SI RIAPRE IL TORMENTONE?

Pensioni: la caduta del Governo porta al ritorno della legge Fornero nel 2023

Il tempo per riforma è poco, ecco allora quali potrebbero essere le soluzioni: la proroga di quota 100 o le proposte presentate dall'Inps.

Pensioni: la caduta del Governo porta al ritorno della legge Fornero nel 2023
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Pensioni, si torna alle legge Fornero? Il primo contraccolpo concreto della crisi di Governo sulle dinamiche normative ed economiche del Paese rischia di farsi sentire sul sistema previdenziale.  Con un scenario che potrebbe concretizzarsi in maniera addirittura clamorosa rispetto al dibattito e alle polemiche che si sono registrate in tempi più o meno recenti.

Pensioni, lo spauracchio del ritorno alla legge Fornero

Eppure il rischio, concreto di questa eventualità, c'è.  Tra i provvedimenti messi maggiormente in discussione dalla crisi di Governo e dalle definitive dimissioni di Mario Draghi c'è quello sulle pensioni.

Ecco allora lo spauracchio di "ritornare" alla legge Fornero davanti a un quadro di oggettiva difficoltà: con la caduta del Governo e lo scioglimento delle Camere i tempi per concretizzare la riforma delle pensioni sono strettissimi e così dal 2023 il sistema previdenziale potrebbe ancora far riferimento alla legge che porta il nome dell'ex ministro Elsa Fornero, a suo tempo nel Governo Monti titolare del Lavoro e delle Politiche sociali.

Pensioni, tempi stretti per la riforma

Come detto, i tempi sono stretti, per non dire strettissimi considerando il mese di agosto in mezzo e l'impegno dei partiti nel serrare le fila e preparare le liste per le elezioni del 25 settembre.

Davanti a questo scenario c'è una scadenza improrogabile sul calendario: la Finanziaria va votata entro il 31 dicembre 2022 e sembra sempre più probabile il ricorso all'esercizio provvisorio.

In questo contesto i punti interrogativi che si addensano sulla riforma delle pensioni rischiano di diventare davvero troppi.

Lo spauracchio della Legge Fornero

E se stringe il tempo per la riforme, va anche considerato che il sistema delle quote (100 e 102) con 38 anni di contributi e 62 o 64 anni di età, rimarrà in vigore proprio fino alla fine dell'anno. Un sistema che tra l'altro ha però avuto una scarsa adesione in questi anni secondo i report dell'Inps.

Sulla necessità di portare a termine la riforma (un tema delicatissimo che ha visto pesanti frizioni in questi mesi tra Governo e sindacati) si è espresso anche Mario Draghi nel suo intervento di mercoledì al Senato sottolineando l'importanza del percorso intrapreso.

Senza la riforma entro fine anno si ritornerebbe però alla previsione di legge, ossia appunto alla legge Fornero, che permette di andare in pensione a 67 anni di età oppure anticipando a a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne.

Pensioni, le ipotesi

Il nuovo Governo avrà dunque probabilmente meno di tre mesi per cercare di realizzare la riforma.

In caso contrario, la possibilità di prorogare quota 100 rimane allora una ipotesi valida, altrimenti sarà inevitabile un ritorno alla tanto contestata legge previdenziale del Governo di Mario Monti  (e tra l'altro l'Italia tornerebbe ad essere il Paese dove si va in pensione più tardi in Europa dopo Grecia e Danimarca).

Ma tra le soluzioni che potrebbero essere prese in considerazione c'è anche quella del presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, che prevede la pensione dai 63-64 anni solo con la quota maturata dal punto di vista contributivo. Il lavoratore aspetterebbe poi i 67 anni per ottenere la quota retributiva.

Secondo un  primo studio di fattibilità, è una soluzione che potrebbe stare in piedi: porterebbe infatti un aggravio di circa 2,5 miliardi per i primi tre anni, ma poi risparmi dal 2028.

L'allargamento dell'Ape sociale

Una strada percorribile potrebbe essere anche quella dell'allargamento dell'Ape sociale, ovvero la possibilità prevista di andare in pensione con una soglia contributiva di 32 anni chi pratica lavori faticosi (edili, ceramisti) o a chi si trova in una particolare situazione familiare (assiste un malato o un disabile).

Ecco allora che dal 2023 potrebbe essere estesa a molti più lavoratori, mentre dall'Inps arriva anche la proposta del "riscatto gratuito" degli anni di laurea.

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