Costi in aumento per (quasi) tutti

Tari sempre più cara: di quanto è salita nel 2025. Ma è in arrivo il bonus: chi ne ha diritto e come fare

Dal 2026, però, quattro milioni di famiglie avranno diritto a un aiuto

Tari sempre più cara: di quanto è salita nel 2025. Ma è in arrivo il bonus: chi ne ha diritto e come fare

Nel 2025, le famiglie italiane spenderanno in media 340 euro all’anno per la gestione dei rifiuti urbani, con un incremento del 3,3% rispetto al 2024 (329 euro). È quanto emerge dal Rapporto 2025 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, che analizza le tariffe TARI in tutti i capoluoghi di provincia italiani, considerando una famiglia tipo di tre persone con una casa di 100 metri quadrati.

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Tariffe in aumento: le differenze regionali

Le tariffe crescono in quasi tutte le regioni, ad eccezione di Molise, Valle d’Aosta e Sardegna, e in 95 dei 110 capoluoghi di provincia. Le differenze territoriali restano marcate:

  • Nord Italia: spesa media 290 €; raccolta differenziata al 73%
  • Centro Italia: spesa media 364 €; raccolta differenziata al 62%
  • Sud Italia: spesa media 385 €; raccolta differenziata al 59%.

Le regioni più economiche risultano Trentino-Alto Adige (224 €), Lombardia (262 €) e Veneto (290 €), mentre le più costose sono Puglia (445 €), Campania (418 €) e Sicilia (402 €). Tra i capoluoghi di provincia, Catania è il più caro (602 € a famiglia), mentre Cremona è il più economico (196 €).

Produzione e raccolta differenziata dei rifiuti

Secondo il Rapporto Rifiuti Urbani ISPRA 2024, nel 2023 la produzione pro capite di rifiuti urbani in Italia è stata di 496 kg per abitante, in leggero aumento rispetto ai 493 kg del 2022, ma ancora inferiore alla media europea (521 kg). La distribuzione regionale mostra valori più elevati al Centro (533 kg/ab.), seguiti dal Nord (515 kg/ab.) e dal Sud (449 kg/ab.).

La raccolta differenziata nazionale ha raggiunto nel 2023 il 66,6%, superando la soglia del 65% prevista dalla normativa europea. Le frazioni più differenziate sono:

  • Frazione organica: 38,3%
  • Carta: 19,1%
  • Vetro: 11,9%
  • Plastica: 8,8%.

Le percentuali più basse riguardano RAEE (1,4%) e rifiuti tessili (0,9%). La frazione organica rappresenta circa il 36% del totale dei rifiuti raccolti, con oltre 400 impianti di trattamento (compostaggio e digestione anaerobica) concentrati soprattutto nel Nord. Al Sud, la carenza di impianti genera costi e inefficienze: dove la raccolta è efficiente (Veneto, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna), il tasso di impurità dell’umido è inferiore al 3%, mentre nel Sud può superare il 15%, riducendo il recupero e aumentando i costi di smaltimento.

Il riciclo effettivo complessivo dei rifiuti urbani, cioè la quantità realmente recuperata dopo la selezione degli scarti, è stimato da ISPRA al 50,8%, in crescita ma ancora al di sotto del target europeo del 55% previsto per il 2025.

Trasparenza e tariffazione puntuale: le proposte di Cittadinanzattiva

Secondo Tiziana Toto, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva, “solo il 57% degli italiani ritiene adeguato il servizio di raccolta rifiuti rispetto al prezzo pagato”.

Per aumentare fiducia e partecipazione dei cittadini, l’associazione propone quattro direttrici principali:

  • Ridurre le disuguaglianze territoriali, garantendo servizi efficienti e accessibili in tutto il Paese, con particolare attenzione al Mezzogiorno.
  • Promuovere la partecipazione civica, valorizzando esperienze locali e osservatori cittadini come strumenti di governance.
  • Rendere strutturale la tariffazione puntuale (TARIP), premiando cittadini e Comuni virtuosi con incentivi misurabili.
  • Consolidare la trasparenza, utilizzando il Portale TARI e la rendicontazione pubblica dei costi e dei risultati ambientali.

