Trump ha rinviato di un mese i dazi sulle importazioni di auto da Canada e Messico
Tensioni con il canadese Trudeau, il Messico cerca "alternative commerciali"

Gli Stati Uniti hanno deciso di posticipare di un mese l’applicazione dei dazi sulle automobili provenienti da Canada e Messico. La conferma ufficiale è arrivata dalla portavoce della Casa Bianca, dopo che nella giornata precedente erano circolate indiscrezioni su un incontro tra l’amministrazione americana e i vertici delle principali case automobilistiche, tra cui General Motors, Ford e Stellantis.
Questa decisione rispecchia quanto dichiarato dal segretario al Commercio Howard Lutnick in un’intervista a Bloomberg Television. Lutnick ha lasciato intendere la possibilità di una revisione delle tariffe, ipotizzando una soluzione di compromesso che possa offrire un certo margine di respiro alle aziende coinvolte.
Un’eventuale modifica potrebbe avvantaggiare i produttori che rispettano le regole dell’United States-Mexico-Canada Agreement (USMCA), il trattato commerciale stipulato durante la prima presidenza di Donald Trump.
Tensioni tra Stati Uniti e Canada
Nel frattempo, il presidente Donald Trump ha avuto una conversazione telefonica con il primo ministro canadese Justin Trudeau per discutere delle tensioni economiche e commerciali tra i due Paesi. Secondo fonti della Casa Bianca, il colloquio non avrebbe portato a significativi passi avanti. Trump stesso ha commentato l’esito della chiamata sul suo social network, Truth, affermando:
"Ho parlato con Trudeau, ma non mi ha convinto".
Il tycoon ha inoltre ribadito la sua preoccupazione per il traffico di Fentanyl che, secondo la sua ricostruzione, attraversa i confini con il Canada e il Messico. Secondo i dati pubblicati dal New York Times, le quantità di fentanyl che entrano negli Usa dal confine canadese sono minime. Nel 2024, sono stati intercettati appena 19,5 chili della sostanza oppiacea sul confine settentrionale, stando ai dati delle autorità statunitensi.
"Trudeau mi ha detto che la situazione è migliorata, ma io gli ho risposto che non è abbastanza", ha scritto Trump, aggiungendo che la telefonata si sarebbe conclusa in modo relativamente amichevole.
Inoltre, ha ironizzato sul fatto che Trudeau non sia stato in grado di indicare una data per le prossime elezioni canadesi, insinuando che il primo ministro voglia sfruttare la questione commerciale per mantenere il potere.
Le tensioni tra i due Paesi si sono acuite dopo l’annuncio di dazi del 25% su alcuni prodotti canadesi. La ministra degli Esteri canadese, Mélanie Joly, ha condannato le dichiarazioni di Trump, in particolare la sua affermazione sul possibile annessione del Canada come "51esimo stato americano".
"Non è più uno scherzo. I canadesi sono stati insultati e sono furiosi", ha dichiarato Joly in un’intervista alla BBC.
Ha poi denunciato l’assenza di dialogo tra le due amministrazioni, accusando gli Stati Uniti di aver imposto le tariffe senza alcun preavviso al governo canadese.
"Non volevamo questa guerra commerciale. Abbiamo fatto tutto il possibile per garantire la sicurezza del nostro confine, ma le accuse di Trump sono solo una scusa per agire contro di noi", ha aggiunto la ministra.
Il Messico cerca alternative commerciali
Anche il Messico si trova in difficoltà a causa della politica tariffaria statunitense. Il paese, che destina oltre l’80% delle sue esportazioni agli Stati Uniti, potrebbe cercare nuovi partner commerciali se l’amministrazione Trump dovesse confermare l’introduzione di un dazio del 25% sulle importazioni messicane.
La presidente Claudia Sheinbaum ha dichiarato:
"Non ci sarà alcuna sottomissione. Se la situazione lo richiederà, esploreremo nuove opportunità di mercato con Canada e altri Paesi".
L’impatto economico dei dazi sarebbe significativo. L’Associazione messicana dei produttori di componenti per auto (INA) stima che l’aumento delle tariffe costerebbe all’industria automobilistica statunitense circa 30 miliardi di dollari all’anno, facendo lievitare il prezzo finale delle auto tra i 3.000 e i 5.000 dollari per unità, a seconda del segmento.
Gabriel Padilla, direttore generale dell’INA, ha sottolineato la forte dipendenza dell’industria automobilistica americana dai componenti messicani, che rappresentano oltre il 40% delle parti utilizzate negli impianti di assemblaggio negli Stati Uniti.
"Stiamo cercando di influenzare i nostri governi e siamo in trattative con i nostri omologhi negli Stati Uniti e in Canada per chiarire le conseguenze di queste tariffe, tra cui la perdita di posti di lavoro, la distruzione delle catene di approvvigionamento e l’aumento del costo dei prodotti finali", ha dichiarato Padilla.