L'ultimo report

Ocse, pensioni: "I giovani che iniziano a lavorare ora ci arriveranno a 71 anni"

Uno scenario che si presenta con "proiezioni" e "simulazioni" non molto ottimistiche. Più penalizzate le donne.

Ocse, pensioni: "I giovani che iniziano a lavorare ora ci arriveranno a 71 anni"
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Pensioni ancora sotto la lente e la prospettiva non è di quelle più confortanti: un 22enne che iniziasse oggi la sua avventura nel mondo del lavoro, andrebbe in pensione a 71 anni.

Non proprio il massimo delle aspettative nonostante l'inizio di ogni esperienza professionale sia sempre accompagnato da tanto entusiasmo.

E' una delle tante (non proprio rosee) "proiezioni" e "simulazioni" emerse dall'ultimo report dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

Pensioni "quasi un miraggio": le prospettive per i giovani del nostro Paese

Come spesso accade sul fronte lavoro, occupazione e sociale, gli scenari per il nostro Paese non sono tra i più confortanti, nonostante si tratti di temi da sempre al centro delle agende di politica e sindacati.

In Italia, infatti, stando alle simulazioni e proiezioni effettuate dall'Ocse "il requisito di futura età pensionabile "normale" è tra i più elevati con 71 anni di età.

Attorno a queste fasce di età, si collocano solo Danimarca (addirittura 74 anni), Estonia (71 anni) e i Paesi Bassi (71 anni), contro una media europea stimata dall'organizzazione a 66 anni per quelle persone ( e i riflettori sono puntati appunto sul mondo dei giovani) che hanno appena fatto o faranno in tempi relativamente brevi accesso al mercato del lavoro.

Un "balzo" di dieci anni che preoccupa

In buona sostanza, stando alla relazione pubblicata in queste ore, l’Italia si troverà a fare i conti con gli effetti di una delle riforme pensionistiche che hanno aumentato l’età pensionabile fino ad arrivare a superare tutti i record.

Il nostro Paese passerà infatti da una media considerata "bassa" di 61,8 anni a quella più alta dopo i lavoratori danesi: appunto 71 anni.

Pensioni, non va meglio per le donne

Secondo la relazione redatta per fine anno dall'Ocse non sembra andare meglio per le donne del nostro Paese.

In questo caso, la simulazione fatta dall'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico prende in considerazione la popolazione femminile che entra nel mondo del lavoro attorno ai 27 anni.

Ecco allora che in Italia, una lavoratrice che inizia la sua carriera a 27 anni ed è disoccupata per 10 anni nell'arco della sua vita professionale riceverà una pensione inferiore del 27% rispetto a quella di una lavoratrice a tempo pieno, contro la media del 22% inferiore nell'area dell'Ocse.

Ma non solo. "Poiché le aliquote contributive dei lavoratori autonomi sono inferiori di un terzo rispetto a quelle dei dipendenti - si legge nel rapporto - i lavoratori autonomi possono aspettarsi pensioni inferiori di circa il 30% rispetto a quelle dei dipendenti con lo stesso reddito imponibile per tutta la carriera: la media Ocse è del 25% più bassa".

Una "fotografia" emersa anche dal rapporto Censis

Del resto, sul tema lavoro, occupazione, pensioni, drammatica e preoccupante è arrivata anche la fotografia emersa dall'ultimo rapporto Censis, il Centro studi investimenti sociali.

L’indagine certifica che il 66% dei giovani non si fida del Governo. E uno dei temi centrali che determinano questa poca fiducia è proprio la precarietà lavorativa sperimentata da molti giovani in concreto.

Uno scenario di poca fiducia evidenziato ancor più maggiormente anche dai dati dell'occupazione femminile, sempre più in ribasso e accentuati ancor di più da questi quasi due anni di emergenza Covid.

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