Dati Istat

Una donna su quattro sopra i 65 anni non lavora e non ha la pensione

Carriere discontinue e disparità strutturali pesano ancora sulle italiane in età avanzata

Una donna su quattro sopra i 65 anni non lavora e non ha la pensione
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In Italia, la condizione delle donne over 50 è lo specchio di un sistema previdenziale e lavorativo che ancora oggi penalizza la componente femminile, specialmente in età avanzata. Lo evidenzia con chiarezza l’ultimo rapporto ISTAT, “Pensione e partecipazione al mercato del lavoro dei 50-74enni”, che analizza in profondità le disparità di genere legate all’accesso alla pensione e alla partecipazione al lavoro.

ISTAT, quasi una donna su quattro sopra i 65 anni non lavora e non ha la pensione
Donne e lavoro

Il quadro che emerge è critico: nonostante le donne costituiscano la maggioranza della popolazione tra i 50 e i 74 anni (51,6%), rappresentano solo il 45% di chi percepisce almeno una pensione. In numeri assoluti, si tratta di circa 2,97 milioni di donne pensionate, con una forte prevalenza nella fascia over 70.

ISTAT, quasi una donna su quattro sopra i 65 anni non lavora e non ha la pensione

L’Italia si posiziona tra i Paesi europei con la percentuale più bassa di donne pensionate in questa fascia d’età: solo il 28% delle 50-74enni riceve una pensione, contro una media UE del 40,7%. Il gap rispetto agli uomini è evidente: nel nostro Paese, il 36,5% degli uomini tra 50 e 74 anni è pensionato, mentre la media europea è del 40,4%. Il divario italiano si deve in gran parte proprio alla componente femminile.

Carriere spezzate e tutele assenti

Il rapporto ISTAT punta il dito su fattori strutturali ben noti: percorsi lavorativi frammentati, minore partecipazione al lavoro e difficoltà di conciliazione tra vita privata e professionale. Queste condizioni, presenti fin dagli anni giovanili, si riflettono nel lungo periodo sulla possibilità delle donne di accedere a una pensione dignitosa.

Nella fascia 65-74 anni, solo il 68,3% delle donne riceve un trattamento pensionistico, contro l’87,7% degli uomini. Ancora più allarmante è il dato sulle donne completamente escluse: il 26,8% non lavora e non riceve pensione, una percentuale cinque volte superiore a quella maschile (5,7%).

La situazione non migliora molto tra i 50 e i 64 anni: il 40,5% delle donne non ha un’occupazione né una pensione, contro il 15,4% degli uomini. Un terzo delle donne escluse dal mercato del lavoro non ha mai lavorato, e la percentuale sale al 47% nel Mezzogiorno e al 55% tra le donne con solo la licenza elementare. Il rischio di esclusione economica si concentra, quindi, soprattutto tra le meno istruite e nel Sud Italia.

ISTAT, quasi una donna su quattro sopra i 65 anni non lavora e non ha la pensione
Donne lavoratrici

Donne e lavoro dopo la pensione: una minoranza

Anche quando ricevono una pensione, le donne italiane sono meno inclini rispetto agli uomini a rimanere attive nel mondo del lavoro. Solo il 6% delle pensionate tra i 50 e i 74 anni ha un’attività lavorativa, a fronte del 14,8% degli uomini. La percentuale sale al 16,7% tra le laureate, ma resta bassa (7,2%) tra le meno istruite. Il dato riflette una realtà fatta non solo di minori opportunità, ma anche di carichi familiari e di cura che continuano a ricadere in modo sproporzionato sulle donne.

La maternità tra solitudine e rinunce: i dati Save the Children

A completare il quadro di una condizione femminile penalizzata, arriva puntuale il report annuale “Le Equilibriste – La maternità in Italia” di Save the Children, pubblicato a pochi giorni dalla Festa della Mamma. Il 2024 segna un nuovo minimo storico per le nascite: solo 370.000 nuovi nati, con un calo del 2,6% rispetto al 2023. L’età media al parto sale a 32,6 anni e il tasso di fecondità si attesta a 1,18 figli per donna, segnando un altro record negativo.

ISTAT, quasi una donna su quattro sopra i 65 anni non lavora e non ha la pensione
Madri italiane, sempre più sole e penalizzate

Il report denuncia un divario crescente per le madri, in particolare per le mamme single, che oggi rappresentano una delle categorie più esposte al rischio di povertà. Secondo l’ISTAT, nel 2024 il 32,1% delle famiglie monogenitoriali è a rischio povertà o esclusione sociale, rispetto al 21,2% delle coppie con figli.

Le donne con figli faticano anche nel mercato del lavoro. Il tasso di occupazione cala sensibilmente dopo la maternità: mentre il 68,9% delle donne senza figli è occupata, la quota scende al 62,3% tra le madri. Per gli uomini, invece, il trend è opposto: i padri sono più occupati dei non padri. Questo fenomeno, noto come child penalty, evidenzia quanto la genitorialità pesi in termini di carriera e stabilità economica quasi esclusivamente sulle donne.

ISTAT, quasi una donna su quattro sopra i 65 anni non lavora e non ha la pensione
Donne e lavoro

Non mancano disparità territoriali: nel Nord il tasso di occupazione delle madri sole raggiunge l’83%, mentre nel Sud non supera il 45%. Anche le condizioni abitative riflettono il divario: solo il 53,2% delle madri sole vive in una casa di proprietà, contro il 71,9% dei padri single. In termini di reddito, le differenze sono marcate: le madri sole con figli minori guadagnano in media 26.822 euro l’anno, contro i 35.383 dei padri nella stessa condizione.

Un panoramica allarmante

Le analisi congiunte dell’ISTAT e di Save the Children raccontano un’Italia che fatica a garantire equità alle donne, soprattutto alle più vulnerabili: quelle con percorsi lavorativi frammentati, con un basso livello d’istruzione, residenti al Sud o che crescono i figli da sole. Il rischio di povertà in età avanzata è spesso solo l’ultimo anello di una catena di esclusioni iniziata molto prima.

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