Le regioni più virtuose

A livello regionale, spiccano in positivo, oltre al Trentino Alto Adige che si caratterizza per la spesa più bassa e un’elevata percentuale di raccolta differenziata, anche Lombardia, Emilia Romagna, VenetoFriuli Venezia Giulia e Marche dove ad una TARI molto al di sotto della media nazionale, si associano i più elevati livelli di raccolta differenziata.

Le province più virtuose e più costose

Dei dieci capoluoghi più costosi, sette appartengono a regioni meridionali, a conferma del persistente divario territoriale. In cima alla classifica si collocano Catania (602 €), Pisa (557 €), Genova (509 €) e Napoli (496 €).

In modo speculare, dei 10 capoluoghi che si posizionano come più economici, 8 appartengono a regioni settentrionali. Tra i più economici, Cremona (196 €), Udine e Trento (199 €) registrano i costi più contenuti, in larga parte grazie alla presenza di sistemi di raccolta efficienti e di tariffazione puntuale.

Nel complesso, la crescita dei costi è generalizzata: rispetto al 2024, 95 capoluoghi hanno registrato un aumento della tariffa, 14 una riduzione, mentre solo uno è rimasto invariato.

Le variazioni più marcate si osservano a Reggio Emilia (+15,1%), Ferrara (+13,8%) e Siena (+12,9%), mentre i cali maggiori si registrano a Modena (–12,3%), Aosta (-8,4%), Cagliari (–7,6%) e Milano (–7,5%).

Il bonus Tari dal 2026

Se da un lato la Tari aumenta, dall’altro non ci sono solo brutte notizie. Dal 2026 quattro milioni di famiglie potranno avere una sensibile riduzione della Tari, la tassa sui rifiuti. Entrerà effettivamente in vigore da gennaio il Bonus rifiuti.

Nei mesi scorsi l’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) definito le modalità operative necessarie per consentire l’erogazione automatica del bonus sociale rifiuti, che si aggiunge a quelli già esistenti relativi a energia elettrica, gas e acqua, a ulteriore sostegno della spesa per i servizi essenziali delle fasce più bisognose della popolazione.

Vediamo di cosa si tratta, chi ne ha diritto e cosa bisogna fare per averlo.

Come funziona il bonus rifiti

Le modalità di concessione – che sono quelle che erano trapelate già nei mesi scorsi – sono state stabilite con una delibera approvata nei giorni scorsi dall’Arera, l’autorità per l’energia.

Clicca qui per leggere e scaricare la delibera di Arera.

La Tari è la tassa sui rifiuti pagata da ogni contribuente al proprio Comune di residenza. Viene pagata dai proprietari e detentori di immobili  in grado di produrre rifiuti, indipendentemente dall’uso effettivo degli stessi. Anche se da quest’anno sono previste delle novità in merito (ve ne parliamo più avanti).

Il bonus rifiuti è un’agevolazione economica, introdotta nel 2019 con un decreto fiscale, che garantirà una riduzione della spesa del 25% della Tari ai nuclei familiari in condizione di disagio economico, come già previsto per i servizi elettrico, gas e acqua.

Chi ha diritto al bonus rifiuti

Le caratteristiche per usufruire del bonus rifiuti sono le medesime del bonus sociale per le bollette (prima del recente intervento del Governo, che ha alzato per un breve periodo i limiti Isee per contrastare il caro bollette).

  • nuclei familiari con Isee fino a 9.530 euro;
  • nuclei familiari numerosi (almeno quattro figli a carico) con Isee fino a 9.530 euro.

Come fare a ricevere il bonus rifiuti

Come avviene per i bonus sull’energia – con i quali è cumulabile – il contributo sarà riconosciuto automaticamente, per gli importi dovuti a partire da gennaio 2026, agli utenti domestici che siano in possesso di un Isee in corso di validità.

Un automatismo simile a quello dei bonus bollette, con l’Inps che comunica ai fornitori (in questo caso ai Comuni) chi sono gli utenti che hanno diritto alle riduzioni.