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Pensione anticipata per le donne a 64 anni con 20 di contributi: cosa è Quota 84

Il governo Meloni sta studiando un'altra soluzione per il ritiro anticipato dal lavoro della platea femminile

Pensione anticipata per le donne a 64 anni con 20 di contributi: cosa è Quota 84
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Il governo Meloni studia un’altra soluzione per il ritiro anticipato delle lavoratrici dal lavoro. Diversa dall’Ape social al femminile e da Opzione Donna. La proposta sul tavolo sarà chiamata "Quota 84". Consisterebbe nell'uscita a 64 anni con almeno 20 anni di contributi. Questo meccanismo si differenzia dall'Ape sociale al femminile e dall'opzione donna, in quanto non richiede un'emolumento pari almeno a 2,8 volte il minimo, ma prevede un ricalcolo basato sul metodo contributivo. Secondo le simulazioni, la "Quota 84" dovrebbe avere un impatto finanziario inferiore rispetto all'opzione donna, che riduceva l'assegno del 20-30% a seconda delle circostanze.

Pensioni anticipate femminili: allo studio "Quota 84"

"Quota 84" garantirebbe un assegno fisso fino a 1.500 euro per dodici mesi, senza rivalutazione, e una volta raggiunta l'età pensionabile, si percepirebbe l'assegno completo. Attualmente, l'Ape rosa permette alle donne con figli di andare in pensione anticipatamente con requisiti simili a quelli dell'Ape sociale, ma con un anno o due anni in meno di contributi, a seconda del numero di figli.

Per quanto riguarda l'opzione donna, per il 2024 si sta considerando l'eliminazione del requisito legato ai figli, pur mantenendo l'accesso limitato alle categorie attualmente previste, come caregiver, disabili con almeno il 74% di invalidità e dipendenti da aziende in crisi. Tuttavia, tutte dovrebbero soddisfare il requisito di età di 58 anni.

La situazione attuale

Nel 2022, le donne hanno avuto l'opportunità di uscire anticipatamente dal lavoro con il calcolo contributivo dell'assegno, con un'età di uscita di 58 anni per le lavoratrici dipendenti e di 59 anni per le autonome, entrambe con almeno 35 anni di contributi. Nel 2023, sono state introdotte agevolazioni per le donne con 35 anni di contributi che sono invalide civili almeno al 74% o che assistono un parente invalido.

Al momento, il governo sta esaminando due proposte per il prossimo anno: la prima prevede la pensione tra i 60 e i 63 anni di età con 35 anni di contributi, mentre la seconda imporrebbe l'età di 63 anni e 20 anni di contributi con il ricalcolo contributivo dell'assegno. Si attende anche il riconoscimento dello 0,8% di conguaglio per allineare gli assegni 2023 all'inflazione effettiva.

Inoltre, l'Esecutivo ha intenzione di confermare la "Quota 103", che permette il pensionamento anticipato con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Tuttavia, questo meccanismo non favorisce le donne, poiché di solito hanno solo 28 anni di contributi a quell'età. È comunque possibile conteggiare il riscatto della laurea, le agevolazioni delle aziende e la rendita da pensione integrativa nella contribuzione.

Timori sulle risorse disponibili

Va notato che le pensioni rappresentano un onere significativo, e ci sono preoccupazioni sulla sostenibilità del sistema previdenziale nei prossimi anni. Secondo i dati dell'ultima nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef), la spesa pensionistica avrà un impatto crescente sul PIL fino al 2036, con un aumento stimato del 1,9 punti percentuali (raggiungendo il 17,3%) rispetto al 2024, supponendo una crescita media annua dell'1% del PIL.

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