Naspi: dal 2025 cambia tutto. Cosa succede a chi si licenzia
Con il nuovo anno l'indennità di disoccupazione spetterà anche a coloro che rassegneranno le dimissioni volontarie
Una novità importantissima per i lavoratori a partire dall'anno che sta per arrivare. Dall'1 gennaio 2025 la Naspi (l'indennità di disoccupazione) verrà corrisposta anche a coloro che si dimettono volontariamente dal posto di lavoro. Lo prevede un emendamento alla Manovra depositato nelle scorse ore.
Naspi: i requisiti attuali
Una novità che cambia decisamente lo scenario attuale. Al momento (e sino al 31 dicembre 2024) per ricevere la Naspi il lavoratore deve soddisfare i seguenti requisiti:
- stato di disoccupazione involontaria;
- almeno 13 settimane di contribuzione nei 4 anni precedenti l'inizio del periodo di disoccupazione.
Il disoccupato deve, inoltre, dichiarare la propria immediata disponibilità al lavoro in forma telematica al sistema informativo unitario delle politiche del lavoro.
La Naspi, poi, spetta dall'ottavo giorno successivo alla data di cessazione del rapporto di lavoro e viene corrisposta mensilmente per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni (dunque, per fare un esempio, se avete lavorato per un anno vi verrà corrisposta per sei mesi).
Naspi: cosa cambia dal 2025
L'emendamento inserito in Manovra prevede un cambiamento sostanziale tra poche settimane. Dall'1 gennaio 2025 infatti la Naspi spetterà anche a coloro che si dimetteranno volontariamente dal posto di lavoro a tempo indeterminato. C'è però una condizione: il lavoratore deve avere almeno tredici settimane di contribuzione dall'ultimo evento di cessazione del rapporto di lavoro.
Le dimissioni per assenze ingiustificate
L’emendamento dedicato alla Naspi arriva dopo giorni di polemiche di sindacati e opposizioni sul Ddl Lavoro e in particolare sulle dimissioni per assenze ingiustificate.
I sindacati avevano lamentato la possibilità che i provvedimenti varati dal Governo avrebbero potuto aprire al ritorno delle cosiddette "dimissioni in bianco". La ministra del Lavoro Marina Calderone aveva invece ribadito che nei casi in cui l'assenza ingiustificata del lavoratore vada oltre il termine previsto dal contratto o, dove non sia previsto, oltre i quindici giorni scatta la risoluzione del rapporto per volontà del lavoratore.
Una situazione su cui Cgil e Uil avevano contestato in questo caso la mancata possibilità per il lavoratore (che sarebbe stato considerato dunque dimissionario volontario) di accedere al sussidio di disoccupazione. L'emendamento ora andrà a colmare questo vuoto.