Smemoranda fallita: addio alla mitica agenda. Cosa succede ora
Nata nel 1979, sulle sue pagine c'era di tutto: dediche, canzoni, poesie, foto, cartoline. E qualche volta pure i compiti...
Alzi la mano chi non ne ha avuta almeno una. Un colpo al cuore per tanti, che in quelle pagine un po' si identificavano. Smemoranda è fallita. L'azienda produttrice del diario più famoso d'Italia chiude ufficialmente dopo 45 anni di attività (anche se forse una piccola speranza c'è).
Smemoranda è fallita
Prima degli smartphone, di WhatsApp, di Facebook, di Instagram, c'era lei. La Smemo, la mitica agenda che era molto più che un "semplice" diario scolastico. Era la prima cosa che si cercava in cartoleria nei giorni che precedevano la scuola (prima ancora dei libri, per quelli c'era tempo, la Smemo bisognava averla subito).
E su quelle pagine c'era di tutto: frasi tratte da libri e canzoni, dediche (un sacco di Tvb...), disegni, fotografie di attori, attrici, cantanti, calciatori e celebrità varie, cartoline, ricordi. E sì, ogni tanto anche i compiti di scuola...
E a fine anno guai a buttarla. Perché appunto sulle sue pagine c'era di tutto, il bello e il brutto di un intero anno, le emozioni e i ricordi. E via a metterla dunque in un cassetto, in attesa a settembre di comprare quella nuova e ripartire.
Smemoranda: la storia
Smemoranda nasce nel 1979 da un’intuizione vincente dei fondatori Luigi Vignali e Michele Mozzati (i Gino e Michele creatori di Zelig) insieme a Nico Colonna. L'idea è quella di creare un oggetto di largo consumo (un diario scolastico) che sia però qualcosa di più. Ed effettivamente si rivela vincente. La Smemo diventa un oggetto cult e identitario per generazioni. Chi è cresciuto negli anni Ottanta, Novanta e nei primi Duemila ne avrà sicuramente almeno un paio ancora in qualche cassetto, impolverate come probabilmente molti dei ricordi che ci sono sopra. Ma difficilmente se ne è distaccato.
Un diario che era diventato un must, sulle cui pagine scrivevano anche artisti di grande spessore (da Claudio Bisio a Ligabue, da Jovanotti a Zerocalcare, in tempi più recenti).
Smemoranda: la crisi e il fallimento
Un boom clamoroso: a metà anni Novanta Smemoranda vendeva più di un milione e 200mila agende all'anno. E poi gadget e molto altro. Un successo che andava di pari passo con i tempi e che sembrava inarrestabile.
Poi, però, sono arrivati i tempi bui, favoriti da una serie di circostanze. La crisi delle cartolerie, la concorrenza, ma anche la scelta di molti istituti di imporre l'utilizzo di un proprio diario agli studenti. E poi i tempi che cambiano: oggi le dediche sui diari hanno ceduto il passo a un post su Instagram o una faccina su WhatsApp.
Come per tante attività il colpo di grazia lo ha dato il Covid, che con la Didattica a distanza ha di fatto bloccato le vendite dei diari (a non solo). E così è arrivato il fallimento, decretato ufficialmente nel marzo 2023. Nei giorni scorsi l'asta per rilevare la società è andata deserta.
Smemoranda: cosa succede ora
Nell'ultimo anno la Smemoranda era sopravvissuta grazie al gruppo Giochi Preziosi che con un contratto di licenza, ha preso in affitto il marchio per un anno, con l’impegno di occuparsi delle spese di realizzazione, produzione e commercializzazione di agende, astucci e zaini per la scuola. Ma non è bastato.
E adesso, cosa succede? Possibile che venga indetta un'altra asta. Se in quel caso qualcuno si farà vivo potremo continuare a vedere la Smemo in cartoleria, altrimenti rimarranno solo quelle nei nostri cassetti, impolverate, ma ricche di tantissimi ricordi.