Assalto riuscito

Nagel si dimette, Mediobanca conquistata da Mps: una fusione che cambia la finanza italiana

La lettera ai dipendenti: "Il nostro patrimonio culturale vi renderà unici anche davanti alle nuove sfide. La nuova proprietà saprà valorizzarlo"

Nagel si dimette, Mediobanca conquistata da Mps: una fusione che cambia la finanza italiana

Ora è ufficiale, Alberto Nagel si è dimesso con il cda. L’assalto è riuscito.

Mediobanca, simbolo della finanza italiana del dopoguerra e per decenni fulcro degli equilibri industriali grazie al legame con le Generali, passa sotto il controllo di Monte dei Paschi di Siena.

Nagel si dimette, Mps conquista Mediobanca

Con il completamento dell’offerta pubblica di acquisto, la banca senese ha conquistato una quota stimata tra il 62 e il 63% del capitale di Piazzetta Cuccia, ponendo le basi per un’integrazione che appare ormai inevitabile.

Dal 15 settembre 2025, data di pagamento del corrispettivo dell’offerta, l’istituto guidato da Alberto Nagel è diventato a tutti gli effetti una controllata del Monte ed è arrivato ieri il suo addio.

Le dimissioni diventeranno effettive il 28 ottobre, quando si terrà l’assemblea a porte chiuse per approvare il bilancio e nominare il nuovo cda per il triennio 2026-2028.

Si tratterà dell’ultimo bilancio firmato da Nagel, con un utile netto di 1,33 miliardi e un dividendo da 1,15 euro per azione.

L'assemblea dei soci di Mediobanca ha detto no all'offerta di scambio su Banca generali
Alberto Nagel

La lettera ai dipendenti

Nella lettera inviata ai dipendenti, ha ripercorso la sua lunga carriera.

“Sono passati oltre 34 anni da quando sono entrato in Banca e più di 22 da quando me ne è stata data la responsabilità. È stato un periodo molto lungo, nel quale abbiamo costruito insieme un percorso straordinario di crescita e rinnovamento, merito della vostra capacità e del vostro senso di appartenenza”.

Poi ha aggiunto una piccola nota critica.

Resto convinto che sarebbe stato più lungimirante un matrimonio nel risparmio gestito, piuttosto che un’acquisizione da parte di una banca commerciale”, ha affermato.

Ma nel suo commiato ha voluto sottolineare anche il valore immateriale dell’istituto, citando Orazio: “Graecia capta ferum victorem cepit”. Mediobanca per lui è come la cultura greca che è stata capace di civilizzare i suoi conquistatori.

“La nostra forza è una cultura identitaria fatta di competenza, passione, trasparenza e understatement, che abbiamo ereditato da figure straordinarie come Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi. È un patrimonio che vi renderà unici anche davanti alle nuove sfide. Sono certo che la nuova proprietà non potrà prescindere dal valorizzarlo”, conclude.

La fine dell’era Cuccia

Il risultato segna però la chiusura definitiva di una fase storica: Mediobanca non è più il “grande regista” del capitalismo italiano. Il modello costruito attorno al controllo delle Generali e a una rete di partecipazioni incrociate appartiene ormai al passato. Al suo posto si profila un nuovo polo bancario guidato da Mps, che mette in discussione equilibri consolidati da decenni.

Da ieri abbiamo un azionista al 62% e di questo dobbiamo prendere atto, non è un’opinione. Sappiamo che ci sarà una riapertura e per la nostra esperienza le riaperture in questi casi portano a un incremento della partecipazione che si avvicinerà probabilmente intorno all’80%“, ha affermato il direttore generale di Mediobanca, Francesco Saverio Vinci, in un messaggio ai dipendenti, aggiungendo “molti fondi che sono legati agli indici saranno costretti a ridurre la quota in Mediobanca” e “sarà difficile immaginare di tenere Mediobanca quotata con un flottante così piccolo”.

Un’OPA rapida e spietata

Gli analisti hanno definito l’operazione “un assalto perfetto”. L’offerta è stata condotta con decisione, convincendo progressivamente azionisti e mercato. La quota raggiunta da Mps consente alla banca di Siena di assumere il pieno controllo strategico, riducendo al minimo gli spazi per eventuali resistenze interne.

Allo stesso tempo, la comunicazione è stata calibrata per rassicurare il personale di Mediobanca: nessun piano di tagli immediati, ma la promessa di una gestione ordinata dell’integrazione. A Siena, l’amministratore delegato di Mps Luigi Lovaglio ha ribadito che le persone sono “il vero patrimonio” e che la loro qualità sarà valorizzata nella nuova configurazione. L’idea guida è preservare il franchise e garantire una transizione ordinata.

Mps conquista Mediobanca: verso una fusione che cambia la finanza italiana
Luigi Lovaglio

Cosa succede ora

Ora si potrà andare verso una fusione immediata, con l’incorporazione di Mediobanca in Mps, oppure verso un percorso graduale di integrazione. In entrambi i casi, il risultato è chiaro: Piazzetta Cuccia perde la sua storica autonomia e diventa parte di un progetto più ampio guidato da Siena.

“Credo che la fusione possa essere il male minore. Immaginare un percorso in cui ci sono due entità così diverse non capaci di fare reali sinergie non sarebbe stato il quadro migliore per la banca”, ha spiegato Vinci aggiungendo che invece una fusione “può lasciare lo spazio per ridisegnare un gruppo bancario che tenga conto delle differenti anime delle due entità e magari in una maniera un pochino più razionale”.

Le conseguenze sul sistema bancario

La mossa di Mps non riguarda solo Mediobanca. Con il nuovo assetto si aprono scenari che coinvolgono direttamente Generali, dato che il controllo storico della compagnia assicurativa era uno dei pilastri del potere di Piazzetta Cuccia. Inoltre, l’operazione potrebbe accelerare il processo di concentrazione bancaria in Italia, con la nascita di un polo capace di competere su scala europea.

I numeri dell’operazione

Secondo le prime stime, la quota acquisita da Mps (62-63%) è sufficiente a garantire la maggioranza assoluta, ma non esclude ulteriori mosse sul mercato per consolidare il controllo. L’offerta ha raccolto adesioni superiori alle aspettative, segnale di un interesse degli azionisti a partecipare a un progetto che si annuncia ambizioso.

Un nuovo equilibrio

Con questa operazione, Monte dei Paschi non solo archivia la lunga stagione delle proprie difficoltà, ma si propone come attore di primo piano della finanza nazionale. Mediobanca, invece, smette di essere l’istituzione che per decenni ha dettato regole e strategie nel capitalismo italiano, diventando parte di un ridisegno complessivo degli equilibri bancari.

Il futuro resta da scrivere, ma un dato è certo: la conquista di Piazzetta Cuccia da parte di Mps segna una cesura netta nella storia economica del Paese, con conseguenze che andranno ben oltre la sola integrazione societaria.