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Mps, via libera della Bce all’Ops su Mediobanca: le condizioni

Francoforte approva il piano di acquisizione, ma impone una serie di condizioni e un piano di integrazione da presentare entro sei mesi

Mps, via libera della Bce all’Ops su Mediobanca: le condizioni
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Via libera dalla Banca centrale europea (Bce) all’operazione Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca. Francoforte ha autorizzato l’acquisizione diretta di una partecipazione di controllo in Mediobanca e indiretta in Mediobanca Premier (ex CheBanca!) e Compass Banca, aprendo così ufficialmente la strada all’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata il 4 marzo da Rocca Salimbeni.

La Bce ha inoltre approvato l’acquisizione di una partecipazione superiore al 10% del patrimonio di vigilanza del gruppo, configurando così l’operazione come una qualifying holding, soggetta a specifico scrutinio da parte dell’autorità di vigilanza per il suo impatto potenzialmente rilevante sul profilo patrimoniale e di rischio.

Piano di integrazione obbligatorio

L’autorizzazione non è però incondizionata. Qualunque sia la soglia di capitale raggiunta da Mps al termine dell’Ops, la banca senese dovrà presentare alla Bce entro sei mesi un dettagliato piano di integrazione. Tra le informazioni richieste:

  • Una valutazione degli impatti su capitale, raccolta, digitalizzazione e sicurezza informatica, incluse previsioni su sinergie, costi di integrazione e perdite operative.
  • Un’analisi dell’architettura ICT, flussi dati, continuità operativa e misure di controllo.
  • Un disegno completo della governance del nuovo gruppo, inclusi organi sociali, controlli interni, politiche retributive e retention del personale.
  • Una pianificazione dettagliata del processo di integrazione, con tempistiche e meccanismi di monitoraggio.

Cosa succede se Mps non supera il 50%

L’autorizzazione Bce contempla anche l’ipotesi che Mps non riesca a superare la soglia del 50% del capitale di Mediobanca. In tal caso, Siena sarà tenuta, entro tre mesi dalla conclusione dell’operazione, a presentare:

  1. Una relazione del consiglio d’amministrazione, validata dalla società di revisione, che attesti l’esistenza di un controllo di fatto;
  2. In assenza di tale controllo, un piano strategico per la gestione o dismissione della partecipazione, con obiettivi, tempistiche e criteri operativi;
  3. Una dichiarazione formale sull’eventuale volontà di superare in futuro la soglia del 50%, con indicazione dell’impatto patrimoniale previsto.

Tempistiche e prossimi passaggi

Con il via libera della Bce ottenuto il 25 giugno, l’operazione potrà avviarsi già dai primi giorni di luglio, a condizione di ricevere anche l’ok della Consob. Il consiglio di amministrazione di Mps si riunirà giovedì 26 giugno per esercitare la delega all’aumento di capitale, passaggio necessario per l’avvio formale del periodo di adesione all’Ops.

L’adesione, tuttavia, non risulta ancora conveniente dal punto di vista finanziario: i titoli Mps offerti in scambio quotavano il 25 giugno circa il 6,7% in meno rispetto alle azioni Mediobanca. Per colmare il gap, Mps dovrebbe mettere sul piatto oltre 1,1 miliardi, e ulteriori 2,5 miliardi per un premio del 15%. Al momento, però, Siena ha escluso un rilancio.

Il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti
Il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti

Il tema Mps è centrale nell’agenda economica del governo. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha difeso l’operato del Mef davanti al Copasir, sottolineando che tutte le condizioni imposte nel 2017 dalla Commissione europea per la perdita del controllo pubblico sono state rispettate. Bruxelles, tramite la Dg Comp, sta ora verificando la conformità dell’operazione alle regole di mercato.

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