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Tassa di soggiorno più cara, gli operatori: “No al Turismo per far fare cassa ai Comuni”

Nel decreto anticipi la possibilità per le città turistiche di alzare la tariffa

Tassa di soggiorno più cara, gli operatori: “No al Turismo per far fare cassa ai Comuni”

La tassa di soggiorno continua a far discutere. Considerata da molti una risorsa preziosa per i Comuni e da altri un aggravio inutile per i turisti, l’imposta torna al centro del dibattito dopo l’approvazione, nel decreto Anticipi, della proroga per il 2026 delle misure incrementali.

Il testo prevede che il 30% del gettito aggiuntivo venga trasferito al bilancio statale per finanziare il fondo dedicato all’inclusione delle persone con disabilità e quello per l’assistenza ai minori. Una scelta che divide profondamente amministratori, associazioni di categoria e opposizioni politiche.

Un “tesoro” in crescita: nel 2025 supererà 1,18 miliardi

Secondo i dati diffusi da Massimo Feruzzi, responsabile dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno di Jfc, “il 2025 sarà un nuovo anno record per gli incassi, che raggiungeranno 1 miliardo e 186 milioni di euro, con un incremento del 15,8% rispetto all’anno precedente”.

Le stime per il 2026 indicano un’ulteriore crescita, fino a 1 miliardo e 300 milioni di euro, grazie all’aumento delle tariffe, all’estensione dei periodi di applicazione e all’ingresso di nuovi Comuni che introdurranno l’imposta.

“Con la corsa degli incassi, la tassa di soggiorno è ormai diventata un vero tesoro per le amministrazioni locali – spiega Feruzzi – ma il rischio è che le risorse vengano disperse e non reinvestite nel turismo, come era nello spirito originario della norma”.

Assoturismo: “Una misura assurda e controproducente”

La prima e più dura reazione arriva da Assoturismo Confesercenti, che definisce il provvedimento “assurdo in un Paese dove la domanda interna ristagna, la pressione fiscale resta tra le più alte d’Europa e il turismo cresce soprattutto grazie ai visitatori stranieri”.

Secondo l’associazione, “una maggiorazione del 30% potrebbe tradursi in un esborso vicino ai 300 milioni di euro per i turisti, portando il gettito complessivo ben oltre il miliardo. È una misura incomprensibile e controproducente – continua Assoturismo – perché aggrava il carico fiscale sui visitatori e sottrae risorse al settore”.

Il presidente Vittorio Messina sottolinea:

“L’imposta di soggiorno era nata come imposta di scopo, destinata a finanziare investimenti turistici e interventi di valorizzazione dei territori. Di questi investimenti, finora, se ne sono visti pochissimi. Serve più trasparenza e una destinazione vincolata delle risorse: bisogna far crescere l’offerta, non appesantire il conto dei turisti”.

Tassa di soggiorno più cara, gli operatori: "No al Turismo per fare cassa"
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I Comuni temono effetti sui bilanci

Preoccupazione anche da parte dell’Anci. Il presidente Gaetano Manfredi ha espresso la contrarietà dei sindaci alla norma che destina una parte del gettito al bilancio statale:

“Pur apprezzando la proroga dei limiti massimi dell’imposta di soggiorno anche per il 2026 – ha dichiarato – ci preoccupa la disposizione che prevede di destinare una quota dell’extra gettito alle spese comunali per i minori e l’assistenza agli alunni disabili. È una soluzione tampone che scarica sui bilanci locali oneri che spettano allo Stato”.

Manfredi avverte:

“La tassa di soggiorno non può diventare un bancomat per coprire spese statali. Serve una riforma chiara che restituisca ai Comuni il pieno utilizzo di queste risorse per migliorare i servizi turistici”.

Le critiche dell’opposizione: “Così si penalizzano i territori”

Sulla stessa linea le opposizioni parlamentari. Silvia Roggiani, deputata del Partito Democratico, denuncia:

“Il turismo crea ricchezza che finisce allo Stato, mentre ai Comuni restano i costi e gli effetti dell’overtourism. La tassa di soggiorno dovrebbe compensare questi squilibri, non finanziare spese che dovrebbero essere già coperte dal bilancio statale, come l’assistenza ai minori non accompagnati”.

La vicecapogruppo del Pd Simona Bonafé aggiunge:

“È un grave errore sottrarre risorse ai Comuni destinate a servizi e sviluppo dei territori per finanziare politiche sociali che devono essere garantite dallo Stato”.

Federalberghi: “Serve reinvestire nel turismo”

Anche Federalberghi esprime forti perplessità:

“Il Giubileo è alle battute finali, ma la fame di denaro dei Comuni e dello Stato continua a crescere. Una parte del gettito dovrebbe essere destinata alla riqualificazione delle imprese turistiche e alla riduzione degli oneri amministrativi per chi si occupa della riscossione dell’imposta”, sottolinea la federazione.

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Codacons: “Manca trasparenza sull’uso dei fondi”

Anche il Codacons affonda:

“Qualsiasi aumento della tassa di soggiorno si tradurrebbe in un regalo per i Comuni e in un danno per il turismo”, afferma l’associazione, evidenziando “la totale mancanza di trasparenza sull’utilizzo delle risorse, che spesso finiscono per coprire buchi di bilancio, in violazione della normativa di settore”.

Un equilibrio ancora da trovare

La tassa di soggiorno, introdotta per sostenere e migliorare i servizi turistici locali, è oggi una delle imposte più discusse in Italia. Fra Comuni che la considerano indispensabile per finanziare la manutenzione e la promozione del territorio, e operatori che la percepiscono come un freno alla competitività, la polemica si riaccende a ogni manovra.

Con un gettito che si avvicina al miliardo e mezzo di euro, la sfida per il 2026 sarà trovare un equilibrio tra equità fiscale, sostegno al turismo e responsabilità sociale.