La spiegazione dell'esperta

Superbonus: cosa succede a chi non termina i lavori

Forza Italia insiste per un provvedimento ad hoc. L'esperta ci spiega cosa succede a chi non ha terminato i lavori entro il 31 dicembre 2023

Superbonus: cosa succede a chi non termina i lavori
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All’alba di martedì 19 dicembre 2024 la seconda manovra del governo Meloni incassa il primo ok in commissione al Senato. E si prepara all'esame dell'Aula a Palazzo Madama, dove l'approdo è fissato per mercoledì, poi toccherà alla Camera, con l'approvazione definitiva a ridosso del Capodanno.

Le maggiori modifiche presentate dai relatori e dal governo hanno avuto il via libera, oltre all'emendamento unitario delle opposizioni contro la violenza sulle donne. Rimane il nodo Superbonus, anche se Forza Italia non si arrende: non si esclude un intervento col Milleproroghe o addirittura un provvedimento ad hoc.

Manovra: c'è il via libera

Alle 5.43, al termine di una seduta notturna, la commissione Bilancio del Senato approva i quattro emendamenti presentati dal governo, per poi accoglierne anche uno dell’opposizione, per il contrasto alla violenza sulle donne. Rimane fuori la questione del Superbonus, che non otterrà la tanto attesa proroga. L’ultimo spiraglio, per consentire a migliaia di cantieri non conclusi di usufruire dell’agevolazione al 110%, potrebbe arrivare con il “Milleproroghe”. FI ha sposato questa battaglia e pare decisa ad andare fino in fondo.

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Antonio Tajani (FI)

Salve dai tagli inizialmente previsti le pensioni di vecchiaia di medici, dipendenti di enti locali, maestri e ufficiali giudiziari. Restano penalizzate quelle anticipate ma c’è un taglio più soft per i sanitari con una riduzione di un trentaseiesimo del taglio per ogni mese in più di permanenza al lavoro. I dirigenti medici e gli infermieri potranno, se vorranno, rimanere al lavoro fino ai 70 anni.

Prevista anche la rimodulazione dei fondi per il Ponte sullo Stretto, che viene confermato, con una parte delle risorse prese dal Fondo di coesione.

Confermati 40 milioni per il contrasto alla violenza sulle donne.

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Cento milioni di euro saranno invece stanziati in favore delle Regioni a statuto ordinario per l’anno 2024 al fine di coprire i maggiori costi determinati dall’aumento dei prezzi delle fonti energetiche degli anni 2022 e 2023 e la riduzione di 250 milioni di euro di somme disponibili per investimenti stabiliti nel Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021.

Via libera anche all’emendamento che chiarisce la questione della cedolare secca al 26% per gli affitti brevi. Nella disposizione approvata si precisa che l’aliquota ridotta al 21% si applica ai redditi derivanti da contratti di locazione breve relativi a una unità immobiliare, individuata dal contribuente in sede di dichiarazione dei redditi. L’emendamento prevede, inoltre, l’accesso nel 2024 al fondo per l’acquisto della prima casa anche per le famiglie numerose.

Come anticipato il grande nodo è il Superbonus, che Meloni è decisa a non prorogare, con buona pace di Tajani e della maggioranza azzurra. Ma qualche spiraglio pare esserci...

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Giorgia Meloni

Proprio Fratelli d'Italia suggerisce l'ipotesi che ci possa essere un provvedimento ad hoc per risolvere la questione:

"Questi giorni e queste ore sono state un momento di confronto con il governo e i vari ministeri, ma soprattutto col Mef. Abbiamo affrontato più volte questo tema e l'ipotesi su cui da subito ho lavorato, quello dello Stato avanzamento lavori straordinario senza proroghe e senza onerosità sul 2024, che andava un po' incontro ai paletti messi dal Mef, può essere calzante e vedere la luce. Lo può essere entro la fine dell'anno, non per forza col Milleproroghe che avrebbe delle difficoltà, ma c'è l'ipotesi di un provvedimento ad hoc", ha spiegato il senatore Guido Quintino Liris, relatore della legge di Bilancio per FdI.

Meno aperturista il sottosegretario all'Economia Federico Freni: "La posizione del governo mi sembra abbastanza chiara", ha sottolineato.

Superbonus non prorogato, cosa succede a chi non termina i lavori?

E mentre una versione definitiva circa la proroga del Superbonus ancora non c’è, gli italiani si chiedono cosa accade a chi non finisce in tempo i lavori? A dare una risposta alla spinosa domanda sono stati i colleghi di Prima Monza, con un’intervista a un’esperta del settore: Mariella Li Puma, consigliera per l’Anaci provinciale di Monza e Brianza  (l’Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari).

