Ecco come sistemarla

Stretta energetica dell'Ue: se la casa consuma troppo, non potrete più venderla o affittarla

La risoluzione passerà dal voto del Parlamento europeo il 14 dicembre, ma gli Stati membri sembrano già mettersi di traverso.

Stretta energetica dell'Ue: se la casa consuma troppo, non potrete più venderla o affittarla
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L'ultima della Ue: stop alla vendita o locazioni di case che consumano troppo. Una decisione che potrebbe creare parecchi problemi a moltissimi di noi.  Per il momento quello pensato dall'Unione Europea è solo una bozza di provvedimento, ma tanto è bastato già per far discutere e creare polemiche sulla nuova possibile direttiva all'indirizzo degli Stati membri.

La direttiva dell'Ue: stop alle case che consumano troppo

Come detto, per il momento, si tratta solo di una bozza di risoluzione approntata in Commissione e che dovrebbe approdare al Parlamento europeo martedì 14 dicembre 2021.

Ma in cosa si concretizzerebbe la proposta dell'Unione europea? L'obiettivo della direttiva va in chiave energetica e conseguentemente ambientale.  La direttiva prevede infatti che gli Stati al proprio interno introducano norme "per vietare la vendita e l’affitto degli immobili che non abbiano raggiunto il minimo di efficienza energetica richiesto".

Per gli immobili "singoli" i requisiti scatterebbero già dal 2027, per i condomini la previsione sarebbe ipotizzata a partire dal 2030.

Più in generale, dal 2035 tutti gli immobili presenti negli stati dell'Ue dovrebbero rispondere a questi requisiti di sostenibilità ambientale.

Provvedimento ambientale

La direttiva Ue sembra nascere con l'intento di nobili obiettivi. E, più ancora ad ampio respiro, l'obiettivo nel medio periodo è fissato per il 2050 quando, secondo i promotori del documento, tutti gli immobili dovranno essere "a  emissioni zero".

Un obiettivo da raggiungere attraverso la classificazione prima in  classe E, poi in classe D, per poi arrivare progressivamente alle classi A e B.

La proposta di risoluzione che dovrà comunque passare per il voto del Parlamento europeo come sottolineato fa già discutere, soprattutto per i contraccolpi per l'economia del settore immobiliare (che in alcune situazioni potrebbe essere addirittura paralizzato), anche se paradossalmente, grazie alle ultime iniziative dei Governi in tempi più o meno recenti (detrazioni fiscali, bonus, superbonus), il nostro Paese non parte in ultima fila come molti altri Stati dell'Unione.

Ue e la direttiva, la protesta del Codacons

Ciò nonostante, se la proposta passerà, ci saranno comunque ripercussioni. E difatti in queste ultime ora, il Codacons, l'associazione dei consumatori, è già andato all'attacco.

Sotto la lente, il blocco di vendite e locazioni senza l'adeguamento energetico. Una condicio sine qua non che il Codacons ha bollato come "ridicola" la proposta dell'Unione Europea. A preoccupare è lo stop dal 2027, un'orizzonte temporale troppo vicino con un problema di tempi d'interventi e di risorse economiche.

Nella fattispecie, immobili di classe energetica G sembrerebbero fin da ora tagliati fuori da ogni logica di mercato.

Sulla stessa lunghezza d'onda, Confedilizia. Ad ogni modo è molto probabile che numerosi Stati membri facciano quadrato e si metteranno di traverso alla proposta.

Come muoversi?

Al di là delle discussioni e delle polemiche, nel caso la direttiva venga approvata è il caso di capire cosa cambia. Anche perché se è vero che l'orizzonte temporale sembra lungo, nell'edilizia 10 anni sono davvero pochi.

Oggi, il requisito minimo per costruire un nuovo edificio in Italia è la classe D. La classe più diffusa tra le abitazioni è la E, quella degli edifici costruiti negli anni Novanta. Se prendiamo poi tutte le case vecchie e i capannoni industriali, però, la G diventa quella più presente. E in caso di approvazione della direttiva la cosa rappresenterebbe un bel problema (ma anche una fortissima spinta al mercato per i prossimi anni).

Far salire di classe energetica un edificio non è cosa semplice ed economica. Uno degli interventi più comuni è il "cappotto", cioè un intervento tra la parte interna ed esterna dell'abitazione, che viene "coperta" (proprio come da un cappotto, per capirci). Un intervento per il quali oggi si può usufruire anche del Superbonus 110%. 

Anche l’installazione del solare termico per la produzione di acqua calda senza consumare energia o  dell’impianto fotovoltaico sono interventi che migliorano la classe energetica di un edificio. Per entrambi si può utilizzare sia il Bonus ristrutturazione (50%) o l'Ecobonus (110%). Quest'ultimo però viene concesso a patto che  l'edificio migliori di almeno due classi energetiche e l'intervento  avvenga contemporaneamente ad altri di isolamento termico delle superfici opache verticali, orizzontali e inclinate (quindi non sugli infissi) che interessano l’involucro dell’edificio per oltre il 25% della superficie disperdente lorda.

Altro intervento che permette di aumentare la classe energetica è la sostituzione della caldaia, sia per abitazioni singole sia per condomini in caso di impianto centralizzato. Anche questo intervento può godere del Superbonus 110%.

C'è poi anche la sostituzione degli infissi, che può godere del Bonus ristrutturazione (50%) o del Superbonus (110%), ma in quest'ultimo caso bisogna rientrare in una serie di parametri specifici molto complicati. Meglio la prima strada, che permette di recuperare meno ma è sicura e immediata.

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