Giorgetti smettano di giocare a fare i banchieri e ritirino un provvedimento usato strumentalmente per fini politici”, ha dichiarato Benedetto Della Vedova.
Impatto sui mercati e lo spettro della procedura di infrazione
Nonostante le incertezze politiche e normative, i mercati hanno reagito positivamente: nella seduta del 15 luglio, il titolo di Banco BPM ha guadagnato oltre il 5%, mentre UniCredit è salita dello 0,5%. Gli investitori sembrano scommettere sul successo dell’Ops lanciata da Andrea Orcel, che punta al controllo del 66% di BPM.

Ma il contesto si fa più complicato anche per altri piani: il governo italiano ha congelato l’ambizione di UniCredit di acquisire Commerzbank, e ora la vicenda BPM rischia di indebolire ulteriormente la posizione dell’Italia nel confronto con Berlino.
In prospettiva, il rischio è l’apertura di una procedura d’infrazione o l’intervento diretto della Commissione, che potrebbe chiedere il ritiro del decreto. Tutto questo mentre l’Italia è già nel mirino per l’uso ripetuto e poco trasparente del golden power: nel 2024, Roma ha adottato oltre 40 provvedimenti, il doppio rispetto alla media degli altri grandi Paesi Ue.
Da un lato, Roma rivendica la tutela degli interessi nazionali; dall’altro, Bruxelles difende l’integrità del mercato interno e l’autorità della BCE sulla vigilanza bancaria. Il governo italiano ha ora 20 giorni per rispondere alla Commissione.