Mariella Li Puma

Analizziamo l’esempio del Superbonus per la riqualificazione energetica (Decreto Rilancio del maggio 2020), che prevedeva che si dovesse avviare uno dei due lavori cosiddetti «trainanti» (l’isolamento termico e la riqualificazione della centrale termica), con uno o più lavori «trainati» (infissi, fotovoltaico, colonnine di ricarica elettrica), con il risultato finale di far guadagnare all’edificio almeno due classi energetiche. Con tre tipologie di pagamento, a scelta: pago tutto e detraggo il 110% in cinque anni; cedo il credito fiscale a una banca; l’impresa applica al committente lo sconto in fattura e prende lei il credito fiscale del committente.

Siccome non tutti hanno capienza fiscale sufficiente - spiega Li Puma- le ipotesi prevalenti a essere applicate sono state la seconda e ancor di più la terza. I condòmini insistevano nell’attivare il Superbonus, convinti addirittura di guadagnarci. Le pressioni sugli amministratori erano enormi. Tra l’altro era proprio il periodo pandemico in cui era impossibile svolgere assemblee condominiali in presenza. Le aspettative erano alte: si pensava che si sarebbe potuto rimettere a posto la casa, gratis”.

E ancora:

“La legge era stata anche scritta bene, ma poi i decreti attuativi e l’Agenzia delle Entrate hanno cominciato a porre paletti. Non sono state pesate bene le conseguenze sia sui conti pubblici che sulle complicazioni e le responsabilità connesse alla cessione del credito o allo sconto in fattura. All’inizio si potevano fare cessioni all’infinito, e questo ha generato anche truffe, i primi tempi. Gli amministratori di immobili si sono trovati tra il martello dei condòmini che insistevano e l’incudine delle difficoltà e delle responsabilità che avviare il Superbonus implicava. Per un cantiere tra progettisti edili e termotecnici, direttori dei lavori, coordinatori della sicurezza, asseveratori e fiscalisti si dovevano coinvolgere numerosi profili professionali, e ognuno di loro si prendeva una fetta di responsabilità”.

A partire dal novembre 2021 “le banche hanno cominciato a peggiorare le condizioni di acquisto se non a rifiutare l’assunzione di crediti fiscali dai condomini. Con le imprese è andata ancora peggio. Nel 2022 i crediti si sono incagliati del tutto, generando un problema enorme per chi i lavori nel frattempo li aveva iniziati”.

A fine 2021 una proroga ha allungato i tempi a tutto il 2023 “un po’ perché i tempi decisionali dei condomini, tra assemblee, ricerca delle imprese, incarichi e decisioni sono lunghi, un po’ per le modifiche normative intervenute che hanno creato problemi”.

Ora il termine ultimo del 31 dicembre di quest’anno: “A fine anno il 110% scade, salvo proroghe dell’ultimo minuto. Se non ho finito i lavori, dopo potrò scontare solo il 70%. Chi non fa il Sal (stato di avanzamento lavori) finale entro il 31/12 rischia di perdere gli sconti. C’è il rischio concreto di contenziosi tra condomini e imprese perché, se sconto il 70% in fattura, il resto devo pagarlo. Non mi meraviglierei se dei cantieri venissero abbandonati e i lavori sospesi o interrotti”.

Il bilancio

“A fronte di grandi aspettative, il meccanismo ha generato più ombre che luci, per la complessità intrinseca delle procedure. In più l’Agenzia delle Entrate ha subito iniziato a mettere paletti, anche giustamente per evitare abusi. L’intuizione iniziale era buona, forse la percentuale del 110 troppo alta. L’applicazione complessa e i continui interventi legislativi, soprattutto fiscali, col cambio delle regole in corsa, ha generato grandi difficoltà. Ci sono state anche distorsioni di mercato: se paga un altro, posso alzare i prezzi quanto voglio. E poi, di imprese brave ad applicare il cappotto non ce ne sono tante, molte si sono improvvisate, spesso il committente ha avuto scarso controllo sui lavori. La misura è scaturita in pieno Covid e uscire dalla pandemia ha generato una sorta di sbornia dei lavori a debito. Il clima è poi cambiato quando ci si è resi conto che il tuo efficientamento energetico lo pagavo io”.

Ma c’è anche qualche lato positivo:

“Un aspetto positivo è questo: in alcuni immobili il 110% era oggettivamente utile, certo. Poi il fatto che ci siamo resi conto che oggi, per usufruire delle varie agevolazioni, devi avere la casa a posto sotto il profilo urbanistico. Credo che comunque adesso, per quanti hanno crediti incagliati, il legislatore dovrebbe trovare dei meccanismi per risolvere la situazione, altrimenti si rischia di avere cantieri sospesi, aziende in difficoltà, disagi sociali e città più brutte”.

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