Superbonus e cessione del credito: chi rischia di dover restituire i soldi
Sono già stati spesi più soldi del previsto, e per qualcuno la situazione si fa piuttosto critica.
Non sembra esserci pace per il Superbonus 110. Il problema della cessione dei crediti rimane, come dimostrano i dati di luglio dell'Enea, e apre a scenari che fanno tremare più di qualcuno. C'è infatti chi rischia di dover restituire i soldi, pure maggiorati di interessi e sanzioni.
Superbonus e cessione del credito: chi rischia di dover restituire i soldi
I dati di Enea sono chiari: a luglio risultano conclusi lavori per 28,2 miliardi di euro, con una spesa prevista per lo Stato di 31 miliardi. Le opere che sono state ammesse alla detrazione sono però di più, con un valore di circa 39,8 miliardi e relativa spesa statale di 43,7 miliardi (ben più di quanto stimato al momento dell'approvazione del bonus).
Insomma, di soldi non ce ne sono più, è necessario farsene una ragione. Ed è necessario che se la facciano anche i nostri politici e che ci dicano chiaramente ora - in campagna elettorale - cosa vogliono fare con il Superbonus 110. Le opzioni sono due: rifinanziarlo (ma andrebbe spiegato come e dove trovare le coperture) o chiudere definitivamente la questione.
Ma al di là di questo c'è chi rischia di dover affrontare problemi molto seri.
Chi potrebbe dover restituire i soldi
La situazione è particolarmente critica per chi ha cominciato i lavori e attualmente ha il cantiere bloccato per l’impossibilità di ottenere la cessione. Costoro, infatti, non solo rischiano concretamente di non vedere mai concluse le opere, ma se hanno già ricevuto dallo Stato il credito a stato avanzamento lavori (al 30% o al 60% delle opere) potrebbero trovarsi a dover restituire le somme. Per di più con l'aggravante di qualche sanzione.
Per questo motivo si moltiplicano gli appelli (provenienti soprattutto dalle aziende del settore edilizio, che vedono concreto lo spettro del fallimento) per sbloccare la situazione. Qualcosa, per la verità, è già stato fatto con l'ultimo Decreto Aiuti, che dà la possibilità alle banche di cedere i crediti ai clienti professionali e alle partite Iva. Un'operazione che sicuramente potrebbe aiutare le banche a smaltire in parte i crediti maturati, ma per dare il benestare a nuove operazioni gli istituti di credito vorrebbero maggiori assicurazioni sul perimetro entro il quale possono muoversi.
Gli altri casi
Ma ci sono anche altri casi, come ha recentemente precisato l'Agenzia delle Entrate. Il primo riguarda quello di una sproporzione tra situazione economica del soggetto e soldi percepiti. In questo caso si presumerà un uso truffaldino del superbonus e partiranno gli accertamenti. Ma il caso potrebbe riguardare anche palazzi popolari abitati da persone a basso reddito, che potrebbero dunque vedersi negare l'operazione (pur senza aver escogitato qualche illecito).
Il secondo caso è quello di una sproporzione tra valore del bene e soldi percepiti. Anche qui l’agenzia chiaramente vedrà un caso di raggiri volti a intascare indebitamente il contributo e avvierà le indagini del caso.
Si tratta però di due casi con ampio margine di interpretabilità, e proprio per questo da un lato l'Abi ha chiesto alle banche prudenza nella concessione dei crediti, e dall'altro gli stessi istituti finanziari hanno chiesto maggiore chiarezza per capire entro quale perimetro muoversi.
Come funziona oggi la cessione del credito
Al momento la cessione del credito funziona così: il committente può scegliere se cedere il credito a un qualsiasi soggetto o all’impresa che effettua i lavori in cambio di uno sconto in fattura. Dopo questa prima operazione, chi ha ottenuto il credito può utilizzarlo direttamente o cederlo a sua volta, ma soltanto a un soggetto vigilato (banca, assicurazione, società finanziaria) che può effettuare una sola cessione a un altro soggetto vigilato; se chi riceve la terza cessione è una banca può cedere alla clientela come descritto sopra.