Critiche Istat e Bankitalia

Taglio Irpef 2026: chi beneficia della riduzione dell’aliquota dal 35% al 33%

Secondo le stime, vantaggi di 23 euro per un operaio e di oltre 400 per un dirigente

Taglio Irpef 2026: chi beneficia della riduzione dell’aliquota dal 35% al 33%

Il taglio di due punti percentuali della seconda aliquota Irpef, che scende dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro, rappresenta una delle principali misure fiscali previste dalla Manovra 2026.
Secondo le stime dell’Istat, a beneficiare della misura saranno poco più di 14 milioni di contribuenti, con un vantaggio medio annuo di circa 230 euro.

Le famiglie interessate sarebbero circa 11 milioni, pari al 44% delle famiglie residenti in Italia, con un beneficio medio di 276 euro. La differenza tra numero di contribuenti e famiglie dipende dal fatto che all’interno di un nucleo familiare possono esserci più soggetti titolari di reddito.

Distribuzione del beneficio per fasce di reddito

Nel corso dell’audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Senato e Camera, il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli ha precisato che oltre l’85% delle risorse derivanti dal taglio Irpef andrà alle famiglie con redditi medio-alti e alti.
In particolare, la misura interesserà oltre il 90% delle famiglie appartenenti al quinto più ricco della popolazione e più di due terzi di quelle del penultimo quinto.

Il guadagno medio varierà da 102 euro per le famiglie con redditi più bassi a 411 euro per quelle con redditi più elevati. In ogni caso, il beneficio sul reddito familiare disponibile sarà inferiore all’1% per tutte le classi di reddito.

L’Istat classifica i beneficiari in quinti di reddito disponibile equivalente, dove ciascun quinto rappresenta il 20% delle famiglie: dal primo (redditi più bassi) fino al quinto (redditi più alti).

Bankitalia: “Variazione modesta del reddito disponibile”

Critico anche il vice capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Fabrizio Balassone, che ha sottolineato che il taglio dell’Irpef e le altre misure della manovra non comportano variazioni significative nella distribuzione della ricchezza.

“La riduzione dell’aliquota per il secondo scaglione di reddito favorisce soprattutto i nuclei familiari dei due quinti più alti, ma l’impatto sul reddito disponibile resta percentualmente modesto“.

Gli effetti degli interventi di assistenza sociale previsti dalla manovra risultano invece concentrati sui primi due quinti di famiglie – quelle con redditi medio-bassi – ma anch’essi presentano un impatto contenuto.

Upb: “La riduzione riguarda il 30% dei contribuenti”

Anche l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ha espresso una valutazione cauta.
Secondo l’Upb, la riduzione di due punti dell’aliquota Irpef interesserà poco più del 30% dei contribuenti, circa 13 milioni di persone con redditi superiori a 28.000 euro, comportando una riduzione di gettito di circa 2,7 miliardi di euro, leggermente inferiore rispetto a quanto stimato nella Relazione tecnica.

La presidente dell’Upb, Lilia Cavallari, ha spiegato che circa il 50% del risparmio d’imposta andrà a contribuenti con redditi superiori a 48.000 euro, i quali rappresentano solo l’8% del totale dei contribuenti.

Il beneficio medio stimato è pari a 408 euro per i dirigenti, 123 euro per gli impiegati, 23 euro per gli operai, 124 euro per i lavoratori autonomi e 55 euro per i pensionati.

Per quanto riguarda la compensazione dei benefici sui redditi elevati (oltre i 200.000 euro), la misura interesserà circa un terzo della platea, pari a 58.000 contribuenti.
Secondo Cavallari, per questi soggetti “il taglio delle detrazioni sarà in media di 188 euro, inferiore al beneficio massimo teorico di 440 euro”.

Le riforme 2021-2026 e la progressività dell’Irpef

L’Upb ha inoltre osservato che le riforme fiscali introdotte tra il 2021 e il 2026 hanno aumentato la progressività e la capacità redistributiva del sistema Irpef.
Confrontando l’imposta prevista per il 2026 con quella che si sarebbe registrata in caso di semplice indicizzazione del sistema del 2021, emerge che le aliquote medie per i redditi da lavoro dipendente tra 10.000 e 32.000 euro risultano inferiori di 2-3 punti percentuali.

Per i redditi tra 32.000 e 45.000 euro, la compensazione del cosiddetto fiscal drag risulta solo parziale, mentre per i redditi superiori ai 45.000 euro la differenza tra i due sistemi diventa trascurabile.
Per pensionati e lavoratori autonomi, invece, il vantaggio derivante dalle riforme resta limitato, con un recupero parziale del drenaggio fiscale fino ai 40.000 euro di reddito.

Corte dei Conti: “Il 44% delle risorse ai redditi oltre 50.000 euro”

Nel corso della stessa audizione parlamentare, anche la Corte dei Conti ha espresso alcune osservazioni sul taglio Irpef.

Secondo Mauro Orefice, presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo, “oltre il 44% delle risorse destinate al provvedimento è riconducibile a contribuenti con redditi compresi tra 50.000 e 200.000 euro”.

Orefice ha inoltre precisato che il correttivo per i redditi superiori a 200.000 euro si applicherà soltanto ai contribuenti ad alto reddito che presentano detrazioni per oneri soggette alla riduzione. In questi casi, resterà comunque garantito un risparmio medio di 440 euro, anche per chi supera la soglia dei 200.000 euro annui.

La norma sugli affitti brevi: possibile rischio di evasione

La Corte dei Conti ha infine richiamato l’attenzione sulla norma relativa agli affitti brevi, introdotta nella stessa Legge di Bilancio 2026.

Secondo Orefice, l’aumento dell’aliquota della cedolare secca dal 21% al 26% potrebbe incentivare il fenomeno delle locazioni non dichiarate, a causa della differenza di trattamento fiscale rispetto agli affitti tradizionali.

La Corte invita quindi a monitorare gli effetti della misura per evitare che l’aumento dell’aliquota porti a una riduzione della trasparenza nel mercato delle locazioni turistiche.

La replica di Giorgetti: “Tutela i redditi medi”

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, però, in audizione sulla manovra ha rivendicato quanto fatto, rispondendo alle critiche:

“La riduzione dell’Irpef tutela i contribuenti con redditi medi, ed estendendo la platea di chi aveva beneficiato del cuneo fiscale coinvolge il 32% del totale dei contribuenti per un valore del beneficio medio atteso di 218 euro all’anno che arriva a toccare per la fascia più alta interessata i 440 euro”.