Tassa di soggiorno, la classifica delle città italiane che guadagnano di più
L'Osservatorio nazionale Jfc ha fatto sapere che quest'anno gli incassi della tassa di soggiorno in Italia dovrebbero toccare 678 milioni con un incremento del 9.5% rispetto al 2022
Tra le principali entrate economiche dell'Italia, il turismo gioca sicuramente un ruolo fondamentale. Per il loro patrimonio naturalistico, storico e artistico, sono tantissime le città, le località e le destinazioni che richiamano turisti da ogni parte non solo della nostra Penisola, ma anche del mondo. Gli introiti che ne derivano rappresentano quindi una vera e propria boccata d'aria fresca per il nostro Paese. C'è però una voce, relativa ai ricavi delle infrastrutture turistiche, che oggi sta permettendo di incrementare il livello delle entrate: stiamo parlando della cosiddetta tassa di soggiorno, un'imposta applicata su chi pernotta in strutture ricettive alberghiere o extra-alberghiere di determinate città italiane o straniere e che varia a seconda dei singoli regolamenti comunali.
Secondo l'Osservatorio nazionale di Jfc nel 2023 gli incassi prodotti da questa imposta a livello nazionale dovrebbero toccare 678 milioni con un incremento del 9,5% sullo scorso anno (quando erano stati pari a 619 milioni con una crescita del 135.4% sul 2021, anno ancora frenato dalla pandemia. Nel 2019 l’incasso era stato di 622 milioni). Ma quali sono però le città italiane che guadagnano di più dalla tassa di soggiorno? Ecco la classifica ufficiale.
Tassa di soggiorno, la classifica delle città italiane che guadagnano di più
Secondo le previsioni i turisti nel 2023 pagheranno l'imposta in 1.011 Comuni, oltre agli ambiti provinciali di Trento e Bolzano.
Oltre a Bari, dove è stata da poco introdotta, quest'anno la tassa di soggiorno si pagherà per la prima volta anche a Taranto, Caserta, Laveno Mombello, Tarvisio, Chiusaforte, Castiglione Fiorentino, Paola, Bagnoregio, Verghereto, Garbagnate Monastero, Ovada, Manduria, Bagnara Calabra. A Bagni di Lucca ancora si discute sulla sua introduzione. Dopo due anni di sospensione l’imposta sarà riattivata a Civitanova Marche, mentre sarà introdotta per la prima volta anche a Forte dei Marmi con validità per il periodo estivo, dopo l’istituzione avvenuta nel 2020, ma rimasta in sospeso sino a quest’anno a causa del Covid-19.
A livello regionale, la regione che incassa in assoluto di più è il Lazio – ovviamente grazie alla presenza di Roma – che da sola percepisce il 22,4% del totale nazionale, vale a dire 138,7 milioni di euro. Segue il Veneto con oltre 80 milioni (di cui 31,5 della sola Venezia) e il 12,9% di quota italiana, poi la Lombardia e la Toscana con ambedue una quota dell’11,7%, pari a circa 73 milioni a testa, con Milano che incassa 48 milioni circa e Firenze 42,5.
La città di Genova, capoluogo della Liguria, invece, nel 2023 ha aggiornato l'imposta di soggiorno per le strutture extra-alberghiere, arrivando a far pagare 3 euro per pernottamento a persona per case per ferie, affitta-camere, bed & breakfast, case e appartamenti per vacanze e appartamenti ammobiliati a uso turistico. Sono 2 euro, invece, quelli che si pagano nelle strutture ricettive alberghiere e all'aria aperta, ostelli, agriturismi e resort (di fatto la cifra si allinea a quella che si paga a Napoli e Milano).
Perché si paga la tassa di soggiorno e a quanto ammonta
Le tariffe per la tassa di soggiorno variano leggermente a seconda della destinazione, ma in generale, si possono considerare omogenee e spesso piuttosto elevate.
Ad esempio, a Venezia, i turisti dovranno pagare dai 2 ai 5 euro a persona al giorno per l'ingresso a seconda delle tipologie di alloggio, col risultato che il capoluogo lagunare risulta tra le città dove la tassa di soggiorno è più alta.
L'obiettivo principale della tassa di soggiorno è finanziare la manutenzione e il miglioramento delle infrastrutture turistiche nelle città e località interessate. Il governo centrale ha regolamentato l'applicazione e l'utilizzo dei fondi, stabilendo che i proventi della tassa devono essere destinati a progetti specifici di promozione culturale, tutela ambientale e valorizzazione delle infrastrutture turistiche.
Altre tipologie di imposte
Oltre all’imposta di soggiorno, vi è il contributo di sbarco, che ha consentito a 26 Comuni di incassare nel 2022 circa 23 milioni di euro, ma è attivo anche il ticket per i bus turistici in 44 Comuni in Italia, con un incasso stimato in circa 143 milioni di euro e pure la tassa d’imbarco sul biglietto aereo, che aumenterà a Venezia e Napoli, e forse anche a Brindisi.
Da quest’anno si pagherà il ticket di ingresso a Venezia, variabile tra i 3 e i 10 euro per gli escursionisti giornalieri, come pure a breve si dovranno pagare 2 euro di ingresso per poter vedere il cortile e il balcone di Giulietta a Verona.
I valori del 2023 potrebbero essere ben superiori se vi fosse la completa regolamentazione dei 579.500 case ed appartamenti di vacanza commercializzati in Italia. L'introito derivante dall'imposta, basandosi sui dati attuali di presenze turistiche in sharing hospitality e su valori differenziati per tipologia di destinazione, garantirebbe 431 milioni 195 mila euro di incassi, se emerso nella sua totalità.
Alessandro Balconi