Colpo storico per Monte dei Paschi di Siena: l’Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio (Opas) su Mediobanca si è chiusa con adesioni pari al 62,29% del capitale, consegnando all’istituto guidato da Luigi Lovaglio il controllo assoluto della storica banca d’affari milanese. Un risultato inatteso fino a pochi giorni fa, che apre a uno scenario di profonda trasformazione negli equilibri finanziari italiani.
La svolta: Siena domina Piazzetta Cuccia
Con il superamento del 50%, Mps non è più solo primo azionista ma diventa dominus di Mediobanca. Ciò significa blindare la governance, consolidare i bilanci sfruttando le Deferred Tax Assets (Dta) e, soprattutto, assumere un ruolo chiave anche in Generali, di cui Piazzetta Cuccia è da sempre azionista di riferimento.

L’Opas, che scadeva l’8 settembre, ha registrato nell’ultima giornata un’impennata di adesioni (+16%, dal 46% al 62%), grazie soprattutto al sostegno dei grandi soci: Delfin (famiglia Del Vecchio) e il gruppo Caltagirone hanno aperto la strada con il loro 30%, seguiti da fondi e investitori istituzionali come Fidelity, Vanguard, BlackRock, Norges Bank, Anima, Amundi e Unicredit.
Determinante la scelta del board Mps di ritoccare l’offerta: oltre al concambio di 2,533 azioni Mps per ogni titolo Mediobanca, è stato aggiunto 0,90 euro in contanti per azione, pari a un esborso extra di circa 750 milioni di euro. L’offerta ha così valorizzato ogni azione Mediobanca circa 16,3 euro, con un premio dell’11,4% rispetto a gennaio.
Il passo indietro di Nagel
Il successo dell’operazione segna la fine dell’era Alberto Nagel. Secondo il Financial Times, il ceo e l’intero cda di Mediobanca sono pronti a dimettersi il 18 settembre, durante una riunione già in calendario. Le dimissioni diventeranno effettive con l’assemblea del 28 ottobre, tradizionale momento di rinnovo delle cariche.

Nagel, da sempre critico verso l’operazione, aveva tentato una contromossa con il progetto di acquisizione di Banca Generali, mai andato in porto. Con la sconfitta in Opas, la “Mediobanca dei manager” è arrivata al capolinea.
Dal 16 al 22 settembre si aprirà il periodo di riapertura dei termini. Se Siena dovesse superare il 66,7% del capitale, si aprirebbe la strada alla fusione piena, con la possibilità di delistare Mediobanca e integrare appieno le strutture, liberando sinergie stimate in 700 milioni di euro e benefici fiscali per 2,9 miliardi.
La regia dei grandi soci e il peso del governo
Dietro il successo dell’operazione si intravede la regia congiunta dei grandi soci privati e dello Stato italiano, che controlla l’11,7% di Mps. Secondo molti osservatori, il vero obiettivo non era solo Mediobanca, ma il controllo su Generali, il Leone di Trieste, da anni nel mirino di Delfin e Caltagirone.
Giornata storica per il mondo finanziario italiano. La più antica banca del mondo, che in passato ha rischiato di scomparire pessime gestioni, torna protagonista positiva e aggregante. Siamo orgogliosi di aver contribuito al salvataggio e al rilancio di un patrimonio non solo…
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) September 8, 2025
Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha parlato di “giornata storica per il mondo finanziario italiano”, con Siena che torna protagonista.
Effetti sul mercato e sugli assetti futuri
Alla notizia, Mps è volata in Borsa (+4,02% a 7,664 euro), bene anche Mediobanca (+3,85% a 20,23 euro). Intanto è stato sciolto il patto di consultazione tra soci di Mediobanca (5,97%), segno della fine di un’epoca.
Sul fronte della governance, circolano già i primi nomi per la nuova dirigenza: Marco Morelli (Bnp Am) per l’ad, Vittorio Grilli (Jp Morgan) e Luigi de Vecchi (Citi) per la presidenza. Intanto, in Generali, l’amministratore delegato Philippe Donnet, voluto da Piazzetta Cuccia, potrebbe trovarsi presto sotto pressione, soprattutto sul progetto di fusione con Natixis, osteggiato da governo e nuovi soci forti.