il prezzo da pagare

Non solo le bollette: dal pane alla pasta, tutti i prodotti che aumenteranno a causa della guerra

La crisi tra Russia e Ucraina potrebbe mettere in ginocchio l'economia di molti Paesi. Perché non è solo il gas il bene che importiamo da quelle zone.

Non solo le bollette: dal pane alla pasta, tutti i prodotti che aumenteranno a causa della guerra
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Il primo impatto - che stiamo già vedendo - sarà sulle bollette del gas. Ma la guerra in  Ucraina avrà ulteriori conseguenze per il nostro Paese (e non solo). Il giro d'affari tra l'Italia e la Russia, infatti, secondo i dati Ice, nei primi undici mesi del 2021 è stato di oltre 21 miliardi di euro, con uno "sbilanciamento" a favore di Mosca (12,6 miliardi "contro" i poco più di sette italiani). Con l'Ucraina, invece, il valore degli scambi si aggira attorno ai 5,4 miliardi di euro. E ovviamente non stiamo parlando solo di gas.

Non solo bollette: quali prodotti aumenteranno con la guerra in Ucraina

Lo si sente ripetere insistentemente da giorni. Il gas è il principale prodotto che importiamo dalla Russia. Per capire il grado di dipendenza che abbiamo basta un dato: il 43% delle nostre forniture arriva da Mosca. Lo hanno detto a chiare lettere anche il premier Mario Draghi e il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani: siamo effettivamente dipendenti dal Cremlino da questo punto di vista. E il rischio, oltre all'aumento di prezzi, è che Putin "chiuda i rubinetti" lasciandoci senza fornitura. E sarebbero guai.

Ma il nostro Paese importa dalla Russia  e dall’Ucraina  anche altri beni, soprattutto materie prime e prodotti non finiti, che con il conflitto potrebbero scarseggiare o aumentare di prezzo.

"Il granaio d'Europa"

L'Ucraina è chiamata  "il granaio d'Europa" ed è il quarto esportatore mondiale di grano, mentre la Russia è al primo posto. Secondo le stime del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, la Russia raccoglie circa 85 milioni di tonnellate all’anno e ne esporta quasi la metà.   Al quarto posto c’è l’Ucraina: i due Paesi sono responsabili del 29% del commercio globale di grano, quasi il 20% delle esportazioni di mais e l’80% delle esportazioni di olio di girasole.

Alcuni prezzi sono già saliti:  mais (+3,5%), grano tenero (+2,5%) e soia (+1,5%) hanno già fatto registrare aumenti. E ovviamente tutto questo avrà delle conseguenze sui prodotti lavorati: pasta, pane e via dicendo.

Il mais (per gli animali)

Non solo il grano: l'Ucraina è al quarto posto tra gli esportatori di mais per l'alimentazione del bestiame, prodotto che - secondo un'analisi di Coldiretti - l'Italia importa per il 53% del fabbisogno totale.   L’Ucraina, inoltre, copre il 20% complessivo del mais importato dal nostro Paese (è il secondo fornitore dopo l'Ungheria). Un'aumento dei prezzi del mais avrebbe ricadute anche su tutti gli altri prodotti, dato che chi alleva animali avrebbe spese più alte.

L'export

Non solo importazione: l'Italia è il quarto Paese esportatore dell'Ue sul mercato russo. I prodotti "made in Italy" più in voga sono quelli legati ai settori della moda, dei mobili e dei macchinari.  Un'altra bella fetta è data dall'esportazione dei prodotti agroalimentari: nel 2021 hanno complessivamente superato un miliardo di euro.

Il turismo

Un'altra grande fetta di scambi monetari tra Italia e Russia è legata al turismo, anche se negli ultimi due anni la pandemia ha decisamente condizionato il settore. Prima del 2019 il turismo russo in Italia generava 1,7 milioni di arrivi e 5,8 milioni di presenze.  Una data di grande importanza è alle porte:   il 24 aprile cade la Pasqua ortodossa, che di solito genera in Italia 175 mila pernottamenti di turisti russi e quasi 20 milioni di euro di fatturato per le attività ricettive. Difficile pensare che questi numeri possano essere rispettati tra un paio di mesi...

 

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